“Witchfield. Campo di streghe? Streghe di campo? O di campagne, erose dal sole e tarantolate, magiche di cicale come quelle del Salento, ombrose di cupi crocicchi e querce secolari; scabre colline e profondi orridi come nei nascosti Appennini di Romagna e Toscana. Campi di Streghe di un’Italia occulta, unita da miti e misteri, da sempre solcata da antiche e occulte vie di transumanza, percorse da uomini e greggi ma sopratutto da sogni da svelare, miti da seguire, utopie.”

Questa la fascinazione alla base del progetto Witchfield, un ‘campo’ in cui si sono incontrati Thomas Hand Chaste, primo batterista dei Death SS e del Violet Theatre di Paul Chain, il bassista Baka Bomb, il chitarrista Ilario ‘Piranha’ Suppressa, il vocalist ‘John Goldfinch’ Cardellino e il fratello Andy, chitarrista. E’ da loro che è nato l’album Sleepless (leggi qui la recensione), fra le cui collaborazioni spiccano quelle del leader dei Death SS Steve Sylvester e di Clive Jones dei Black Widow.

Ed è proprio con l’autore della maggior parte delle musiche, Thomas Hand Chaste (più un micro-intervento di John Goldfinch), che Horror Magazine ha avuto l’opportunità di fare due chiacchiare…

Ciao Thomas, benvenuto sulle pagine di Horror Magazine. E’ da poco uscito il CD del progetto Witchfield, a cui a lungo hai lavorato. Com’è nata l’idea e come si è sviluppata la formazione?

Witchfield nasce dall'incontro che ho avuto con Giovanni Cardellino.

Era da poco uscito il mio album solista Uno nessuno Centomila e Giovanni mi contattò e mi venne a trovare. Mi parlò di quello che stava facendo con l'Impero delle Ombre e tra un bicchiere di vino romagnolo e uno pugliese mi convinse a lavorare con lui e suo fratello Andrea. Giovanni è stato da sempre un estimatore di Death SS e Violet Theatre e voleva a tutti i costi fare qualche cosa con me. Devo dire che non ci volle molto a convincermi: anche se la distanza tra noi era proibitiva, gli feci sentire alcune mie composizioni e subito non ci furono problemi. Due settimane dopo era di nuovo nel mio studio, questa volta con Andrea alla chitarra; facemmo delle sessions registrando il tutto, e da lì ci vedemmo a fasi alterne per altri mesi, cercando di appropriarci dei pezzi che mano a mano inserivamo nel progetto.

Le musiche risentono l’influenza della tua esperienza col Violet Theatre di Paul Chain. Vuoi raccontarci in cosa consiste questa sorta di evoluzione?

Alcuni brani di Sleepless sono stati scritti da Andrea, per esempio Curse my fate e Higth tide symphony (a cui ho aggiunto un testo minimale e l'intro che poi fa anche da intermezzo); The mask of the demon è stata scritta a sei mani, le altre sono cose che avevo già, ed è la musica che faccio da sempre, con varie sfumature, suoni, atmosfere, ma per me è musica che piace definire dark o se vuoi noire. Qualcuno le

accomuna al Violet Theatre e qui devo aprire una parentesi: sono contento quando dicono che è la continuazione, musicalmente parlando, del Violet Theatre, perché questo dimostra che a quel tempo la linea compositiva era abbastanza equilibrata tra il ‘guitar hero’ e la sua sezione ritmica di sempre. Il Violet Theatre è nato per volontà di Claud Galley e mia. Ci siamo dovuti impegnare parecchio per aggiungere Violet Theatre alla dicitura del nuovo gruppo, dopo la malsana idea di abbandonare il nome Death SS.

Questo lo puoi riscontrare nei lavori registrati, se prendi album tipo In the Darkness, Picture Disc, Life and Death, anche se quest'ultimo non targato Violet Theatre, e li paragoni agli altri usciti prima o dopo senza quella sigla, sicuramente puoi trovare una differenza di stile. Poi è chiaro che si cresce, nella buona e nella cattiva sorte, e tutti i musicisti pur maturando, mantengono sempre lo stesso solco musicale. Questo ‘solco musicale’, da qualcuno è stato giustamente chiamato “Il Gesto del Suono” che non è altro che la combinazione del tuo essere, come pensi, come ti muovi, e come trasmetti il tutto sullo strumento, appunto: il gesto del suono. Con gli anni si fanno molte esperienze e quando sento dire: “Mah! Quel brano è bello perché fatto con strumenti e apparecchiature di prim'ordine”, be’… a me viene da ridere, non che la strumentazione non conti, ci mancherebbe, ma se parli con qualsiasi fonico onesto ti dirà che l’80% del suono è fatto da chi sta dietro lo strumento. Nel mio caso con gli anni mi sono avvicinato a più strumenti, e a modo mio sono riuscito a maneggiare chitarre, bassi e tastiere, ma credimi il gesto è sempre lo stesso.

