1973. Un anno magico, in cui il petrolio viene venduto per undici dollari al barile, l’anno della crisi energetica e in cui Richard Nixon dichiara che non è un imbroglione.

Devin Jones è un ragazzo di ventuno anni, con il cuore spezzato dalla sua ex ragazza Wendy Keagan. Per dimenticarla e mettere da parte qualche soldo per l’università decide di rispondere a un annuncio in cui si cercano aiutanti per Joyland, un luna park situato nella ridente Heaven’s Bay, nella Carolina del Nord.

Qui Devin ha modo di conoscere molte persone, stringere profonde amicizie e trovare un nuovo amore, ma il luna park nasconde un terribile segreto: il castello del brivido, una delle principali attrazioni del parco di divertimenti, è infestato dal fantasma di una ragazza uccisa quattro anni prima e che cerca la sua vendetta.

Devin si appassiona al caso, e insieme, agli amici Tom ed Erin, indaga sulla vicenda fino a far venire a galla scomode realtà che minacciano ben presto la sua vita e quella delle persone che ha vicine…

Joyland è una malinconica elegia della giovinezza, è un viaggio nei ricordi di un tempo passato e magico e una profonda riflessione di Stephen King su cosa vuol dire diventare adulti. King non ha mai lasciato la sua infanzia e la successiva adolescenza: le vecchie radio che trasmettono rock & roll, i luna park che offrono giostre e meraviglie, le appassionanti letture delle opere di Tolkien, i croissant mangiati caldi appena sfornati. Come in altre sue opere l’autore mette in scena un tipico ragazzo della provincia americana che si trova in pericolo alle prese con veri mostri (non importa se fantastici o reali) e a dover fronteggiare una situazione drammatica e ristabilire lo status quo.

Il protagonista di Joyland è, infatti, Devin Jones, un ventenne alle prese con un serial killer che uccide le ragazze, che ha precedentemente abbordato, nei luna park. Ma più che sull’indagine  per scoprire il colpevole, che è una piccola parte dedicato al romanzo, King mette al centro dell’opera la vicenda del suo protagonista, dei suoi problemi sentimentali e della sua difficoltà di trovare un posto nel mondo.  

Joyland rappresenta il viaggio iniziatico attraverso il quale Devin ne uscirà profondamente cambiato, imparando a “vendere divertimento” (nonostante abbia il cuore infranto), a ballare l’hokey pokey, a perdere la sua verginità, a imparare la parlata misteriosa dei “figli del carrozzone”, a preoccuparsi per gli altri e in alcuni casi a salvare delle vite e a essere egli stesso salvato. 

In Joyland, King ci parla della morte (come i protagonisti di Il corpo, anche Devin ha una precoce esperienza della morte), della sua iniquità (“Spesso mi accorgo di odiare il mondo”) di ciò che viene dopo (“Dopo la morte è il nulla che ci viene incontro?”), dell’innocenza della fanciullezza, di un’America sempre più invasa dalle macchine e dal consumismo, dei piccoli Luna Park fagocitati dalle grandi multinazionali del divertimento come Disney, e della vecchiaia, la voce narrante è quella di un Devin Jones ormai anziano, che racconta la storia al lettore e che sente il mondo sfuggirgli tra le mani. 

Un’opera che riesce a divertire e fare riflettere e nella quale il suo autore muove con abilità gli ingranaggi della “giostra della memoria”, occasione per tornare indietro nel tempo e raccontare, con una certa dose di rimpianto,  quel particolare momento che segna il passaggio dall’adolescenza alla maturità degli adulti.