John Carpenter, regista di veri e propri classici horror come Halloween, disse: «Ciò che mi spaventa è ciò che spaventa anche te. Siamo tutti spaventati dalle stesse cose. Ecco perché l’horror è un genere così potente. Ti basta chiederti cosa ti spaventa per sapere cosa spaventerà anche me». Pare che Lucas Pavetto, giovane regista italiano dietro la macchina da presa per la realizzazione de Il Marito Perfetto abbia imparato a fondo la lezione.

La paura nasce dalla quotidianità, dall’incomprensione, dall’incapacità di superare un trauma: in ultima analisi, come tutti possiamo capire e percepire, da noi stessi e dai nostri dubbi e problemi più profondi e inconfessati. Il Marito Perfetto comincia come un ritratto di famiglia, delicato perfino. Il ritratto di Nicola e Viola, una giovane coppia che sta forse attraversando un momento di crisi. Indubitabilmente, però, il ritratto di due innamorati. Hanno deciso di passare il week-end in una casa di campagna, lontano da tutto e da tutti, per ritrovarsi e ricominciare.

Soltanto alcuni flashback interrompono il susseguirsi cronologico degli avvenimenti e più in generale, potremmo dire, il flusso della narrazione. L’atmosfera, che per lunghi tratti della prima parte della pellicola apparirebbe altrimenti addirittura idilliaca, ne risulta alterata in apparenza impercettibilmente ma, osservando più a fondo, in modo in realtà molto significativo. Grazie a questa attenta e sottile fase di preparazione poi, in una scena soltanto, tutto cambia.

Il marito, forse, non è così perfetto. La casa in campagna, oltre che tranquilla, è davvero molto isolata. La vena horror del film, fino a quel momento latente, si scatena, improvvisa, generando una breve sequenza di sicuro impatto, sia per la crudezza delle immagini che per il surreale dialogo che le accompagna.

Il giovane regista si dimostra abile nella gestione del ritmo e della suspense, nonostante i mezzi a sua disposizione siano piuttosto esigui. Il film, della durata di 40 minuti, è stato infatti prodotto da CineVice, casa indipendente italiana e il budget per la realizzazione si attesta dunque necessariamente su cifre ben diverse da quelle dei più conosciuti kolossal hollywoodiani.

Fino alle battute finali, Pavetto pare voler costruire una pellicola tutto sommato tradizionale, rivolgendosi ai patiti dell’horror duro e puro, strizzando persino l’occhio al genere splatter, perlomeno in alcune sequenze. La conclusione però, si tinge di originalità e consente di constatare come ne Il Marito Perfetto anche la componente di indagine psicologica risulti assolutamente rilevante.