Con Il male quotidiano. Incursioni filosofiche nell’horror, Selena Pastorino e Davide Navarria riescono nel non facile compito di indagare il funzionamento di un genere che di fatto ci costringere a guardare tutto ciò che ci spaventa, che ci tiene incollati alla poltrona mentre assistiamo all’intollerabile.

Se vi aspettate una definizione del termine “horror”, lasciate perdere. Gli autori non hanno infatti interesse a dare una delimitazione esatta del genere, ma piuttosto a chiarire “come è” l’horror nella sua espressione di vulnerabilità dell’esistenza.

E lo fanno attraverso riflessioni mai banali, scavando nel profondo per restituircelo con leggerezza.

Attraverso il cinema, la tv e la letteratura vengono ripercorse le trame che tessono il testo del reale e della narrazione, con un linguaggio a tratti caustico e mai ambiguo. In questo modo l’orrore si fa il mezzo per riconoscere ed esorcizzare i nostri limiti attraverso le complessità della vita. Perché ogni vita è disordinata e ingiusta e l’horror non fa altro che esaltare le imperfezioni in essa.

Il male è parte strutturale dell'esistenza e le storie di orrore non sono altro che la realtà che si riappropria dell’irrazionale. Eppure l’horror insegna che il male è sì inevitabile, ma può essere combattuto.

L’orrore è la realtà, realtà sulla quale non abbiamo nessun controllo. I mostri sanno attendere pazienti, ma fanno esattamente ciò che ci aspettiamo facciano e per questo possono essere sconfitti.

Pagina dopo pagina, così come in un racconto horror, il saggio destruttura il conosciuto e ci guida, nel giorno che si è fatto notte, alla ricerca di un’intuizione nell’incomprensibile.

Particolarmente interessante è il capitolo Le matrici, un intervento sul femminile nell’horror che, senza moralismi, spiega molto anche del ruolo – o meglio della percezione – delle donne nella società.

Non mancano inoltre riflessioni, più che condivisibili, legate a come il consumismo di cui le piattaforme di streaming sembrano essersi fatte bandiera abbia inevitabilmente inciso sul processo creativo e, di conseguenza, sulla qualità del prodotto.

Il male quotidiano è un saggio non solo interessante, ma anche un testo in grado di esaltare l’horror che troppo spesso viene liquidato come un genere di serie B. Forse perché non tutti hanno il coraggio di riconoscere la capacità dell’horror di vivisezionare l’esistenza, di raccontarla per quello che è, di mostrare la mutazione, di amplificare ogni piccolo cambiamento e di dimostrare che, no, non abbiamo nessun controllo.