Qual è stata la prima opera che ha letto di Richard Matheson e che ricordi ha in merito?

Non ricordo cosa lessi per primo, forse dei racconti trovati in qualche antologia, so solo che ne rimasi folgorato per la genialità e la paura che metteva senza usare l’orrore splatter o truculento. La sua penna è un mix di generi, una terza dimensione della narrativa, era scontato che il cinema e la Tv lo saccheggiassero.

Ha avuto modo di incontrarlo di persona cinque anni fa. Che cosa ci può raccontare in merito, quali sono state le sue impressioni? 

Gli occhi azzurri quasi il colore del mare, lo sguardo acuto, penetrante e profondo. Parlavamo e mi studiava, voleva capire perché un editore italiano di alcuni dei suoi libri aveva fatto tanta strada per conoscerlo. E voleva capire se veramente conoscevo i suoi libri. Un uomo curioso ma anche consapevole di essere arrivato quasi alla fine,

Matheson  è stato per tanto tempo, almeno in Italia, un autore conosciuto dagli addetti ai lavori e dai cultori del genere. La trasposizione, recente, di alcune sue opere (tra tutti Io sono leggenda, con Will Smith) ha contribuito a farlo conoscere al grande pubblico. Per anni i suoi titoli sono stati fuori catalogo o di difficile reperibilità. Da appassionato lettore in primo luogo, e da editore, in secondo luogo, cosa ne pensa? Cosa si potrebbe fare per far conoscere autori del calibro di Matheson, ai lettori più distratti?

Un’idea ci sarebbe e la sto valutando, ma non vale solo per Matheson ma anche per Dick, o Bradbury e tanti altri maestri del genere fantastico. Tranne King, nessuno è apprezzato come dovrebbe… ma prima di realizzarla, lanceremo a fine mese 4 bookshirt, romanzo + maglietta che riporta o il titolo o una frase tratta dai romanzi; Per Matheson Io sono leggendaTre millimetri al giorno, per Philip K. Dick Ubik e Ma gli androidi sognano pecore elettriche? Ossia dal romanzo di Blade Runner.

Spero sia un inizio…

Ha pubblicato con la sua casa editrice, per la prima volta, in quattro volumi tutti i suoi racconti (spesso ironici, crudeli e sempre sorprendenti). Ne ha uno in particolare a cui è legato?

Senza dubbio La preda, il mitico guerriero in miniatura al quale si sfila la collana che bloccava la maledizione… dopo di che diventa una furia e la sfortunata protagonista si ritrova vittima di tanta crudeltà. Fu un telefilm per Ai confini delle realtà, un pezzo di narrativa breve e televisione indimenticabile. Ho voluto raccoglierlo nella scelta che ho fatto quando ho avuto il permesso da Matheson di realizzare un’antologia che raccogliesse il meglio, o per dirla giusta, quelli che io consideravo i suoi racconti migliori. Credo che, a narrativa breve, sia uno dei numeri uno in assoluto, al pari di Edgar Allan Poe.

Fanucci pubblicherà qualche titolo dell’autore nei prossimi mesi? Magari qualche opera ancora inedita?

L’ultimo suo inedito, Altri regni, è di due anni fa e ce n’è ancora qualcuno, opere minori, ci sto pensando ma non vorrei pubblicare solo per sfruttare il nome, mi piacerebbe che crescesse la voglia di RM da quello che c’è già che è tanto e molto buono. Forse potrei ripubblicare in tascabile i volumi dei racconti in otto libri diminuendo il prezzo di copertina e dando quindi più possibilità a chi vuole conoscere e perdesi in RM.

Una sua opinione sul mercato editoriale Italiano.  Quali sono le difficoltà oggi e quale, secondo lei, sarà il futuro.

Ohi, che domanda! Qui ci vorrebbe una mia lezione, quelle in cui parlo per due ore e mezza filate illustrando come si muove il tutto… scherzi a parte, c’è una forte crisi, più di quella che in realtà è, che blocca gli investimenti dei librai (ossia comprano meno libri da noi editori) perché citando Frank Herbert “la paura uccide la mente”, ci sono librerie indipendenti che non resistono più, catene in crisi, tutti gli editori indietro nei budget… insomma un bel disastro. E poi c’è il digitale che avanza anche se con poche regole e tanta, troppa, illegalità (ci sono siti che invitano a scaricare senza pagare gli e-book in barba al copyright e a tutti quelli che lavorano dietro a un libro – io li considero dei banditi o meglio, degli stronzi), le opportunità che questo “nuovo mondo” ci darà e tanti lettori che ci dimostrano la voglia di sostenerci. Non credo che sia in crisi il prodotto libro ma i punti vendita, ancora legati a un vecchio modello di lavoro, incapaci di aprire a nuove sperimentazioni. Il mio gruppo, il primo a Roma e uno degli ultimi indipendenti in Italia, sperimenta con autori o prodotti nuovi ma visto che uni fuori dagli schemi vengo spesso guardato con sospetto. La nostra rivincita: continuare a sorprenderli, prima o poi lo capiranno e si rassegneranno.