Dopo l'embargo passato ormai sotto silenzio di Manhunt 2 (www.horrormagazine.it/notizie/2737/), era solo questione di tempo prima che i media e le autorità competenti spostassero di nuovo i loro riflettori contro i titoli Rockstar Games. E quale gioco poteva essere più adatto di Grand Theft Auto IV per finire contro il muro, in attesa di fucilazione? Le prime cartucce le hanno sparate i telegiornali, con i loro soliti servizi al limite della disinformazione che i gamers più sgamati ormai avranno imparato a prendere con filosofia, reagendo solo con qualche sorrisetto di scherno. La seconda linea di fucilieri ora è rappresentata dal Codacons, che il 20 maggio ha fatto circolare un comunicato stampa in cui si chiedeva la messa al bando di Grand Theft Auto IV dai negozi italiani. L'accusa? Nientemeno che istigazione a delinquere. Per il Codacons infatti risultano intollerabili gli scopi prefissati del gioco, che comprendono la possibilità di diventare capo di un clan mafioso. A ciò si aggiunge “il susseguirsi di atrocità e di scene scioccanti, con il rischio di creare un pericoloso indotto psicologico in coloro che giocano”. Per questo, il Codacons ha già presentato un esposto a 104 procure della Repubblica di tutta Italia.

Riportiamo qui di seguito il comunicato stampa per intero:

“Nuova iniziativa legale del Codacons contro i videogiochi violenti e diseducativi e a tutela dei minori. Come noto in questi giorni in Italia è stato messo in vendita il gioco Grand Theft Auto IV, che negli Stati Uniti ha stabilito numerosi record di vendite.

In particolare, questo videogioco consente ai giocatori di calarsi in un personaggio che deve sviluppare una carriera nel mondo criminale di una città, Liberty City, che riproduce fedelmente New York. Già solamente l’oggetto della missione principale del gioco, quello di diventare un capo clan mafioso, potrebbe suscitare qualche perplessità, ma ciò che lascia veramente strabiliati sono i metodi che i programmatori hanno messo a disposizione dei giocatori per raggiungere lo scopo prefissato.

Infatti, utilizzando il videogame, ci si rende immediatamente conto che lo stesso altro non è che un susseguirsi di atrocità e di scene scioccanti, con il rischio di creare un pericoloso indotto psicologico in coloro che giocano. Nello specifico – spiega il Codacons - si assiste a stupri, omicidi, pestaggi, prostituzione, ecc., il tutto senza soluzione di continuità. Appare chiaro come tale martellante messaggio possa creare degli effetti nella psiche dei giocatori. Tale rischio, peraltro, è stato evidenziato anche dagli stessi produttori del gioco i quali, sulla confezione, hanno apposto il marchio PEGI che sconsiglia Grand Theft Auto IV ai minori di 18 anni, evidenziando come all’interno del videogame vi siano scene di violenza, sessualmente esplicite ed un linguaggio decisamente volgare.

Nonostante questo divieto, dalle statistiche pubblicate da autorevoli giornali specializzati nel settore ludico emerge la circostanza che il 78% di coloro che utilizzano videogame sono minorenni, categoria che certamente risulta maggiormente influenzabile rispetto alla tipologia di messaggi contenuti in questi videogame.

L’associazione ha presentato quindi un esposto a 104 Procure della Repubblica di tutta Italia, in cui si chiede di aprire indagini alla luce del possibile reato di Istigazione a delinquere (art. 414 c.p). “Questa fattispecie – spiega il Presidente Carlo Rienzi - consiste in un reato di mero pericolo che si configura ogni qualvolta un comportamento, uno scritto o una dichiarazione (intesi in senso lato) possano indurre una persona a commettere un delitto o istigandolo direttamente ovvero agevolandole la commissione affievolendo i freni inibitori. Per tale motivo – conclude Rienzi – abbiamo anche chiesto alle Procure di valutare la necessità di sequestrare il videogioco in questione in tutta Italia, a tutela della salute mentale dei minori”.”

Ormai dire peste e corna sul pressapochismo di iniziative censorie del genere sarebbe come ripetere un monotono cicaleccio che tutti hanno ascoltato fino alla nausea, e che non aggiungerebbe nulla di concreto al dibattito. Vale almeno la pena, però, di analizzare alcuni dei punti più controversi del comunicato. Primo, Grand Theft Auto IV ha già esposto sulla propria confezione il marchio PEGI +18, il che dovrebbe rendere chiaro a tutti l'inadeguatezza dei propri contenuti per un pubblico di minori. Secondo, non esistono prove concrete della pericolosità della violenza simulata (da film, libri, videogiochi ecc.) per la psiche dei minori, e non potranno mai esistere data l'impossibilità di circoscrivere i media come unica causa di un comportamento violento rispetto alla complessità del vissuto umano (www.horrormagazine.it/notizie/2748/). Terzo, malgrado il 78% dei giocatori sia minorenne, il sillogismo secondo cui tale 78% giochi effettivamente a GTA IV non può essere verificato.

E il quarto punto, forse il più importate: ormai il gioco è uscito da più di un mese, e chi voleva comprarlo con tutta probabilità l'avrà già fatto. A meno che il bando non avrà valenza retroattiva, l'embargo non potrà sortire alcun effetto concreto. Anche perché, diciamocelo, la caduta di ogni confine digitale nella moderna Internet ha reso impossibile impedire la diffusione di qualsiasi materiale. A chi potrà mai importare del bando italiano, quando su gli on-line store internazionali è possibile acquistare qualsiasi cosa senza problemi?