Un nuovo imperdibile appuntamento con la paura nell' albo 363 di Dylan Dog!

Cose perdute, con la sceneggiatura di Paola Barbato e le magistrali illustrazioni di Giovanni Freghieri, è un numero storico che vede il cambio di copertinista del mitico fumetto. E per quando non bisognerebbe lasciarsi prendere dalla malinconia, dopo ventisei anni e trecentoventi copertine indimenticabili, salutare un disegnatore di sogni come Angelo Stano, non è cosa facile. Gli siamo tutti debitori di emozioni, quindi prima di tutto: grazie Maestro.

A prendere il suo posto è un artista che ormai ben conosciamo, Gigi Cavenago.

Dopo aver lavorato per Cassidy e Orfani, coi suoi colori personalissimi e sgargianti, con la sua energia unica e vitale, Cavegnano ha già illustrato le copertine della collana Maxy Old Boy, ed ora, dopo Claudio Villa e Stano, è ufficialmente il terzo copertinista di Dylan Dog! Lo accogliamo coi nostri migliori auguri e dicendo che l'esordio nella collana mensile non è per niente male. Colori caldi e luci magnetiche che vanno a mescolarsi al freddo dell'aura luminescente del piccolo Dylan, magico!

Anche la storia è meritevole. Mentre l' ispettore Carpenter di  Scotland Yard e la sua assistente Rania Rakim indagano su una serie di folli omicidi che sembrano essere collegati tra loro, Dylan, vittima di strani incubi, riceve una lettera dal qualcuno del passato, firmata soltanto B, che lo getta nel panico, lasciandolo in preda a deliri stremanti e un forte carico di stanchezza. Perseguitato da un ricordo che non riesce ad affiorare e consigliato dall'inseparabile amico Bloch, il nostro Old Boy comincerà un viaggio nel suo passato. Tra sedute psichiatriche e il ritorno a Crossgate, città della sua infanzia, cominciamo a conoscere qualcosa di più dell'ancora segreto Dylan bambino. Ma purtroppo, non sarà nulla di buono a venire alla luce. Il finale rivela le  sconvolgenti sfaccettature di un mostro assurdo: l'indifferenza delle persone.

La bravissima Barbato ci mette di fronte a orrori di tutti i tipi. La storia è sia un'accurata indagine nel surreale, in quello spazio di dannazione e tormento dove si cerca di sconfiggere i mostri invisibili che nascono e crescono dentro di noi, sia un racconto che parla di solitudine, isolamento e del bene più prezioso che abbiamo per salvarci: la nostra immaginazione! La paura arriva sia da mostri irrazionali, da incubi, sia da quelli reali, dato che gli omicidi, sono violenti e uno più allucinato dell'altro. Ma è il finale a raggelare completamente il lettore: il responsabile di tutto il male, il mostro pietrificante che si nasconde dietro alla vicenda, è il disinteresse insensibile delle persone che non denunciano le violenze che hanno sotto gli occhi. Perfetta, la matita di  Freghieri esalta la narrazione, la arricchisce di sfumature emotive. I suoi chiaro scuri animano i volti, infuocano le espressioni. Come pochi altri riesce sempre a farci vedere le emozioni che Dylan sta provando, disegnando occhi che sono l'essenza della pura comunicazione visiva, a volte più incisivi delle stesse parole.

Emozionante.