Horror Metal aveva segnato il ritorno trionfale della gothic/black metal band Cadaveria, dopo più di 5 anni di silenzio, e, visto il successo ottenuto dal lavoro, Bakerteam Records ha pubblicato, lo scorso 7 maggio, una versione speciale del medesimo album, intitolato Horror Metal – Undead Edition.

Nata nel 2001 da un'idea di Cadaveria e Flegias (Necrodeath), la band viene etichettata fin da subito come Horror Metal, visto il trucco di scena orrorifico e le numerose influenze musicali dimostrate, che hanno impedito alla critica di etichettarla in un genere ben definito.

Horror Metal ha riscontrato un successo entusiasmante in tutto il mondo, e la band ha peraltro ottenuto da The History Of Metal il titolo di “Miglior Gothic Black Metal Video del 2012” per il video di Flowers In Fire.

Con un placido crescendo, Flowers In Fire prende il via, inducendo un sentimento enigmatico e malinconico. All'incupirsi del sound, e all'indurirsi della voce, si digrignano i denti, in una sorta di trance indotta dal mood del pezzo stesso: la voce ipnotizza con la sua soavità e dolcezza, ma non perde occasione di trasformarsi nel gelido grido di una Banshee, con gli altri strumenti a fare da complici. Un cupo battito cardiaco lascia spazio a The Night's Theatre, che fin da subito si presenta completamente differente in quanto a sound e dinamica: in un panorama secco di matrice death, ma pur sempre melodico, si aprono un varco i tasti di un dolce pianoforte e una voce pulita, in contrasto con il growl del controcanto. L'alternarsi di strofe così prepotenti e cattive, a ritornelli melodici, rende il pezzo eccellente, con la sei corde a mantenersi spedita e compatta, nel ruolo di collante.

Con un riff inquietante, Death Vision si presenta oscura e il giro di accordi rende il brano particolarmente orrorifico, ma sembra che la grinta sia in sordina rispetto ai brani predecenti. Il ritornello, impreziosito dalla tastiera e dalla voce melodica, suona fiero ed emozionale, ma il ritorno sulla strofa non entusiasma particolarmente: Death Vision non ha quello che rendeva The Night's Theatre un pezzo funzionale, ovvero i contrasti accentuati tra strofe cattive e ritornelli melodici.  

Whispers Of Sin si presenta immediatamente nelle vesti di un thrash death, aggressivo e cupo. Il ritornello, al contrario, melodico e trionfale, tocca picchi emotivi notevoli, in netto contrasto con le strofe deliranti e assetate di orrore; l'assolo noise, quasi, incastonato in un tappeto musicale nero e denso, lascia spazio alla conclusione. Una mannaia che taglia di netto un arto, posta in mano al mitico Jason Voorhes: ecco la scena che viene subito in mente, all'ascolto di un finale così netto, deciso e reciso di colpo.

Uno dei brani più entusiasmanti dell'intero lavoro è sicuramente Assassin: l'overture affidata agli archi viene squarciata, lasciando emergere gli altri strumenti e dimostrando la cupa asprezza del brano in sé, celata dietro a un dolce inizio. Il pezzo sfocia in un death metal pauroso, corposo e corrosivo, in grado di coinvolgere e invocare una potenza inaudita: gli stacchi, i rallentamenti e le accelerazioni, si susseguono, lasciando scorrere una violenza bestiale, annichilita dalla chiusura delicata affidata al pianoforte.

Il riff arrogante di chitarra di The Days Of The After And Behind martella i timpani con veemenza, alternandosi a turbinii ritmici ben riusciti: in un clima soffocante, giunge la melodia del ritornello, come una ventata di aria fresca. La voce di Cadaveria varia dal growl al pulito assieme agli strumenti, graffiando e carezzando l'ascoltatore in una sadica danza altalenante. Poco prima del finale, il pezzo prende una strada gothic, grazie all'intervento armonico della tastiera, per poi tornare a graffiare prepotentemente.

