Iperborea e oltre di Clark Ashton Smith è un volume fondamentale.

Il libro segue il precedente Atlantide e i mondi perduti, anch'esso edito nella collana Oscar Draghi di Mondadori e curato dal compianto Giuseppe Lippi.

La curatela del nuovo volume è del bravo e competente Massimo Scorsone.

Le traduzioni del nuovo volume, così come quelle del Drago curato da Lippi, surclassano le precedenti uscite per le edizioni Meb e per Fanucci.

Giuseppe Lippi considerava Clark Ashton Smith l'unico in grado di competere con H.P. Lovecraft per immaginazione e spiccato sentimento del cosmic horror.

A differenza di S.T. Joshi che, nella sua biografia su Lovecraft Io sono Providence, ne ha dato un giudizio diverso. Lo considera in sostanza più un poeta e giudica i suoi racconti non particolarmente memorabili, anche se ritiene che la sua prosa sia qualcosa che si riesce ad apprezzare col tempo.

Di sicuro ci troviamo di fronte a un autore particolare, molto barocco, per alcuni troppo, dotato di un vocabolario monumentale e bizzarro. Un vero e proprio outsider, per citare Colin Wilson, che – come altri della sua epoca – si sentiva in lotta contro il proprio tempo e cercava l’evasione dalla realtà attraverso l’evocazione di abissi cosmici al di là del tempo e dello spazio.

In ogni caso questo libro colma una lacuna, rendendo disponibile il "ciclo di Iperborea”. Il volume della Fanucci uscito nella collana I Miti di Cthulhu aveva infatti raggiunto quotazioni ragguardevoli nel mercato collezionistico.

Nel 1922, fu determinante per Clark Ashton Smith la conoscenza con H.P.Lovecraft. Lo scambio epistolare fra i due scrittori si rivelò fondamentale tanto che l'autore californiano, sulla falsariga del Solitario di Providence, inventò nuove divinità: Tsatthogua e Ubbo-Sathla tra le altre, oltre a Il libro di Eibon, un terribile pseudobiblion al pari del famigerato Necronomicon.

Ed è proprio nel "ciclo di Iperborea" che troviamo citate queste divinità.

In Il racconto di Satampra Zeiros compare per la prima volta la figura del dio Tsatthogua, poi utilizzato da Lovecraft in Colui che sussurrava nelle tenebre. Il dio ricompare poi in La porta di Saturno con il nome di Zhothaqquah.

In Ubbo-Sathla, unico racconto di cui è stata mantenuta la vecchia traduzione di A. Pollini e già pubblicato nella prestigiosa antologia I Miti di Cthulhu della Fanucci, poi ristampata e ampliata nei Draghi Mondadori, assistiamo a una sorta di regressione primordiale del protagonista: il giovane inglese Paul Tregardis che, mediante un cristallo rinvenuto da un rigattiere, si trasforma nello stregone Zon Mezzamalech.

La venuta del verme bianco è invece una sorta di parabola biblica in nero, molto decadente e apocalittica.

C'è da sottolineare che molte di queste storie vennero inizialmente rifiutate dal direttore di Weird TalesFarnsworth Wright, come nel caso del magnifico Gli abomini di Yondo, suo primo racconto. Il motivo è che vennero considerate troppo indigeste per il lettore medio della rivista, giudizio che peraltro non mancò di compiacere Clark Ashton Smith.

Fra le altre storie presenti ho riletto in particolare con piacere Sadastor, un vero e proprio capolavoro di cosmic horror che ci trasporta in universi altri, e la La semenza di Marte, appartenente al "ciclo di Marte" e già pubblicato in Il destino di Antarion della Fanucci, quasi una parodia fantascientifica nello stile di Olaf Stapledon.

In Iperborea e oltre troviamo anche diversi inediti tra cui le poesie Lemurienne, Trigono solare, Sui mari di Saturno, Il mangiatore di hascisc (questo un vero e proprio manifesto della sua poetica), Carme del necromante e Amitana.

Ci sono inoltre alcune sinossi e frammenti vari come La città iperborea, La casa di Haon-Dor, Avventura su Ascharia, L’astro infernale e Mnemoka. Chiude il volume la postfazione di Massimo Scorsone, Negotico anzi naïf, in cui vengono messe in luce tutte le sue qualità poetiche e la sua particolare arte.

Rileggere Clark Ashton Smith rappresenta sempre un’esperienza straniante che mette il lettore in contatto con altre dimensioni della realtà. In definitiva Iperborea e oltre è un volume imperdibile per tutti gli amanti del fantastico classico e non.