Una pioggia di meteore cade su Berkeley, una piccola città australiana. Lo spiacevole effetto collaterale che i frammenti portano con sé è quello di tramutare gli umani con cui entrano in contatto in zombi affamati di carne umana. Come nella migliore tradizione, ogni zombi trasmette il contagio, e sei umani lottano per salvare la vita da tutto ciò che di non umano li circonda: la bella Rene (Felicity Mason), reginetta dei pescatori; lo scemo del villaggio, Marion (Mungo McKay); Wayne (Rob Jenkins) e Sallyanne (Lisa Cunningham) coppia in attesa di un figlio; la poliziotta Molly (Emma Randall) e il suo capo Harrison (Dirk Hunter), forze dell'ordine da operetta. Il manipolo correrà fino al sorprendente finale il percorso a ostacoli, lasciando sul cammino fiumi di sangue.

Migliaia di cadaveri viventi che si aggirano nuovamente nei cinema, per la gioia dei fan più irriducibili; il crescente numero di nuovi film – molti dei quali quasi indistinguibili l'uno dall'altro – rende estremamente difficile determinare quali siano degni di nota e in quali, almeno per una volta, sarebbe meglio che i morti non tornassero.

Undead esce provvidenzialmente due settimane prima del tanto atteso Land of the dead di George Romero, nonostante abbia visto il grande schermo per la prima volta nel 2003.

Se questa volta neppure disintegrare la testa dei nostri vecchi amici morti e risorti serve a fermarli, allora forse una risata li seppellirà.

I fratelli Michael e Peter Spierig, australiani alla prima esperienza cinematografica e con qualche esperienza in cortometraggi in Super 8 e spot pubblicitari, hanno confezionato un film a conduzione famigliare, producendolo, scrivendolo, montandolo, curandone molti degli effetti in computer grafica e dirigendolo con secchiate di humor nero. Un doppio one man band. Più di così…

Il risultato non è malaccio, anche se il gioco di rimandi e citazioni alla lunga risulta stucchevole e prevedibile. Horror e fantascienza giocano con illustri predecessori che hanno costruito la storia del cinema ‘fantastico’. Peter Jackson e Sam Raimi vengono graziosamente omaggiati; i fratelli Wachowski insegnano al nostro eroe pescatore, un vero sterminatore di zombi, come estrarre in modo teatrale armi che sembrano sbucare dal nulla (da Shrek in poi il “bullet-time è una delle tecniche più scimmiottate, e sembra che gli Spiering se ne siano resi perfettamente conto già qualche anno fa).

Le parodie non si contano, con zombi che sembrano provenire dalla Casa, dopo aver frequentato un corso di buone maniere presso la premiata ditta Romero (abbiamo anche la casa assediata con dotazione di salvifica cantina), e di assaggio frattaglie da Peter Jakson.

Dire ‘gran bel film’ sarebbe troppo, ma sarebbe ingiusto sottovalutare l’esiguità dei mezzi (budget di soli settecentomila dollari americani) e la volontà dei fratelli australiani di realizzare una pellicola che parla di zombi ma che dimostri come il cinema indipendente riesca a produrre ottime cose utilizzando creatività, ironia e abilità.

Tra le cose che funzionano inseriamo sicuramente l’efficace make-up e gli effetti speciali, così ben gestiti, ben distribuiti e sempre funzionali alla storia da lasciare meravigliati del fatto che il film non sia costato dieci volte tanto;

un paio di colpi di scena riusciti; buona la fotografia, che sottoline a con un'indovinata scelta delle cromie le scene più importanti.

Tra quelle che non vanno inseriamo la bidimensionalità dei personaggi, spesso sopra le righe e preda a un’isterica caratterizzazione; dialoghi e situazioni improbabili; sceneggiatura zoppicante

Nel complesso con Undead non si rischia il pericolo di assuefazione da non morto.

Il film ha vinto numerosi premi in festival specializzati, tra i quali Sitges, Australian Screen, Fantasporto, Melbourne e IF Awards, tanta generosità di giudizio da parte di esperti e fans è giustificata solo dal desiderio di vedere qualcosa di nuovo e dallo spiraglio che i fratelli Spiering lasciano intravedere. Anche noi diamo loro fiducia e assegniamo un voto d’incoraggiamento