Un maestoso giro di chitarra avvia Apocalypse, che fin da subito sembra promettere molto bene: semplice nelle componenti melodiche, rimane molto bene impressa in mente. Il sound è molto accattivante e le componenti ritmiche si rivelano fluide e prepotenti: un timido cambio di tempo introduce alla nuova alba del pezzo, che si trasforma completamente nelle componenti musicali, rimanendo tuttavia invariato dal punto di vista vocale. Apocalypse prende poi una strada molto Black Sabbath, con la voce di Cadaveria candida e appena effettata, ma, d'un tratto, un'impazzata generale: il pezzo, dopo un'entusiasmante giro di chitarra molto seventies, si tramuta totalmente sul finale, affidato a uno sconvolgente blast beat arrabbiatissimo.

The Oracle (Of The Fog) è forse il brano più entusiasmante dell'intera tracklist: la nota black accostata alla vena sinfonica, gli stacchi e i tappeti ritmici, lo rendono veramente un brano azzeccato e feroce. Alla sfuriata, segue un bridge affidato a una chitarra pulita, che dà il via alla seconda metà del pezzo, molto più pacata, delicata e melodica: l'apporto stilistico, emozionale e musicale reso in particolare dalla tastiera, si rivela notevole, conferendo al brano una nota elegante e raffinata.

Considerato il finale della precedente The Oracle (Of The Fog), Requiem suona veramente crudele: la voce accattivante di Cadaveria si incastona in un sottofondo musicale denso e spedito, bello e fiero. Non manca una buona sfuriata di blast beat finale a chiudere con degna crudeltà e violenza anche questo brano: nel silenzio lasciato dagli strumenti, una candida voce angelica intona il Rito delle Esequie. Blasfemo? Sì, decisamente.

La corroborante This Is Not The Silence si presenta fin da subito energica, serbando il ritornello come pilastro portante dell'intero brano: in linea di massima, rappresenta comunque una sorta di pausa da tutti i blast beat e le sfuriate dei pezzi precedenti.

Enigmatica Hypnotic Psychosis si avvia con strani suoni, frequenze molto basse e trilli di tastiera, che poi sfociano in un bel riff corposo e cupo: una densa atmosfera dark avvolge la scena, e la voce di Cadaveria sembra essere al top delle potenzialità. Con queste sonorità particolarmente cupe e cattive, la sua voce così acuta, seppur in growl, rappresenta un perfetto incastro: fenomenale il ritornello, dove la voce sembra una pugnalata alle spalle inaspettata, giunta dopo una breve battuta di voce pulita.

La conclusione della versione Undead dell'album Horror Metal, è assegnata ai due remix dei brani Whispers Of Sin (Ancestral Remix) e Hypnotic Psychosis (Chaotic Remix): come ha dichiarato la stessa Cadaveria, nel caso della prima sono state registrate nuovamente le parti di batteria, per la seconda le parti vocali; più che di remix, sarebbe quindi il caso di parlare di nuove registrazioni.

Un album di tutto rispetto del quale andarne fieri in quanto italiani: i Cadaveria dimostrano ancora una volta di essere pienamente padroni dei propri strumenti e delle proprie potenzialità, rivelandosi una delle migliori band metal nazionali, ma non solo.

Le atmosfere cupe di Horror Metal – Undead Version, si accostano perfettamente a questo titolo evocativo, che riporta subito alla mente band del calibro di Death SS, Mercyful Fate o dello stesso King Diamond. Il lavoro non vede in tracklist ballate o pezzi lenti: è sparato, a una velocità supersonica, e non accenna a fermarsi.

Un pregio, per certi versi, vista la scarica di adrenalina che comporta, ma attenzione: in alcuni casi i pezzi rischiano di suonare meno entusiasmanti di altri. Gli stacchi, le pause, i cambi di tempo sono gli elementi che si apprezzano maggiormente e che fanno la differenza, e ciò si evince proprio laddove questi vengono a mancare.

Le atmosfere horror e inquietanti, tuttavia, sono veramente notevoli, e le influenze dimostrate dalla band, concorrono alla difficoltà di etichettatura a livello stilistico e musicale, in quanto si spazia dal black metal, fino ad arrivare a sonorità tipicamente 'blacksabbathiane', passando per sfumature death, trash e gotiche. Viste tutte le sfumature stilistiche, è difficile stabilire con sicurezza chi apprezzerà in modo definitivo il lavoro: non si può parlare di un genere definito e stabilito entro particolari canoni, si parla di un vortice di emozioni, pensieri e sfumature tendenti al nero, che potranno essere apprezzati da chiunque sia in grado di coglierli, divorarli e sentirli come additivi.