Nel nuovo film con Nicole Kidman si parla di trasmigrazione di anime: in Birth di Jonathan Glazer, la bellissima Nicole interpreta Anna, una vedova che, a dieci anni di distanza dalla morte del marito, decide di risposarsi. Proprio in quel momento fa la sua comparsa un bambino che sostiene di essere la reincarnazione del defunto marito e chiede ad Anna di non convolare a seconde nozze.

Il film, presentato a Venezia (dove ha suscitato nei critici le solite risatine), è accompagnato da un alone di scandalo che non sembra destinato a cessare. L'accusa, infamante, riguarda proprio Nicole Kidman; la parola grossa che fa il giro del mondo è: pedofilia. A usarla, ormai, sono moltissimi siti internet dove si parla di Birth come del film dove Nicole, nuda, fa il bagno con il "child actor" Cameron Bright (che possiamo vedere in questi giorni in Godsend). In realtà, della scena non sembra esserci traccia, non tanto perché non è mai stata girata (come sembrerebbe di capire da alcune interviste rilasciate dalla Kidman), ma perché eliminata in fase di montaggio per volere della censura americana; rimangono sotto accusa, dunque, i dialoghi "troppo spinti" tra il personaggio di Anna e la giovanissima reincarnazione del marito.

Nicole Kidman sembra aver commesso un vero e proprio passo falso nella propria carriera, anche se il sospetto che tutto sia stato montato ad arte con lo scopo di promuovere il film è quanto meno legittimo. Il premio Oscar continua a ripetere che nella pellicola non c'è traccia di alcun feeling sessuale tra lei e Cameron Bright, eppure lo scandalo si è trasferito da Venezia in Francia, facendosi sempre più rovente.

Rimane, a questo punto, da constatare – prima di tutto – la qualità della pellicola, le cui idee di base (appunto la reincarnazione, il dubbio, il lutto, l'amore impossibile) non sembrano poi da buttare. Se sarà, come in tanti sostengono, un vero "orrore" di film, allora la pista dello scandalo costruito ad arte prenderà sempre più corpo.