Jacob Marlowe ha appena scoperto di essere l’ultimo della sua specie. È braccato dai suoi nemici e tormentato da un tragico passato. Logorato da due secoli di lussuria e di assassini, a cui è spinto ogni mese dalla Maledizione che lo ha colpito, ha deciso di consegnarsi alle autorità alla prossima luna piena. Gli ultimi trenta giorni prima che tutto finisca. Ma proprio mentre Jacob sta contando le ore che lo separano dalla propria fine, un brutale omicidio e un incontro tanto incredibile quanto inaspettato lo catapultano di nuovo all’inseguimento disperato della vita.

L'ultimo lupo mannaro di Glen Duncan, pubblicato in Italia dai tipi di ISBN Edizioni, è il primo di una trilogia sull’uomo lupo. L’ultimo lupo mannaro si connota subito come un libro molto particolare e affascinante che rilegge in chiave originale il mito del licantropo.

La vicenda gira intorno a Marlowe (un omaggio a Philip Marlowe, il detective privato tutto d’un pezzo creato dalla penna di Raymond Chandler) un uomo cinico, dedito all’alcol e al sesso e alla costante ricerca del proprio piacere personale. Jacob combatte contro la Maledizione che lo trasforma una volta al mese in un licantropo, ma dopo secoli di questa vita ha deciso di arrendersi e di consegnarsi a colui che gli dà la caccia: Grainer, il cacciatore che lo inseguie da anni per vendicarsi dell’assassinio di suo padre: “C’è sempre il padre di qualcuno, o la madre, o la moglie o il figlio. Questo è il problema quando ammazzi e divori la gente”.   

Attraverso la voce di Jacob entriamo subito nel suo mondo, e il lettore non può fare a meno di fare il tifo per lui, di stare “dalla parte del mostro”: nelle quattrocento e più pagine del romanzo facciamo la sua conoscenza, quella dei suoi pochi amici e di coloro che vogliono la sua pelle: cacciatori del WOCOP (l’Organizzazione Mondiale per il Controllo dei Fenomeni Occulti) e vampiri che lo vogliono catturare non solo, perché è un naturale nemico della loro specie. Jacob ci racconta di com’è stato trasformato la prima volta, di come si è adattato alle varie epoche in cui ha vissuto, e di come abbia rinunciato all’amore e a conoscere l’origine della creazione del lupo mannaro (esiste un libro che ne racconta la nascita scritto da Alexander Quinn, studioso e avventuriero).

I colpi di scena si susseguono uno dietro l'altro: L’ultimo lupo mannaro è un libro che cattura il lettore fin dalla prima pagina, che s’interroga sui grandi temi come amore, morte e sesso, bene e male, su sentimenti contrapposti come crudeltà e compassione, tradimento e perdono.

Duncan narra la vicenda tra ironia, suspense, sesso e una buona dose di horror e sangue, dimostrandosi abile a costruire l’intreccio e  a muoversi con naturalezza tra speculazione filosofica e azione, adottando uno stile diretto, ricco di aggettivazione (notevoli le descrizioni della metamorfosi della creatura e dei suoi sensi amplificati a contatto con la natura primordiale e selvaggia) e una prosa trascinante e ritmata.

La produzione di Duncan si presta a sfociare nelle sale cinematografiche, riallacciandosi ancora una volta al profondo legame tra letteratura e cinema: già come successo per un suo libro precedente 666 io sono il diavolo (Newton & Compton, 2010) che aveva destato interesse nell’ambiente cinematografico, anche L’ultimo lupo mannaro è stato opzionato dalla Scott Free, società dei fratelli Tony e Ridley Scott, per una trasposizione sul grande schermo, ma solo il tempo ci dirà se vedremo veramente il libro trasposto sulla pellicola, per il momento non vi rimane che tuffarvi nella lettura.