Ripubblicato recentemente da RL Libri all’interno della collana "Superpocket Best Seller" (tra l’altro a un prezzo davvero interessante), Nodo di sangue (titolo originale Guilty Pleasures, prima edizione  1993, pubblicato in Italia per la prima volta nel 2003) è il primo romanzo della celebre saga di Anita Blake, personaggio tratteggiato dalla capace penna di Laurell K. Hamilton.

Non si può dire che il romanzo costituisca l’esordio letterario dell’autrice, già all’opera con Star Trek – The Next Generation Nightshade e Nightseer (entrambi nel 1992), ma ne rappresenta senz’altro la consacrazione e la iscrive tra le più celebrate e apprezzate interpreti del genere “urban fantasy-horror”. Basti  pensare che, attualmente, i romanzi di Laurell K. Hamilton sono tradotti in 16 lingue e hanno venduto più di 16 milioni di copie in tutto il mondo, fino a creare anche una vera e propria comunità di fan in grado di coniare e diffondere sulla rete il neologismo “Anitaverse”, ovvero “l’universo di Anita”, Anita Blake.

Un universo che non ospita le atmosfere cupe e quasi opprimenti tipiche del gotico classico o, per esempio, dei testi di Anne Rice. Il mondo di Anita ricorda piuttosto, per certi versi,  gli ambienti e i dialoghi tipici della celebre serie televisiva Buffy: l’ammazzavampiri, in cui il soprannaturale e il fantastico, paiono progressivamente confondersi con la realtà quotidiana, fin quasi a diventarne parte. E proprio per questo la narrazione riesce ad avvicinare ancora di più il lettore alle vicende della protagonista.

Anita Blake, una Risvegliante. La protagonista riporta in vita (o “risveglia”), per un breve periodo, i defunti, per conto della Animators Inc, sfruttando così le sue capacità soprannaturali innate per consentire un ultimo colloquio con i familiari o per chiarire le circostanze che hanno condotto alla morte. Come se non bastasse, in più di un’occasione, Anita si è resa responsabile dell’uccisione di più di un vampiro, guadagnandosi il soprannome di Sterminatrice. I vampiri in questione erano ricercati dalle forze dell’ordine ed era stato esplicitamente consentito di annientarli, dati i cruenti reati di cui si erano macchiati. Nel mondo immaginato dalla Hamilton, vampiri e creature soprannaturali in genere (particolare rilievo, con il prosieguo della saga, assumeranno i licantropi) sono di fatto integrati nella società, o meglio costituiscono una sorta di società parallela, legalmente riconosciuta.

I vampiri, per esempio, fanno riferimento, in ogni città, a un master, ovvero un leader, un sovrano. In alcuni casi, un tiranno.  È questo il caso di Nikkolaos, master della città di St. Louis, città in cui è ambientato il romanzo. La freddezza e la crudeltà di Nikkolaos, che contrastano fin quasi a stridere con il suo aspetto di eterna bambina, condannata a non invecchiare dalla sua natura di vampiro, sono eguagliati soltanto dal suo potere.

Persino Jean-Claude, l’ambiguo e affascinante vampiro con cui Anita in passato ha già avuto a che fare e che ha saputo dimostrare al contempo forza e freddezza, ne ha timore. Inizialmente Anita vorrebbe sottrarsi ad ogni tipo di interazione con la società vampirica, temendo forse  uno scontro che non si sente in grado di affrontare, temendo un nemico apparentemente quasi invlunerabile. Gli eventi però prenderanno un’altra strada e la costringeranno, complice anche il suo orgoglio e la sua forza, che impariamo così a conoscere, a una scelta rischiosa e difficile.

Ciò che colpisce favorevolmente in Nodo di sangue è soprattutto la semplicità con cui l’autrice è in grado di variare lo stile della narrazione. Il tono si fa ora concitato, ora ironico, in grado di mescolare ansia, curiosità e anche qualche sorriso. Le emozioni di Anita si colorano di sfumature al contempo disincantate e appassionate, mai banali. Più in generale, la caratterizzazione dei personaggi, compresi quelli minori, è raffinata e garantisce profondità all’intreccio.

La trama si dipana sicura e coinvolgente, trascinando il lettore in un vortice di mistero e di intrigo, reso ancor più affascinante dalla solidità dell’ambientazione: la città di St.Louis è una splendida cornice, un palcoscenico ampio e ben curato che consente ai personaggi di avvicendarsi sulla scena con naturalezza, avvicinandosi in un crescendo di ritmo e di suspense a un finale carico di pathos. 

In conclusione, un libro che vale davvero la pena leggere; o rileggere.