Nulla di meglio, per spiegare "cosa" sia la Filmhorror che citare per intero le loro stesse parole di presentazione:

La Filmhorror.com è una factory, nata dall’idea di un gruppo di appassionati di cinema horror, intenzionati a fornire un solido punto di riferimento a tutti coloro che operano nel settore delle produzioni indipendenti. A tale scopo abbiamo dato vita ad una comunità di addetti ai lavori all’interno della quale è sempre più facile reperire il know-how e le risorse umane necessarie a realizzare i propri progetti. Siamo fermamente convinti che creare una rete di collaborazioni tra i vari autori e tutti gli appassionati di cinema horror indipendente sia la strada migliore da seguire per rafforzare le potenzialità di tutti e permettere al genere di imporsi sempre e più come una vera e propria realtà del cinema italiano e internazionale. Per facilitare tale processo esistono il forum e gli spazi divulgativi del nostro sito. Chiunque voglia entrare a far parte della nostra comunità, comunicarci notizie, o segnalarci festival e rassegne all’interno delle quali il cinema di genere trovi uno spazio particolare, può farlo utilizzando gli appositi form.

Confidiamo nel vostro aiuto per poter svolgere al meglio il nostro compito e rendere la nostra community il più vasta ed eterogenea possibile, nella certezza che “conoscersi” sia il primo passo da compiere per chiunque operi nel capo del cinema indipendente.

Più semplice di così...

Ma la Filmhorror non è certo solo un insieme di parole di presentazione. Parlano per loro i sei cortometraggi realizzati fino a questo punto, un gruppo eterogeneo e insieme compatto di filmati che hanno conosciuto la ribalta di innumerevoli festival raccogliendo un buon numero di trofei. L'organizzazione e un metodo di lavoro preciso sono elementi che alla fine pagano sempre e la qualità dei prodotti di questa casa emerge in occasione di ogni rassegna cinematografica dedicata al mondo dei cortometraggi. Ma passiamo ai sei film:

1) Ultima estate a Shell Beach:

Un uomo vive vicino ad una spiaggia che chiama Shell Beach, ma presto comincia a capire che intorno a lui niente è quello che sembra e che la verità è un incubo che sta per ucciderlo.

Tratto da un racconto di Francesco Cortonesi, Ultima Estate a Shell Beach ha vinto il premio come miglior film al “Alienante Film festival” del 2003.

2) L’albero di San Martino:

In un bosco, nel cuore della Toscana, qualcuno ha impiccato bambole ad un albero. Un gruppo di ragazzi in piena febbre da “ The Blair Wirch Project” decide di andare di notte a scattare alcune foto a quello che sembra un inquietante altare. Ma quello che li aspetta non è un film. Da una storia vera.

Nato come primo capitolo del dogma ”Witch Project” si ispira naturalmente al film americano sopra citato.

Il dogma Witch Project della Filmhorror.com si basa sulla realizzazione di cortometraggi basati su fatti "realmente accaduti", seguendo la tecnica del film di Myrick e Sanchez.

Tutto quello che vedete nel film è esattamente quello che è successo.

3) Tumulo su Elsinor:

Nell ‘anno 2072, lo sviluppo delle tecnologie ha fatto dello spazio la “Nuova Frontiera”. Intere famiglie di coloni, andando incontro ad ignoto destino lasciano il pianeta alla ricerca di una “Terra Promessa”. Lo sventurato viaggio di una di queste famiglie sarà, per indefinito tempo, l’argomento della nostra tragedia.

Liberamente ispirato ad Amleto di William Shakespeare e realizzato in collaborazione con Alex Visani, Tumulo su Elsinor è la prima prova da regista di Francesco Cortonesi.

4) Matrimonio in collina:

Nella chiesa sulla collina sta per essere celebrato un matrimonio macchiato di sangue. Un uomo è pronto ad andare in contro al suo destino e ad affrontare l’orrore di un’umanità alla deriva e ormai prossima all’estinzione.

Tratto da un racconto di Francesco Cortonesi, Matrimonio in collina è una favola dark ed è stato girato nel dicembre del 2003.

5) Week end:

E’ la storia di due uomini e una donna che vedono trasformarsi il loro week end in montagna in un incubo senza fine. Mentre una mostruosa creatura reclama la sua vendetta e comincia una caccia senza fine, le personalità dei protagonisti andranno in pezzi, e ognuno di loro si dimostrerà disposto a scarificare gli altri pur di salvarsi.

