Trama: Dopo aver subìto dei ricatti da parte di un uomo che era stato oggetto di una sua indagine sulla pedofilia, la giornalista Seo Ji-won cambia numero di cellulare e va a rifugiarsi, in un’altra città, a casa di un’amica. Quando il telefono cellulare comincia a squillare, però, una misteriosa voce che risponde semina terrore e morte...

 

Perché vederlo: Fin dai tempi de Gli occhi degli altri, diretto nel 1965 dall’”Hitchcock dei poveri” William Castle, il telefono ha spesso avuto un ruolo di rilievo all’interno di vicende di genere thriller; basterebbe pensare a veri e propri cult del filone, da Black Christmas – Un Natale rosso sangue, del 1974, a Quando chiama uno sconosciuto, risalente a cinque anni dopo, per giungere a Scream, classico craveniano di fine millennio scorso, al quale il qui regista Ahn Byung-ki sembra essersi ispirato proprio per l’inizio di Phone. E, a quanto pare, sebbene vi siano inevitabili riferimenti a The ring di Hideo Nakata (qui il mezzo di comunicazione su cui incombe la maledizione non è più una vhs, ma il telefono cellulare) e una evidente citazione letteraria da Il gatto nero di Edgar Allan Poe, il cineasta deve essere uno che attinge non poco dal citato autore de Il serpente e l’arcobaleno; in quanto, oltre ad aver intitolato la sua pellicola d’esordio Nightmare, richiamando alla memoria il classico del 1984 che ha fatto conoscere al mondo intero Freddy”unghie lunghe”Krueger, inserisce qui la piccola Eun Seo-woo, bambina prodigio coreana che, imitando il Miko Hughes di Nightmare – Nuovo incubo, emette fastidiose e terrificanti grida improvvise, come posseduta da una malefica presenza.

Per il resto, Ahn Byung-ki sfrutta una cupa fotografia e la presenza ossessiva della pioggia al fine di costruire una riuscita atmosfera d’inquietudine al cui interno, tra silenzi tipici del cinema orientale – necessari per generare indispensabile attesa – e spaventi improvvisi dovuti soprattutto al sapiente uso del sonoro, emergere una certa poesia dal sapore fortemente gotico.

Elemento, quest’ultimo, che, insieme alla buona prova degli attori e alle note della Sonata al chiaro di luna di Beethoven sfruttate in maniera piuttosto inquietante, rientra tra i lati postivi di un’operazione in fin dei conti senza infamia e senza lode, ma caratterizzata da una non disprezzabile soluzione finale.

 

Curiosità: Sulla scia del successo riscosso l’anno precedente dal remake americano di The ring prodotto da Steven Spielberg, il film venne distribuito nei nostri cinema da Eagle pictures nel Maggio 2004, promosso in tv tramite un trailer che recitava: “Arriva dall’Oriente l’horror che ha battuto ogni record d’incasso”.

Si tratta del primo lungometraggio finanziato dalla Buena Vista Korea.

Il regista è anche fondatore della Toilet Pictures, per mezzo della quale si propose di diffondere i film dell’orrore nel suo paese.

Curiosamente, soltanto due mesi dopo l’uscita italiana di Phone arrivò nei nostri cinema anche The call – Non rispondere di Takashi Miike, costruito su una trama simile.