Con Notte di nozze, Marco Spelgatti racconta L'Orrore di Dunwich di H.P. Lovecraft dal punto di vista di Lavinia Whateley.

Molti di voi – tra cui io stessa – si saranno avvicinati o si avvicineranno al racconto con un misto di curiosità e diffidenza. Bene, mettete da parte ogni pregiudizio perché Notte di nozze è inaspettato, bello, aspro e tenero.

Spelgatti non vuole certo imitare o fare il verso al buon HPL, anzi se ne allontana e scava nei sentimenti, rimesta nella rabbia e nella tristezza e nelle speranze tirando fuori tutto quanto di non detto c’è in Lovecraft. Perché sono le cose taciute che creano aspettativa e sciupano il presente.

E così Lavinia ci racconta com’è essere diversi e soli, cosa vuol dire non essere abbastanza per gli altri, quello che si prova a non avere posto in nessun luogo e in nessun tempo. Ma allo stesso tempo racconta che è possibile bastare a se stessi e che la vita risiede anche nel compromesso.

Con Notte di nozze, Marco Spelgatti ci racconta una storia che da conosciuta si fa inedita con uno linguaggio che è carezza e furia. Davvero un'opera straordinaria che del resto fa parte di una raccolta di racconti – Strane Visioni Digital – che ha saputo mantenere sempre alta la qualità delle storie proposte.