Cortometraggio vincitore dell’Alienante film festival 2004, ha ricevuto inoltre allo stesso festival il premio per gli effetti speciali.

6) Segnali nel grano

Witch Project, part 2: Girato in un crop circle comparso in Toscana nel 2003 il film è stato completato in una sola notte, sotto la minaccia di essere mietuti insieme al grano. Vincitore del premio CISU 2003 e terzo classificato al Festival del cinema trash di Torino. Per i veri amanti del "trash" da non confondersi con il concetto di film brutto e basta.

Gioie e dolori di questi cortometraggi sono quelli comuni a gran parte della scena italica con alcune differenziazioni da fare: dalla parte dei "contro" vi è un uso eccessivo della voce fuori campo che, pur risolvendo alcuni problemi (scrittura dialoghi, recitazione...) ne crea altri (monotonia, senso di intellettualismo/paternalismo...). Quando la voce fuori campo non c'è spunta spesso l'eterno e irrimediabile problema di ogni corto che si rispetti: la recitazione. Dizione, espressioni facciali, movimenti del corpo sono tutti elementi qualitativamente insufficienti in questo tipo di produzioni e si spazia dal "troppo incerto" al "troppo urlato" (per esempio nel caso di Week End dove al tono gridato non corrisponde un dialogo fin troppo calmo, quasi riflessivo: persone in quel dato frangente difficilmente parlerebbero in quel modo). E la recitazione approssimativa rovina del tutto anche la riflessione fondante ce troviamo alla base de L'albero di S. Martino: si tenta di dimostrare che chiunque può girare il suo personale Blair Witch Project e si finisce con il dimostrare l'esatto contrario: senza le abilità interpretative di una Heather Donahue, di un Michael Williams o Joshua Leonard diventa impossibile accostarsi al modello di riferimento.

Intravediamo due percorsi possibili per la Filmhorror, uno ci sembra "evolutivo" mentre l'altro potrebbe portare a un progressivo affossarsi. Da un lato c'è il confrontarsi con il cinema di genere, cosa che funzionerà se si avrà l'accortezza di assimilarne i linguaggi e le tematiche senza lasciarsi tentare da intellettualismi vari, cercando di tenere soggetto e dialoghi "in basso", non c'è bisogno di volare alti ogni minuto per dimostrare chissà che cosa, è più apprezzabile un discorso di ottimo artigianato piuttosto che giocare a tutti i costi la carta dell'artisticità compiaciuta. D'altro canto si avverte in certi corti (penso soprattutto a Tumulo su Elsinor o Ultima estate a Shell Beach) un compiacersi delle proprie (buone, sia chiaro) capacità di scrittura, cosa che è sempre negativa in chiunque: certi riferimenti alti (Shakespeare...) sono del tutto inadeguati.

Cosa c'è di buono nella Filmhorror? Parecchie cose "in germe".

Ottima capacità organizzativa: unire le forze permette di uscire da certe prigioni (mentali e "fisiche"), attingendo a maggiori risorse di tutti i tipi (umane, tecniche e, perché no, anche economiche).

Un livello tecnico già adeguato ai mezzi a disposizione.

Grande cura per il sonoro (lato spesso trascurato in questi ambiti).

Potenziale di crescita enorme, probabilmente il più alto nel panorama italiano, se sapranno confrontarsi con critica e pubblico e se sapranno "controllare" l'uno le ambizioni dell'altro. Lavorar in gruppo può portare a due effetti diametralmente opposti: da un lato può nascere la sindrome del "quanto siamo bravi", il livello di autocritica scende sotto i livelli minimi e l'autocompiacimenti offusca tutto. D'altro canto i vari membri possono invece controllare e criticare il lavoro degli altri eliminando sul nascere possibili difetti che, chiaramente, non spiccano all'occhio del diretto interessato.

Lo staff della filmhorror.com è composto da: Cristiano Stocchi (regista), Maurizo Gambini (regista), Francesco Cortonesi (sceneggiatore e addetto alle pubbliche relazioni), Giancarlo Cungi (organizzazione), Marco Landi (webmaster) e Marco Zolin (redazione e addetto stampa).

Abbiamo incontrato Francesco Cortonesi e ne è nata l'intervista che ora vi proponiamo:

HM: Come e quando nasce il progetto Filmhorror. Cronistoria di una genesi, persone coinvolte e tutto il resto...