Il contributo degli ospiti Steve Sylvester e Clive Jones ha apportato qualcosa che non ti saresti aspettato durante la ‘pianificazione’ e la composizione?

Non particolarmente. Clive Jones ci è stato proposto dalla Black Widow e sul principio, devo dire la verità, sono rimasto un po' perplesso. Niente di preconcetto, solo il fatto che ho sempre suonato

con gente che conoscevo, nel senso che fare musica per me è qualcosa di molto personale, se mi passi il termine è un po' come fare sesso. Ma quando ho sentito il lavoro di Clive quasi mi sono commosso, ho sentito la sua voce al sax, per me veramente stupenda… mettici anche che ha azzeccato il tema di Void in the Life. Per quanto riguarda Steve… be’, li forse è stato un segno del destino, in quanto ci siamo rivisti, con vero piacere, e da questa cosa è nato un nuovo progetto che è in dirittura d’arrivo. Devo dire che ho trovato Steve molto maturato come musicista e del resto non potrebbe essere altrimenti, però di questo ti parlerò più avanti quando sarà pianificato il tutto.

Per quanto riguarda le liriche, invece, John ‘Goldfinch’ Cardellino, si è ispirato ad alcuni poeti inglesi da sempre associati al mondo dell’oscuro, come Blake o Shakespeare. Come si è inserita questa scelta all’interno del progetto?

John Goldfinch: i testi di Sleepless sono basati su uno studio letterario su poemi vittoriani del Regno Unito a opera di Blake, Kingsley e Fergusson, che all'alba della neo-industrializzazione del diciannovesimo secolo avvertivano il disagio, la sofferenza, il male di vivere di un rapido e irreversibile cambiamento nello stile di vita nel verde magico paesaggio rurale della terra d'albione, che spostava l'asse produttivo nel terziario, nelle fumose e cancerogene città, che sputavano nell'aria i venefici fumi che minavano il fisico, la mente e l'anima dell'uomo dell'epoca. La scelta di tale ricerca non è casuale ma riflette i mali della nostra epoca che all'inizio del terzo millennio sono ancora molto attuali a dimostrazione del decorso sociale ecologico e morale costantemente in atto.

Hai intenzione di portare avanti il progetto o si tratta di un’esperienza che si fermerà qui? Sono in programma esibizioni live?

Certo il progetto andrà avanti, è partito ed è partito bene. Francamente sono rimasto sorpreso dalle recensioni tutte più che positive. Questo credo significhi che hai lavorato bene, nel senso di onestà musicale. Witchfield sarà un progetto dove potranno convogliare energie diverse, un mio chiodo fisso è far partecipare a una suite più gente possibile, e non sto parlando di musicisti, che con una loro parola, un urlo, o altro facciano parte di un suono globale. Sì, mi piacerebbe proprio…Per quanto riguarda i live saremo a Roma il 16 maggio allo Stoned Hand Of Doom; assieme a Ilario ‘Piranha’ stiamo preparando la scaletta con ottimi musicisti, spero di trasmettere il feeling giusto quando sarà ora.

La domanda è d’obbligo. Visto che hai fatto parte della formazione originaria dei Death SS, ti va di ricordarci come entrasti a farne parte e quali sono i momenti migliori che hai vissuto con loro?

Sono entrato nei Death SS dopo aver fatto una session con Paul Chain e Claud Galley. Cercavano un batterista per suonare in tre, liberi dalle incombenze richieste dai Death SS. Quella stessa sera mi fecero vedere le foto dei loro live, con annessi e connessi, e mi proposero di entrare nel gruppo. Chiaramente accettai subito, momenti migliori... non saprei... il momento migliore è quando sei allo strumento e riesci a fare in modo che il suono di tutti diventi una cosa unica. Ecco, sì, questo è il momento migliore in qualsiasi contesto, e in qualsiasi posto ti trovi.

Siamo su un sito dedicato al mondo dell’horror e tu sei stato il primo Uomo Lupo dei Death SS. Hai qualche aneddoto in particolare da raccontare? Un concerto?

C'è una cosa particolare che è successa il giorno del set per le foto che poi sono finite anche in The Story of.... In sostanza, per la fretta, dopo le foto mi struccai frettolosamente per tornare subito a casa, erano credo le otto di sera ed era buio. Parto di corsa e mi avvio a casa, circa 25 km. Verso metà strada la macchina non ne vuole sapere di andare avanti. Scendo, vedo un gruppo di case e busso alla

prima, dicendo di essere in panne e chiedendo di poter telefonare… Be’,  per tre volte hanno aperto per poi sbattermi la porta in faccia; alla quarta, quando si apre la porta, mi vedo riflesso in uno specchio dell'ingresso: per metà ero ancora truccato da uomo lupo! Riuscii a telefonare dicendo che stavo provando uno spettacolo al Teatro Rossini. Cosa ancora più strana è che, quando mi vennero a prendere, provai ancora a mettere in moto la macchina e ripartì al primo colpo!

