Con Paranormal Activity 4 si entra ancora di più nella nuova era tecnologica. Più dei precedenti capitoli della saga creata e prodotta da Oren Peli, questo quarto film affida difatti la sua narrazione e il suo terrore ai nuovi mezzi di comunicazione quali la webcam, le conversazioni su Skype e le fotocamere dei telefonini, che aumentano l’idea di finto documentario, il mokumentary, così come questo genere viene definito.

L’idea, nata in Giappone e fagocitata entusiasticamente da Hollywood, è quella di terrorizzare l’uomo contemporaneo grazie alla tecnologia, diventata di routine nell'uso quotidiano. Alla base del tutto, chiaramente, c’è la volontà di narrare una storia il più realistica possibile.

Paranormal Activity 4, diretto dal duo registico Henry Joost e Ariel Schulman, che aveva già firmato il terzo capitolo, è un ritorno alle origini del primo film della saga che fece tanto discutere alla sua uscita, e bisogna ammetterlo, è di buon livello, con continui colpi di scena e un finale a sorpresa.

In questo nuovo capitolo della serie, infatti, le ambientazioni sono sicuramente più credibili e, sebbene non ci si discosti molto dai cliché, la pellicola scorre via in maniera del tutto sorprendente, tanto da non rendere scontate la trama e la narrazione (così come avvenuto già in Paranormal Activity 2 e 3), con molte scene di puro terrore dove viene indagato il mondo paranormale nel suo insieme, senza cadere nel ridicolo.

Interessante notare il lavoro svolto dalla direzione della fotografia, che rende ancora più inquietanti le scene, così come il montaggio creato ad hoc per aumentare la suspense e annullare il più possibile i momenti morti che, irrimediabilmente, si rincorrono tra una scena clou e un’altra, tendendo verso l’imperdibile finale a sorpresa.

Ottime le interpretazioni degli attori, su tutti quella della protagonista Katie Featherstone, presente anche nei primi tre film della saga e vero trait de union dei quattro film. Katie (così si chiama anche il personaggio da lei interpretato) è la madre di Robbie (l’ottimo Brady Allen), un bambino che nasconde qualcosa di strano e raccapricciante, visibile sin dal suo primo approccio con il nuovo quartiere.

Per una malattia fasulla di Katie, Robbie viene ospitato a casa di una tranquilla famiglia del vicinato composta da madre (Alexandr Lee), padre (il compianto Stephen Dunham, morto di infarto poco dopo la fine delle riprese del film), un ragazzino dell’età di Robbie di nome Wyatt (Alden Lovekamp) e una teenager di nome Alex Nelson interpretata da Kathryn Newton, attrice rivelazione del 2011 con il film Bad Teacher in una interpretazione non facile al fianco di Cameron Diaz e Justin Timberlake.

Nella nuova casa che ospita Robbie accadono strani eventi che portano irrimediabilmente a ossessioni soprannaturali. Il personaggio di Robbie è reso inquietante da un giusto mix tra Cole Sear, il protagonista de Il Sesto Senso, e Danny Torrance protagonista di Shining, due capolavori del cinema horror che basano buona parte della loro storia proprio sui bambini.

In definitiva, si tratta di un film godibile, che verrà sicuramente apprezzato dagli appassionati del genere.