FC: Ho conosciuto Cristiano Stocchi e Maurizio Gambini nel 1999. Avevo da poco finito di fare un cortometraggio, “Frames of mind” con un altro regista. Il cortometraggio era andato benissimo, ma con questo regista la situazione era ormai diventata esplosiva. Non ci sopportavamo più e il suo modo di intervenire sulle mie storie mi mandava in bestia. Anche in quel progetto eravamo un gruppo di tre, due sceneggiatori, io e Jonny Baldini e questo regista appunto, ma non facevamo horror, era più roba d’atmosfera un po’ “intellettualoide”, insomma non mi convinceva, mi annoiavo e perciò avevo preso la decisone di scendere dal carro.

Nel frattempo invece Cristiano e Maurizio avevano fondato la Tuxedomovie, facevano cortometraggi molto “allucinati”, roba strana, non horror. Anche il loro gruppo andava molto bene nel panorama italiano ma non avevano nessuno che gli scriveva le storie. Lavoravano sul “concept” più che sulla sceneggiatura. Una sera, all’uscita da un cinema, ho conosciuto Cristiano. Ci siamo messi a parlare di film e ci siamo accorti che ci piaceva lo stesso cinema horror, ascoltavamo la stessa musica dark e tifavamo persino per la stessa squadra, la Sampdoria, perciò l’idea di fare qualcosa insieme è stata una logica conseguenza. Sono entrato a far parte della Tuxedomovie e ho subito trovato un ambiente splendido, inoltre poco dopo la Tuxedomovie è stata eletta dalla rivista Videotecnica “miglior gruppo Filmaker italiano dell’anno”.

In quello stesso anno, ad un certo punto ero finito, neppure ricordo come, a lavorare in una casa di produzione, a Milano, per un film su un bambino sordo che scopre il senso della vita imparando suonare il bongo.

Il tipo che dirigeva la sezione cinema era uno veramente assurdo, uno che mangiava quello che mangiano gli astronauti ed era convinto di non prendere l’Aids grazie alla meditazione, veramente. So che sembra impossibile ma è così. Perciò dopo un po’ me ne ero tornato a casa a fare l’insegnante. Era fastidioso sentire questo tipo parlare ogni giorno e dare ordini, voglio dire c’è un limite a tutto, non puoi dare il potere a qualcuno che si crede sullo spazio e vive nel quartiere Precotto.

Così una volta tornato a casa ero rientrato subito nella Tuxedomovie. A quel punto era però necessario darsi una mossa e passare finalmente all’horror e così abbiamo deciso di fondare la Filmhorror.com. Tieni presente che quattro o cinque anni fa non era come adesso, non c’erano concorsi dedicati esclusivamente al genere, perciò fare un cortometraggio horror era una scommessa totale riguardo ai concorsi, ma a nessuno di noi importava qualcosa dei premi, ci interessava più fare finalmente il cinema che ci era sempre piaciuto.

HM: oltre al circuito dei festival, quali altri metodi attuate per diffondere le vostre opere?

FC: Beh, non è che ci siano poi così tanti modi. I festival sono in aumento, alcuni sono dei veri e propri concorsi, altri sono delle rassegne, una sorta di vetrine e questo, rispetto a qualche anno fa, è diventato un ottimo modo per far vedere i propri lavori. Poi naturalmente c’è la stampa. Per fortuna ci sono riviste che si sono accorte del movimento indie horror italiano e hanno cominciato a parlarne. Credo sia stato un vero passo in avanti e per questo siamo grati a “Nocturno” o “Buio in sala”, tanto per fare due nomi. E naturalmente c’è il mondo web. Internet da questo punto di vista è una vera rivoluzione. Negli ultimi tre anni sono nati tantissimi siti che si occupano dell’horror indie italiano e questo ci ha permesso di farci conoscere. Una sorta di passaparola virtuale che parte dai forum e finisce per arrivare alle redazioni dei siti in questione. Se aggiungi che il nostro stesso sito è diventato un punto di riferimento nazionale dell’horror indipendente, ecco allora che hai un quadro completo.

HM: Tanto per rendere l'idea ai lettori, generalmente un vostro corto come nasce? Si parte da un soggetto che viene discusso e portato a livello di script, usate lo storyboard o solo la sceneggiatura? Quante persone vengono coinvolte di media e di che costi stiamo parlando?

FC: Ecco, il punto è che noi siamo come una sorta di gruppo rock. Ognuno fa principalmente la sua cosa, un po’ come in un gruppo rock dove il chitarrista difficilmente finisce a fare il batterista. Io mi occupo di solito del soggetto e della scrittura della sceneggiatura, Cristiano e Maurizio si occupano della regia. Ed è il nostro atteggiamento che prevale su tutto. Così, quando io porto un soggetto, l’idea viene discussa attorno ad un tavolo con sopra della birra. Ognuno dice le problematiche riguardo a ciò che gli compete. Poi passiamo allo storyboard.