Nel 1993 hai collaborato anche all’album solista di Steve Sylvester “Free Man”, suonando in quattro tracce insieme a Paul Chain e Claude Galley. Come ti ritrovasti in questa sorta di ‘reunion’?

Sì, nel '93 tornammo per breve tempo a lavorare assieme. Devo dire che avrei sperato che da lì si potesse ricreare quel feeling particolare dei tempi andati. Così non fu, però è stata una parentesi piacevole.

Ma tu non sei solo un batterista. Suoni anche tastiere, chitarra, basso e sax. Il tuo primo lavoro da solista del 2006 (“Uno Nessuno Centomila”) è ispirato al movimento futurista e a Marinetti. Come hai lavorato da solo per il processo di composizione?

Uno Nessuno Centomila è stata per me una sfida con me stesso. Come ti dicevo prima con il tempo mi sono dedicato ad altri strumenti. Questa è stata un’esigenza primaria, in quanto con il passare degli anni è stato sempre più difficile trovare musicisti con cui creare un progetto valido, per non parlare di chi non riesce ad allargare i suoi confini musicali. A questo punto cosa c’è di meglio che riuscire da soli? Oltretutto era un mio periodo musicale particolare, anche arrabbiato se vuoi. Fare questa cosa, credimi, è costata molta dedizione e tempo, le songs sono state registrate nel metodo tradizionale, sì, con uso anche di suoni sintetici e di computer, ma suonate in tempo reale. Ogni traccia è in un certo senso unica, e in certi casi addirittura irripetibile. Quando finisci è come se uscissi da una terapia. Questa esperienza, che sicuramente ripeterò, per me è stata molto positiva

Ci sono particolari registi o scrittori horror le cui fascinazioni ti hanno da sempre stimolato?

Non seguo particolarmente il cinema horror in senso stretto. Sono più legato a film di genere fantastico che si avvicinano comunque all'horror per tematiche, come, per esempio, Il settimo sigillo. L'ho visto da bambino e probabilmente un po' mi ha toccato. E' il tema della morte che mi affascina più dell'horror vero e proprio, la tangibilità della morte sposta il mio ragionamento verso domande infinite sull'esistenza; nel film Antonius diceva: “Ma allora la vita non è che un vuoto senza fine. Nessuno può vivere sapendo di dover morire un giorno come cadendo nel nulla senza speranza”. E’ questa la sfida.

Grazie mille Thomas, sei stato davvero molto disponibile. Pero che tu ci tenga aggiornati sugli sviluppi di tutti i tuoi progetti futuri.

Andrea Vianelli in arte ‘Thomas Hand Chaste’, nato in Ancona nel 1957, viene in contatto con la prima batteria all’età di quattordici anni. Nel 1981 conosce Claud Galley e Paul Chain. I due hanno bisogno di un batterista per un trio sperimentale di improvvisazioni rock e pazzie varie. Dopo la prima prova Andrea Vianelli diventa Thomas Hand Chaste ed entra ufficialmente nei Death SS. Con la band suona in giro per la Penisola e in TV, tra l’altro a Mister Fantasy di Massarini e Luzzato Fegiz su RAI 2, e su RAI 3 al concerto RockA nell’84. Con loro è presente nel primo vinile dell’82, il pezzo è Terror, nella storica compilation Gathered, segue nel 1983 l'EP Evil Metal seguito da Black and Violet nella raccolta Heavy Metal Eruption, pubblicazioni queste seguite e sostenute dal noto critico musicale Beppe Riva, infine l’LP The Story of Deth S.S.1977-84 edito dalla Minotauro, che racchiude tutta, o quasi, la prima produzione del gruppo. Sciolti i primi Death SS, è la volta del Paul Chain Violet Theatre e in questa veste è presente negli album In the Darkness, Picture Disc, Life and Death, Violet Art of Improvisation, Whithed Sepulchres, Yellow Acid, Mirror, King of Dream e Relative Tapes. Trova anche il tempo per incursioni in altre realtà musicali e incide con gli A.V. Gerenia nella raccolta Atomic Milk-Throwers, tra tutto questo c'è anche una collaborazione di un anno con un giovanissimo Samuele Bersani. Siamo ai ‘90 e il nostro partecipa nel 1993, all'album solista di Steve Sylvester Free Man. Nel 1993 dà vita al gruppo Cane Mangia Cane, un combo punk metal formato con il chitarrista Luca Andreani ex Dioxina. Nel 2000 T.H.C. si dedica al suo studio di registrazione e nascono così i Four Sticks Studio. Nel 2006 esce il primo lavoro solista Uno Nessuno Centomila, suonato interamente da lui, e ispirato al Futurismo, musica lontana dal rock canonico, ma non per questo meno dark. Con il progetto Witchfield c’è un ritorno alle vecchie sonorità: uscito i primi di marzo del 2009 è edito dalla Black Widow e tra gli ospiti figurano Steve Sylvester e Clive Jones.