In una stazione di ricerca sulle Alpi Austriache convivono tre scienziati e un burbero tecnico, Janek (Gerhard Liebmann). La loro routine consiste nell'effettuare rilievi geologici e ambientali e nel sopportarsi l'un l'altro. Un giorno però viene scoperto che un vicino ghiacciaio è diventato di colore rosso. Iniziano anche ad apparire strane e minacciose creature, che si scoprono essere degli ibridi genetici creati da una misterioso agente biologico presente nel ghiacciaio in scioglimento.

Il ministro Bodicek (Brigitte Kren, madre del regista) sta per arrivare in visita alla stazione, assieme alla sua delegazione composta dalla guardia del corpo, da giornalisti e da una guida alpina, l'ex ragazza di Janek. Gli scienziati non vogliono rinunciare a una visita così importante, e cercano in ogni modo di sminuire la minaccia. Il gruppo del ministro viene però attaccato e decimato. I pochi superstiti devono quindi cercare di sopravvivere agli attacchi degli ibridi e trovare un modo per chiamare i soccorsi.

Il duo composto da Marvin Kren (regia) e Benjamin Hessler (sceneggiatura) ritorna dopo il loro Rammbock del 2010 con un film horror minimalista e a basso budget. Si incontrano in The Station alcuni temi già presenti nel loro film di debutto: anche qui abbiamo un gruppo di persone isolate e sotto attacco da parte di un nemico mostruoso. In Rammbock lo scenario era un claustrofobico quartiere di Berlino, in The Station ci sono gli ampi spazi dei ghiacciai alpini. Cambiano i mostri: dagli zombi aggressivi si è passati alle creature alpine mutanti di ispirazione vagamente Gigeriana. Quello che resta invariato nei due film è l'attenzione posta ai personaggi, alle loro dinamiche e alle loro reazioni alle situazioni più estreme.

Il protagonista è Janek, e grosso peso ha la sua storia d'amore tormentata con la guida alpina Tanja (Edita Malovcic). Ampio spazio viene dato anche al personaggio del ministro, una signora bionda e tarchiata che mantiene il controllo della situazione anche nei momenti più critici, urlando a tutti i suoi ordini (ogni riferimento ad Angela Merkel non è puramente causale). Il personaggio e le sue battute forniscono uno sfogo umoristico alle situazioni più stressanti.

Nel film è presente un'importante morale ambientalista, che invita a riflettere sulle nostre scelte nei confronti della natura e della vita, invertendo le posizioni e mettendo l'uomo in balia di una natura perversa e mortale. Il messaggio ambientalista comunque non viene fatto pesare e non appesantisce il ritmo serrato del film.

I mostri sono stati realizzati meccanicamente, lasciando perdere l'ormai onnipresente CGI; per quanto ben fatti, si vedono poco e si ha talvolta l'impressione che siano solo pupazzi statici che qualcuno agita fuori schermo. Nonostante questo difetto contribuiscono comunque all'impressione di una natura misteriosa che può attaccare in qualsiasi momento.

Concludendo, The Station è un buon film horror che, sebbene possa, in teoria, aspirare a diventare la versione austriaca di The Thing, fallisce nella pratica a causa di una realizzazione non originale.