Horror fantascientifico del 1960 diretto da Wolf Rilla. Il film trae ispirazione dal romanzo di fantascienza del 1957 dello scrittore britannico John Wyndham, I figli dell’invasione.

Trama: A Midwich il tempo si ferma per alcune ore: le comunicazioni con l’esterno sono interrotte e gli abitanti del paese, intenti nelle occupazioni quotidiane, cadono in un sonno mortale. Al loro risveglio tutto sembra essere tornato come prima. Qualche settimana dopo, tutte le donne in età fertile scoprono di essere incinte e i bambini che nasceranno, incredibilmente somiglianti gli uni agli altri, saranno creature ostili agli uomini.

Perché vederlo: Ancora una volta la Terra è costretta a difendersi da una terribile invasione aliena, ma questa volta l’occupazione avviene in maniera molto più subdola che non ne La guerra dei mondi (1953) o ne L’invasione degli ultracorpi (1956). È quindi sulla scia di queste pellicole che prende vita Il villaggio dei dannati che mescola con successo la fantascienza all’horror.

Lo scarso uso degli effetti speciali è dovuto al limitato budget a disposizione, il film costò infatti appena 300mila dollari.

La pellicola poggia solidamente sulla misteriosa presenza dei bambini: nessuno sa chi o cosa siano, da dove vengano e da dove derivino i loro straordinari poteri psichici. Il feroce dubbio sulla vera natura dei recenti abitanti di Midwich, che pure sono parte della comunità, è lo straordinario punto di forza su cui Rilla fa leva per creare ansia e scompiglio. Tutto il racconto è impregnato di una straordinaria tensione narrativa, di minuto in minuto più incalzante, che infine esplode nell’amaro, quanto inevitabile, finale.

Alla costruzione della minacciosa atmosfera contribuisce la colonna sonora di Ron Goodwin che accompagna magnificamente le scene di maggiore angoscia. Nonostante il clima terrifico e il susseguirsi di eventi spaventosi, l’ambientazione rurale conserva intatta la sua serenità creando uno stridente contrasto.

Se ne L’invasione degli ultracorpi la paura dell’occupazione si risolve nel panico di non riuscire a distinguere nettamente il nemico che si nasconde tra di noi, ne Il villaggio dei dannati la conquista avviene a opera di un nemico più che riconoscibile, eppure difficile da odiare. L’attacco alieno in questo caso è morale e affettivo, l’usurpatore non è un clone o un estraneo bensì il proprio figlio, abile nel manipolare l’amore dei genitori, disarmandoli. Più che il clima di terrore dovuto alla guerra fredda, Rilla sembra voler analizzare i mutamenti in atto all'interno delle famiglie contemporanee. I padri hanno vissuto la guerra e sono stati educati al sacrificio e alla dedizione. I figli sono nati in un periodo di relativo benessere, non hanno patito la fame e non conoscono la privazione, eppure vogliono ancora di più. 

Il film di Rilla può anche essere letto come un’analisi della nevrosi della società del dopoguerra, non è difficile associare i piccoli mostri biondi al partito nazista, capace di plagiare un intero popolo con deliranti assunti sulla razza ariana.

La pellicola trova poi terreno fertile in un periodo storico in cui cresce l’interesse verso i poteri extrasensoriali e che vede l’uscita in commercio della pillola, in grado di modificare le modalità di procreazione. La buona messa in scena, semplice e senza fronzoli, fa poi il resto.

Semplice e netto è bianco e nero di Geoffrey Faithfull quasi a ribadire che il confine tra il bene e il male è una linea marcata, ben definita. Il villaggio dei dannati è un film dalla terrificante atmosfera che dimostra che non servono effetti speciali per definire l’orrore.

Curiosità: Il film ha un sequel, La stirpe dei dannati del 1963 per la regia di Anton Leader. Nel 1995 John Carpenter ne ha fatto un remake, Villaggio dei dannati, purtroppo non superiore all’originale.