Con la pubblicazione del terzo volume di Io sono Providence da parte della meritoria Providence Press si conclude la monumentale biografia di H.P. Lovecraft firmata da S.T. Joshi.

Viene preso in esame il periodo fra il 1928 fino al 2010 in quanto, anche dopo la morte del Solitario di Providence, si parla diffusamente del suo impatto sulla cultura “popolare” fino ai nostri giorni e si indaga il fascino eterno della sua dinoccolata figura.

Gli ultimi anni della vita di Lovecraft sono importanti sotto molti punti di vista: come scrittore ha progressivamente raggiunto il vertice di quell'orrore cosmico qui definito “Arte cosmica non soprannaturale”. Lovecraft aveva infatti codificato un nuovo canone che lo avvicinava a una sorta di fantascienza nera che nessuno in futuro ha mai veramente emulato.

E qualcuno non ha ancora capito la portata della sua arte e detesta la sua produzione. Tuttavia è stato Jacques Bergier ad avvicinarsi di più alla verità definendo in maniera calzante Lovecraft “un Edgar Allan Poe cosmico”.

I tentativi di August Derleth (fondamentale in ogni caso il suo contributo nella diffusione dell’opera di HPL tramite la Arkham House) sono riusciti solo a banalizzare I Miti di Cthulhu attraverso una dicotomia fra bene e male di impronta cristiana che è quanto di più lontano dal pensiero lovecraftiano.

Nel periodo preso in esame, Lovecraft si avvicinerà al socialismo, anche se in una maniera tutta sua. In ogni caso questo non vuol dire, come si è discusso recentemente, che in futuro sarebbe diventato ancora più di sinistra. Anzi Lovecraft rimase fondamentalmente un razzista per tutta la sua vita, come scrive lo stesso S.T. Joshi e come ha giustamente sottolineato Michel Houellebecq nel suo ottimo saggio H.P. Lovecraft: contro il mondo contro la vita.

Ma questo a me sinceramente non interessa. Stiamo analizzando Lovecraft scrittore e quel che resta di importante, in fin dei conti, è la sua opera e sinceramente trovo scorretti tutti i tentativi di incasellarla e ideologizzarla. Di sicuro era un conservatore e trovo difficile pensare che potesse diventare un estremista in un senso o nell’altro. Per cui mette molta tristezza oggi vedere come la sua figura sia ostracizzata da più parti in nome del “politicamente corretto”.

Il volume è poi anche molto interessante per via di alcune considerazioni di S.T. Joshi su alcuni degli illustri colleghi di HPL come Robert E. Howard e Clark Ashton Smith.

Di Howard dice:

La mia opinione, tuttavia, è che, anche se le storie individualmente sono eccezionali (ma nessuna è alla pari delle migliori di Lovecraft) la maggior parte delle opere di Howard è semplicemente una scrittura pulp superiore alla media.

E con CAS non è certo più tenero. Ecco il suo giudizio:

Come molta dell’opera di Howard, gran parte della narrativa di Smith è lavoro di routine pulp. Anche le storie di Smith provocano reazioni molto diverse. Sono troppo ornate, quasi oltre ogni immaginazione, per alcuni oltre ogni sopportazione

rimarcando poi come

le sue trame tendano a essere semplici, persino banali.

Si può essere o meno d’accordo ma di sicuro Lovecraft era superiore a entrambi. Alcuni giudizi di Joshi sui suoi racconti mi trovano invece in disaccordo. Trova banale un capolavoro come L’orrore di Dunwich e vede molti difetti anche in Colui che sussurava nelle tenebre e in I sogni nella casa stregata (uno dei miei preferiti) anche se quest’ultimo viene riscattato a suo avviso dall’atmosfera di “cosmicismo”.

In definitiva si tratta di un acquisto obbligato per tutti i seguaci di Lovecraft ma anche per chi volesse finalmente farsi un’idea di una delle personalità più affascinanti del secolo scorso.