L’ottavo episodio, dal titolo Swimming with Boyd e trasmesso lo scorso 17 marzo, sarà molto probabilmente l’ultimo della nuova serie firmata dalla produttrice/scrittrice Marti Noxon.

La conferma arriva dalla Noxon stessa, che, scrivendo su alcuni forum americani, ringrazia i fan dello show e li sollecita a scrivere alla Fox per richiedere il rilascio dei dvd contenenti gli altri quattro episodi girati, che completano la prima stagione. La major, da parte sua, ha già provveduto a cancellare il sito ufficiale della serie.

Fa riflettere lo scarso interesse dimostrato dai network americani (e dal pubblico) per i telefilm di ambientazione fantastica o horror. Point Pleasant, show di tematiche sataniche, non è forse la cosa più entusiasmante trasmessa negli stati uniti negli ultimi tempi, ma neanche una delle peggiori. Anzi, negli ultimi tre episodi le cose avevano cominciato a farsi veramente interessanti.

È innanzitutto discutibile la programmazione data alla serie, costretta a scontrarsi frontalmente con mostri sacri come CSI e The Practice, ma c’è anche da sottolineare la miopia dei network, che negli ultimi tempi hanno reso difficile la vita a show come Tru Calling e ne hanno cancellati altri di ottima fattura come Dead Like Me, Farscape, Family Guy, Enterprise (che nella sua ultima stagione aveva decisamente risollevato la qualità degli episodi) o Angel.

Sono tempi strani: da una parte si rincorrono voci di un probabile spin-off da Buffy basato sul personaggio di Spike (probabilmente il più interessante e meglio interpretato di tutto il buffyverse), dall’altra l’attenzione del pubblico americano sembra sempre più concentrata su reality show come American Idol (ogni commento è superfluo), serie legal/thriller come CSI, Navy NCIS e Crossing Jordan o serial polizieschi della nuova generazione come The Shield o Cold Case.

Credo che lì risieda il nuovo orrore: non più nelle figure, più o meno romantiche, dei mostri letterari partoriti dalla fantasia, ma in quello metropolitano, più reale e che quindi fa più paura. È nelle autopsie, nei casi (sempre più atroci: vedrete, vedrete…) proposti da CSI e i suoi due gemelli CSI: Miami e CSI: New York. È nelle spietate gang che imperversano alla periferia di Los Angeles e nei poliziotti corrotti di The Shield. È nella vacuità dell’uomo subumano rappresentato dai reality show: un modello al quale è facile paragonarsi uscendone vincenti. O peggio ancora, in quel pubblico che i personaggi dei reality li vede come modello.