Sara, la moglie di Cristiano e Sabina, la moglie di Maurizio si occupano di quello, fanno i primi disegni le prima tavole. E’ normale che facciano questo perché sono le mogli dei registi e i registi sanno come vogliono lavorare sul mio soggetto, cosa vogliono inquadrare…

Successivamente passiamo alla produzione esecutiva, e allora Giancarlo Cungi ci dice quanti soldi abbiamo, quanto possiamo spendere e se possiamo trovare qualcosa gratis. In genere la parte dei soldi che possiamo spendere la sbrighiamo subito, e’ quella sulle cose che dobbiamo cercare gratis che ci porta via del tempo.

Insomma, siamo un gruppo dove ognuno fa la sua parte. Ognuno ha poi il suo carattere, il suo modo di vedere le cose, così qualche volta litighiamo, ma mai per i soldi.

HM: Quanti e quali i corti realizzati fino a questo punto?

FC: Come filmhorror abbiamo realizzato sei cortometraggi, tutti di genere diverso. Siamo passati dal trash di “Segnali nel grano” ad un omaggio agli horror anni 80 con “Week END”, Abbiamo fatto fantascienza con “Ultima Esate a Shell Beach” e “Tumulo su Elsinor”, una storia apocalittica con “Matrimonio in collina” e persino una sorta di The Blair Witch Project con “L’albero di San Martino”.

Non credo che The Blair Witch project possa essere considerato cinema, quindi non credo che lo possa essere considerato “L’albero di San Martino”. Si tratta di qualche altra cosa, che sta a mezzo tra il reportage e la fiction, ma non è cinema. Tra l’altro non è nemmeno un’idea così originale. Negli anni 70 roba di questo tipo era molto in voga. E’ una cosa interessante, ma molti hanno pensato vedendo “The Blair Witch poject” “Cavoli, una cosa del genere posso farla anche io!”. Ed è vero. Noi lo abbiamo dimostrato. Chiunque può fare una cosa del genere, ma non è cinema. Ad ogni modo c’è gente che pensa che “L’albero di San Martino” sia più spaventoso di “The Blair Witch Project” e questa è una cosa che ci riempie di orgoglio.

Ah, poi abbiamo fatto un videoclip per il cantante Mauro Petrarca. Si tratta di un video molto dark, stano, e con un “concept” che ci sembra interessante.

Come vedi non abbiamo fatto solo horror quindi, ma l’etichetta film horror ci piace, suona bene. Non siamo di quelli che hanno paura di essere etichettati, crediamo che l’horror possa essere un genere trasversale, non soltanto qualcosa che necessariamente parla di mostri. Noi amiamo l’horror e l’horror ci ama.

E’ questo quello che conta.

HM: Abbiamo già avuto occasione di parlare della morte delle produzioni horror in Italia riconducibile storicamente all'entrata della televisione nel circuito produttivo a partire dalla fine degli anni 80. Accertata la morte del paziente, vi è qualche sistema per riportarlo in vita?

FC: Beh è difficile dirlo. Sono convinto che il futuro del cinema sia il cortometraggio Ogni volta che lo dico c’è sempre qualcuno che si sorprende, ma a me sembra perfettamente logico.Nel mondo tutto si muove più velocemente rispetto agli scorsi decenni, non vedo perché qualcuno dovrebbe passare tanto tempo dentro un cinema per vedere una sola storia. Ogni volta che le luci di un cinema si accendono sembra che sia suonata la campanella della scuola. Facci caso, nessuno si ferma solo per un secondo a riflettere, a leggere i titoli di coda, tutti si alzano istantaneamente pronti a dimenticare quello che hanno appena visto e a passare a qualcos’altro. E’ agghiacciante, ma è la realtà. Perciò io credo che se anche apparentemente la durata dei film sembra essersi in qualche modo “allungata” questo sia il canto del cigno. Tra un po’ di anni la gente andrà a vedere una serie di cortometraggi al cinema, in modo di prendersi, che so, sei storie al prezzo di una. Inoltre uno potrà andarsene quando vuole. Vedere tre storie e poi via, di corsa a fare qualche altra cosa. Mi sembra un quadro realistico, potrei sbagliarmi ovvio, però… Perciò se mi chiedi quale è il sistema per riportare in vita il cinema horror italiano ti dico, beh, un ipotesi potrebbe essere quella di investire sui cortometraggi visto che mancano i soldi per fare i film. Ci sono un mucchio di festival internazionali di genere, le pay tv hanno forse maggior possibilità di far girare certe cose, perché quindi non produrre buoni cortometraggi e presentarli nel mondo? Secondo me sarebbe un ottimo modo per riportare l’attenzione sul nostro paese.

