– È... originale.

– Con quello che è costato – aggiunse Marco.

– Tutto questo buio è costato... – disse quasi sovrappensiero la donna.

– Il buio in sé non costa poi molto – rise il dentista. – È quello che ci vuole per crearlo: il marmo del pavimento, la lacca del soffitto, gli specchi e...

– Dai Marco, basta – l’interruppe Giorgio. – Che ne può importare a Selvaggia?

– Caro, ti ricordo che il tempo passa e l’elezione di Mister Master s’avvicina. Se non sei presente per l’iscrizione, sarai fuori gara.

– È vero. Selvaggia, allora ci vieni in questo locale?

– Quale?

– Lo Space Trans, il locale leather gay più famoso d’Italia! Stasera c’è la notte più attesa dell’anno: l’elezione di Mister Master Leather World! Lo conosci?

– Non credo – fece la donna. – Scusate, ma se non erro, gay non vuol dire...

– Non erri – troncò Marco.

– Vedrai – riprese Giorgio – come ti conceremo, nessuno potrà capire che non sei un uomo. Basta che non apri bocca, ok?

– E... come mi concerete? – chiese Selvaggia. – Qui dentro non c’è niente!

– Sembra – disse Giorgio e fece scattare un interruttore.

I neon blu si spensero e l’intero soffitto s’accese. Le pareti di lacca nera si rivelarono armadi. Il ragazzo fece il giro della stanza aprendoli tutti. Su velluto rosso sangue, apparvero strumenti e accessori d’ogni tipo: fruste, pinze, vibratori, gode, maschere, caligole, cinghie, tute in latex, giubbotti in pelle, pantaloni verde militare... un arsenale che avrebbe riempito un negozio. Selvaggia era rimasta a bocca aperta. Giorgio le diede uno sguardo fiero e disse: – Allora, che te ne pare?

– E... tutto questo, a che servirebbe?

– Questa notte lo vedrai.

* * *

In macchina verso Roma. Brividi d’eccitazione. La Mercedes del rinomato dentista Marco Pelli scivolava silenziosa sulla Cassia. “Mea Culpa” degli Enigma a tutto volume. Selvaggia guardava scorrere la campagna. La tuta di latex grigio le se incollava come una seconda pelle. Il giubbotto militare senza maniche nascondeva il seno. I capelli sarebbero spariti sotto alla caligola. Un rigonfio tra le gambe; carta igenica appallottolata. Stivali e un collare con guinzaglio. Al “Mea Culpa” seguì “Push the limits”. Giorgio era felice alla guida della Mercedes di Marco (gliela lasciava condurre sono in grandi occasioni); non osava confessarlo, ma non aveva perso la speranza di salire sul podio di Mister Master Leather World.

– Attento a quel camion! Che cazzo fai, gli vai addosso? – esclamò Marco.

– Scusa – disse Giorgio – m’ero distratto.

– Un’altra distrazione del genere e non tocchi più questo volante fino all’età della pensione!

– La mia o la tua?

Lui aveva da poco 20 anni, Marco 48. Con lo stimato dentista era meglio non toccare il tasto età.

– Non rompere i coglioni. Già hai voluto portare dietro questa... signora. Se adesso cominci a sfottere, vi lascio tutt’e due in mezzo alla strada e me ne vado per cazzi miei.

– Come ti scaldi! – rispose Giorgio togliendo il cd degli Enigma e mettendo uno della Carrà.

Alle prime battute di “Quant’è bello far l’amore da Trieste in giù” Marco urlò: – Togli quell’orrore! Hai proprio deciso di scassarmi le palle, stasera?

– Un po’ d’adrenalina, dai, se no qui va a finire che ci addormentiamo. Selvaggia, ti piace Raffa?

– Chi è?

– Waow: ho trovato qualcuno che non la conosce! – esultò Giorgio accelerando.

– Non avrai mica?... – fece il dentista scrutandolo.

– Due tiratine.

– Eccheccazzo! T’avevo detto d’aspettare. Se cominci con la coca prima di mezzanotte, buonanotte al secchio!

– Eddai, ormai conosco i miei limiti, mica sono uno stronzo di pivellino.

– No, sei solo stronzo.

– Scusate, se m’intrometto – con un fil di voce Selvaggia. – Questa sera siete particolarmente nervosi perché ci sono io, o è sempre così?

– È sempre così, e anche peggio – rispose Giorgio. – Anzi, la presenza d’una signora ci fa depurare un po’ il linguaggio.

* * *