Continua la splendida iniziativa della casa editrice bolognese Providence Press degli ottimi Gianfranco Calvitti e Giacomo Ortolani, di proporre al pubblico italiano chicche dimenticate (se non proprio ignorate) del variegato mare magnum della letteratura anglosassone e del brivido pubblicata a cavallo tra diciannovesimo e ventesimo secolo.

A questo giro l’attenzione si focalizza su un volume già uscito in Italia nel 2012 per merito della indimenticata Count Magnus Press di Giuseppe Lo Biondo e ormai purtroppo introvabile.

Si tratta di Flaxman Low, detective dell’occulto, che raccoglie dodici racconti apparsi sulle colonne della rivista britannica Pearson's Magazine tra il gennaio 1898 e il giugno 1899. A corredo, le illustrazioni originali ad opera di Benjamin Edward Minns che impreziosiscono ulteriormente il volume.

Le storie si caratterizzano tutte per un quel gusto particolare per il sovrannaturale che andava per la maggiore nella seconda metà del diciannovesimo secolo, specialmente nel Regno Unito. Non dimentichiamo del resto che questi sono gli anni che vedono i primi esperimenti occultistici di Madame Blavatsky e la creazione, sempre da parte di quest’ultima, della controversa – per certi versi – Theosophical Society.

Flaxman Low rappresenta uno dei capostipiti dei cosiddetti Supernatural Detectives, che si moltiplicheranno nel corso dei primi anni del novecento grazie anche a formule narrative piuttosto collaudate e di buon successo.

Nello specifico, il dottor Flaxman Low, nato dalla penna di una curiosa coppia di autori, Kate O'Brien Ryall e il figlio Vernon Hesketh-Prichard, riuniti sotto lo pseudonimo E. & H. Heron, si caratterizza per essere uno dei primi a utilizzare l'approccio “scientifico” a casi di origine sovrannaturale. Un metodo, ma soprattutto un modo di porsi distaccato e apparentemente freddo nei confronti delle vicende sulle quali è chiamato a investigare che è in qualche maniera “figlio" della personalità Holmesiana che Arthur Conan Doyle fornì al suo personaggio di maggior popolarità e che, proprio in quel periodo, gode di enorme successo.

Insomma, se vogliamo fare paragoni (anche se forse un po' forzati) possiamo dire che il dottor Low è più simile al John Silence di Blackwood (che però vedrà la luce solo successivamente) che non al Carnacki di Hodgson, al contrario più propenso all'azione e per certi versi, più umano.

I titoli dei racconti, altra peculiarità piuttosto insolita, prendono il nome semplicemente dalle località in cui avvengono i fatti incriminati, quasi ad andare a formare una casistica che potremmo definire una sorta di X-Files d'altri tempi.

Abbiamo così gli spiriti tormentati di The Spaniards e Medhans Lea, la minacciosa presenza di Moor Road (a mio parere uno degli episodi migliori del lotto) fino a storie da brivido come Sevens Hall, Il numero uno di Karma Crescent o Il Maniero di Yand.

Una serie assai suggestiva di variazioni sul tema che vanno a coinvolgere una lunga sequela di luoghi infestati da entità di vario genere.

Lettura sicuramente piacevole e che, se fatta in certi contesti serali o notturni, può provocare ben più di un brivido lungo la schiena anche ai più smaliziati.

D'altra parte penso che, ben più del parere del sottoscritto, possano contare in tal senso i giudizi positivi dati a suo tempo da Arthur Conan Doyle e M.R. James, due che di ghost stories se ne intendevano e non poco.