Una prova difficile, questo sesto album dei Radiohead, ennesima prova che la band inglese ha definitivamente abbandonato la strada rock intrapresa in passato con l’apprezzatissimo OK Computer.

Hail To The Thief si snoda in quattordici tracce capaci di far disperdere sapientemente l’ascoltatore in una sorta di labirinto elettronico, dove il malessere è palpabile in ogni angolo, senza tregua. C’è una “illusione di puro rock” data dal fortissimo brano di apertura, 2+2=5, ma si cambia immediatamente rotta con la glaciale Sit Down. Stand Up. Da lì in poi sarà un susseguirsi di suoni ostili e perfettamente sgradevoli, portatori di una desolazione strisciante, acuita anche dalla sofferta voce di Thom Yorke, che sembra fondersi con musica e atmosfera, quasi come un lamento. "I Will/ Lay Me Down/ In a Bunker Underground..." è il messaggio della stanca I Will, monocorde canto funebre, che verso le ultime note assume una illusoria dolcezza, metaforico velluto col quale avvolgere il pugnale. Brani come Sail To The Moon e The Gloaming evocano immaginari paesaggi ostili, terra bruciata incapace di accogliere o di essere punto di partenza per alcunché… insomma sembra che ci si muova in un universo “ground zero” e anche la luna cambia abito, abbandonando ogni connotazione poetica.

Come già detto Hail To The Thief (il titolo riprende uno slogan di protesta per l’elezione di Bush…) è un’opera difficile. Decisamente non è un disco alla portata di tutti, anzi si potrebbe quasi dire che sia un’opera che chiede molto all’ascoltatore, prima di tutto un ascolto che non sia frettoloso. Hail To The Thief coinvolge subdolamente, come We Suck Young Blood, di una lentezza ipnotica che ferisce e che sfocia, verso la fine, in pochi istanti di autentica tempesta. Non ci sono tempi morti, i brani nascono e appaiono subito come naturalmente legati l’uno all’altro, in quest’opera che scuote senza colpi di martello (sebbene Myxomatosis abbia un indiscutibile vigore).

Molto probabilmente i Radiohead per molti resteranno “quelli di Ok Computer”. Ma per chi cerca, invece, una miscela musicale nella quale potersi avvolgere e rivoltare, con Hail To the Thief trova pane per i suoi denti: un tunnel buio che si conclude senza far intravedere via d’uscita.