HM: A prescindere dal discorso monetario/distributivo, quali altri elementi ti sembrano latitare in modo particolare nel circuito horror indipendente?

FC: Non so, in questo momento c’è un po’ di caos, il che è un bene perché dal caos non può che venir fuori una cosa buona, ma è ancora presto per parlare di veri elementi che mancano nel circuito horror indipendente. Potrei dirti che manca un po’ di “coraggio”, la voglia e la capacità di lavorare nelle storie, ma che senso può avere parlarne adesso, quando questo movimento horror indipendente esiste da così poco tempo?

Credo potremo fare un analisi del genere solo quando saremo in grado di dire ” ok, abbiamo distrutto tutto quello che c’era prima, adesso ripartiamo da zero”, ci sono però ancora un mucchio di cose da fare. E da distruggere.

HM: A quali progetti state lavorando attualmente?

FC: Accidenti, i progetti della Filmhorror di qui ai prossimi mesi sono così tanti che solo a pensarci mi vengono i brividi. Mi chiedo dove troverò tutto il tempo necessario.

Prima di tutto c’è un cortometraggio, il titolo provvisorio è “Vendetta” e la regia è stata affidata a Vincenzo Cervoni, mentre la Filmhorror si occuperà della produzione esecutiva. E’ una storia molto breve che ho scritto due anni fa. Avevo intenzione di scrivere qualcosa di definitivo sui serial killer, perché proprio non se ne può più di questo genere di racconti e lo stesso vale per i film. Volevo scrivere qualcosa che facesse dire a chi vedeva il cortometraggio “Ok, adesso non posso proprio vedere altro che possa aggiungere qualcosa a questo discorso, è finita”.

E’ per questo che ho scritto il racconto.

Poi c’è il sito. Lo stiamo aggiornando e forse nel momento in cui questa intervista va on line, questo aggiornamento è gia stato fatto. Ad ogni modo se siete nello spazio tempo in cui questa cosa è gia accaduta è inutile che ve ne parli, potete vederlo da soli, se invece non ci siete, beh… non voglio rovinarvi la sorpresa.

Infine abbiamo intenzione di fare un nuovo cortometraggio tratto da un mio soggetto di qualche anno fa. E’ qualcosa a cui pensiamo da allora, ma non siamo mai riusciti a girare perché è molto impegnativo. Si tratta di una sorta di fantascienza erotica che indaga sul controllo della massa attraverso il sesso. Mi sembra un argomento abbastanza attuale visto che viviamo in una società dove il sesso è usato come oppio.

HM: Vuoi ricordare ai lettori quali saranno i prossimi appuntamenti festivalieri in Italia nei quali si potranno vedere vostre opere?

FC: Beh, direi che l’appuntamento principale è il Cuveglio film festival che si tiene vicino a Varese, a Cuveglio appunto. E’ la seconda edizione e lo scorso anno sono rimasto impressionato da quanta gente ci fosse. Nessuno si aspettava che in un paese in culo al mondo potesse tenersi un festival così bello, eppure è andata così, è stata una sorta di miracolo, di quelli che dici “Cavoli, c’ero anch’io!”. Sappiamo che quest’anno hanno organizzato grandi cose e non vediamo l’ora di andare. Poi ad Aprile c’è una rassegna di cortometraggi horror italiani a Barcellona. E’ la dimostrazione di come il nostro cinema horror indie, nonostante sia il più povero d’Europa, attiri l’attenzione anche degli stranieri. Probabilmente perché, nonostante tutto, ci sono buone idee e un pubblico abituato lo capisce che siamo poveri ma belli.

Noi a questa rassegna abbiamo mandato “Week END” e “Matrimonio in collina” e siamo curiosi di sapere cosa dirà il pubblico spagnolo. E’ una sensazione molto bella quella di far vedere i propri lavori in un paese straniero, davvero.

Nel salutare Francesco ricordiamo a tutti quanti di visitare il sito della Filmhorror dove potrete trovare maggiori informazioni e acquistare i cortometraggi di cui abbiamo parlato.