Che cosa succederebbe se le persone dicessero quello che pensano senza alcun freno inibitore, senza il filtro della morale, del pudore e delle più comuni norme sociali? Se le persone che abbiamo vicino, ogni giorno nella nostra vita, quelli con cui lavoriamo, i nostri genitori, i nostri amici e i nostri parenti dicessero quello che veramente pensano di noi?

Verrebbero, forse, alla luce verità scomode, rancori, rabbia e cattiveria repressa. Ci stupiremmo probabilmente delle meschinità e delle brutture che l’uomo riesce a concepire.

Su questa felice intuizione si basa l’ultimo romanzo di Joe Hill, che dopo le buone prove con l’antologia Ghosts e il romanzo La scatola a forma di cuore torna in libreria con La vendetta del diavolo, best sellers negli USA e da cui è già in lavorazione una pellicola diretta da Alexandre Aja.

La storia è incentrata sulla vita di Ignatius Perrish, che dopo una notte di alcol ed eccessi si risveglia un mattino con un paio di corna sulla fronte e il potere di riuscire a far confessare i peccati più intimi delle persone. Ig, come viene chiamato dagli amici, è caduto in un atroce inferno personale dopo la morte della sua amata fidanzata Merrin, violentata e uccisa in circostante misteriose,  e della cui morte, inizialmente è stato accusato. Grazie all’influenza del padre, un noto musicista, viene scagionato dalle accuse ma abbandonato da amici e parenti.

Le corna però sono solo la punta dell’iceberg della trasformazione progressiva del protagonista in demone: Ig diventa man mano qualcosa di diverso sia fisicamente che interiormente e avrà modo di compiere la sua atroce vendetta, nei confronti di colui che gli ha strappato la donna che ha tanto amato.

Se in La scatola a forma di cuore Hill affrontava la vicenda di una rockstar di mezza età stanca e in crisi esistenziale alle prese con un fantasma vendicativo, dando alle stampe un buon romanzo ma poco originale, con La vendetta del diavolo, lo scrittore statunitense, torna a toccare il tema della vendetta in un’opera sicuramente più convincente caratterizzata da una trama accattivante e personaggi ben delineati che rimangono nella memoria dei lettori.

In La vendetta del diavolo, Hill ci parla di giovinezza (i protagonisti dell’opera sono giovani, sotto i trent’anni, che vivono nella sonnacchiosa Giedon, cresciuti insieme, tra i giochi alla vecchia fonderia, i bagni al fiume, le scampagnate e le raccolte di beneficienza per la chiesa) di amore (quello fatto di sogni e condivisione tra Ig e Merrin), di gelosia, tradimento e follia (quelli di Lee Tourneau, l’ex miglior amico di Ig) di Dio, Satana e la religione (“Satana e Dio dovrebbero essere in guerra. Ma se Dio odia il peccato e Satana punisce i peccatori, non sono dalla stessa parte?”).

Joe Hill è lo pseudonimo letterario di Joe Hillstrom King, figlio di Stephen King uno degli scrittori più famosi del mondo. L’influenza paterna in La vendetta del diavolo è evidente, a partire dalla struttura della trama (con l’alternanza dei piani temporali), passando alla caratterizzazione dei protagonisti,  del cattivo e dei suoi scagnozzi, per finire con delle citazioni divertite alle opere paterne (It e Carrie). 

Per Hill non deve essere certo facile fare i conti con una figura paterna così ingombrante, ma a suo merito vanno un’ottima conoscenza dei meccanismi narrativi e una piacevole scrittura che rendono La vendetta del diavolo un romanzo interessante sia per fan della prima ora di King, sia per chi vuole scoprire un nuovo bravo scrittore, con molte cose da dire.