Ciao Giovanni, benvenuto su Horror Magazine. Iniziamo a parlare di te: sei diplomato al Master della “Civica Scuola di Cinema Televisione e Nuovi Media” di Milano e hai frequentato il corso “Rai Script” per sceneggiatori di cinema e fiction di Roma. Puoi presentarti a lettori di Horror Magazine? Chi è Giovanni Bufalini, quali sono le tue passioni e cosa fai nella vita?

Sono un regista e uno sceneggiatore. Sono stato anche disegnatore di professione e mi piace suonare il blues, nel tempo che resta. La mia prima regia è del 2001 il mondo movie Marasma Milano, da allora ho prodotto e collaborato alla realizzazione di cortometraggi, lungometraggi, spot, documentari e videoclip da aiuto regista, sceneggiatore e regista. Insegno alla Scuola di Cinema di Roma.

Parliamo del film a cui stai attualmente lavorando “Beware of the Dog”, pellicola ancora in fase di pre-produzione. Come è nata l’idea per questo progetto?

Nella notte di Natale di un anno fa, mio fratello Francesco e io eravamo a bere con altri amici di Orvieto. Abbiamo visto Quel motel vicino alla palude di Tobe Hooper e ci è venuta l’idea di realizzare qualcosa di simile ma con personaggi e ambientazioni tipiche delle parti nostre. 

Ci puoi spiegare le origini del titolo del film?

La frase Beware of the Dog contiene il tema del film, l’imprudenza giovanile, ma è anche “old american style” di confezione ai contenuti italiani. Per un gioco grafico, sia in inglese che in italiano, il titolo risulta in realtà “Attenti a Cane” il nome proprio di persona del principale antagonista del film.

 Il film è definito come “Cinema di genere alla vecchia maniera. Slaher movie all’italiana. Il thriller- horror della prima repubblica”. E’ possibile fare horror in Italia, o meglio far rinascere l’horror Italiano? Secondo te si può dire ancora qualcosa in questo tipo di film che vuoi proporre? 

E’ possibile secondo me, dipende dagli autori e dai produttori. La scelta di tornare alla vecchia maniera su questo progetto è dettata dal gusto e dalla snellezza produttiva. Questo genere, del quale noi italiani siamo stati maestri, si rinnova continuamente in tutto il mondo ed è un’ottima palestra per gli autori e i giovani attori. Se si realizzano buoni prodotti indipendenti ma non amatoriali credo si possano ancora convincere i distributori internazionali, e invogliare di conseguenza i finanziatori a investire. Sono riuscito per il momento a produrre i teaser in pellicola Super 16 mm e il sito ufficiale con quel che ho in mente di realizzare. Stiamo a vedere cosa succede.

Il cast com’è stato scelto? La location ha un ruolo rilevante nella vicenda?

Per i giovani protagonisti è stato organizzato un casting con oltre 1200 candidature. Ho incontrato circa 300 ragazzi insieme all’actor coach Antonio Palumbo per arrivare a scegliere i più preparati e convincenti. Per quel che riguarda la coppia di antagonisti nostalgici, mi è venuto in mente di usare Stefano Chiodaroli in un ruolo diverso da quelli comici, come il panettiere di Zelig, che di solito interpreta e credo di aver centrato il personaggio di Bruno. Cane invece è interpretato da Giuseppe Mattioli un non-attore, a mio avviso perfetto per il ruolo, col quale stiamo facendo un gran lavoro di preparazione. Vorrei anche vecchie glorie del cinema di genere in ruoli cameo. La zona tra Umbria e Lazio denominata “La Tuscia”, dove si svolge l’intera vicenda, è da considerarsi un altro personaggio vero e proprio del film.

Il progetto è caratterizzato dalla sua natura italiana ma si vuole rivolgere anche a un target internazionale. Come avverrà questa fase? Il film ha le caratteristiche giuste per avere successo anche all’estero?

E’ proprio l’idea alla base del film: struttura e personaggi archetipici americani che trovano corrispondenza nei luoghi e nei caratteri della cronaca nera italiana. Lo scontro generazionale tra i giovani protagonisti e gli aguzzini fascisti promiscui di provincia, con la musica folk liscio di sottofondo, sono l’orrore reale e nostrano da raccontare anche all’estero.

C’è già una data ipotetica di quando il film dovrebbe approdare nei cinema italiani?

Siamo ancora in fase pre-produttiva, stiamo cercando di chiudere gli accordi di distribuzione e di mettere insieme le risorse per iniziare al più presto le riprese del film. 

Quali sono le tue influenze cinematografiche e le principali fonti d’ ispirazione? 

Sono molti gli autori che amo, due su tutti Sergio Leone e John Carpenter. Nella letteratura del passato Italo Calvino e tra i contemporanei Roal Dahl e Joe R. Lansdale. Il mio libro preferito é Das parfum di Patrick Suskind. Tra le mie influenze la tragedia greca, il fumetto e il melodramma.

Ci puoi dare qualche anticipazione sui tuoi progetti futuri?

Porterò tenacemente avanti il progetto di cui abbiamo parlato, sto scrivendo intanto due copioni di genere differente insieme a Giuseppe Fiorello e a Marco Greganti, co-autore anche del soggetto di Beware of the Dog, e ho in sviluppo altri progetti cinematografici e televisivi in veste di autore e regista. 

C’è qualcosa che vorresti aggiungere e non ti ho chiesto?

Dopo la pubblicazione del sito ufficiale del film Roberto Recchioni, autore dei più popolari fumetti italiani (Dylan Dog, David Murphy, John Doe), mi ha chiesto di entrare in scuderia per lo sviluppo della sceneggiatura. Sono sicuro che il suo apporto contribuirà alla buona riuscita del progetto. 

In caso contrario, vorrà dire che ci avremo seriamente provato.

Le foto di scena pubblicate in quest'intervista sono di Riccardo Bianchi.

Beware of the Dog: la sinossi

Quattro ragazzi decidono di immergersi in campagna, lasciando ogni pudore e senso civico nella città da dove arrivano: Roma. Il loro girovagare attirerà l’attenzione di una coppia di reietti nostalgici e disperati, bruciati dal sole e arsi dal desiderio di veder colare una pozza rossa. Una parola di troppo, un loro gesto irriverente condannerà i ragazzi a una feroce caccia tra sedimenti di rabbia e ombre scure dipinte da un temporale in arrivo… Un film sull’imprudenza giovanile. Sull’incoscienza e l’irresponsabilità. Gli errori che tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo commesso. Perché è capitato anche a te sicuramente di fare o dire qualcosa di cui poi ti sei pentito. Perché non lo sapevi, perché eri troppo giovane, o perché nessuno ti aveva mai messo in guardia. Questo è un film che mette in guardia.