Un brano, recentemente scoperto, di quella che appare come la più antica versione esistente del Nuovo Testamento, indica una nuova lettura per il cosiddetto numero della bestia che sarebbe in realtà il 616 in luogo del classico e diabolico 666. Teologi e studiosi, predicatori e millenaristi, musicisti metal e autori o registi di innumerevoli diavolerie horror, dovranno ora prendere in considerazione la possibilità di aver “sbagliato numero” per tutto questo tempo.

Il frammento del testo, in cui si leggono in greco alcuni importanti passaggi della Apocalisse di Giovanni, risale al tardo terzo secolo, e proviene da un autentico tesoro di manoscritti rinvenuto presso gli scavi di un’antica discarica a Ossirinco, nell’Alto Egitto, a partire dal 1896, quando gli archeologi inglesi Bernard Grenfell e Arthur Hunt vi scoprirono i primi involti di papiro.

Chiusi finora nel buio degli archivi universitari, troppo fragili, sbiaditi o frantumati dai secoli per tentarne una lettura, i preziosi documenti dei Papiri di Ossirinco sono ultimamente in via di decifrazione, grazie all’applicazione delle più moderne tecnologie che, attraverso le stesse tecniche di rilevazione fotografica utilizzate dai satelliti, sono in grado di ricostruire le parti perdute degli scritti. In questo modo sono già stati recuperati, fra i molti, brani di Pindaro, Sofocle, Euripide ed Esiodo, con straordinarie prospettive per la conoscenza del mondo classico.

L’inglese David Parker, docente di Critica e Paleografia dei Testi Neotestamentari presso l’Università di Birmingham, ammette che il 616 sia assai meno memorabile e suggestivo del 666, ma lo conferma come il numero originale riportato in greco nel manoscritto restaurato.

“Si tratta di un esempio di gematria”, afferma il professor Parker. “Antica dottrina che attribuisce una cifra in base al valore numerico delle singole lettere dell’alfabeto Ebraico che compongono i nomi propri. I primi Cristiani avrebbero usato questo sistema per occultare i veri nominativi delle personalità che si trovavano ad attaccare per iscritto, e il 616 appare riferirsi all’imperatore romano Caligola”.

Identificato come il segno dell’Anticristo, il fatidico "sei sei sei" resta fortemente simbolico, al di là delle concezioni religiose, e saldamente radicato in un immaginario popolare che lo ha visto ormai proporre in ogni salsa, dal monito alla provocazione, nell’era confusionaria delle comunicazioni di massa.