Nicola Lombardi, membro a pieno titolo della HWA (Horror Writers Association), è l'autore de La Cisterna, romanzo horror uscito per i tipi della Dunwich Edizioni. Dalla quarta di copertina:

Nuovo Ordine Morale. Una feroce dittatura morale. Un nuovo sistema carcerario estremo in cui le Cisterne rappresentano il terribile strumento per una radicale epurazione della società.

Giovanni Corte, giovane pieno di speranze, conquista l'ambito ruolo di Custode della Cisterna 9, nella quale dovrà trascorrere un anno. E comincia così per lui un cammino – inesorabile, claustrofobico, allucinante – lungo gli oscuri sentieri dell'anima umana, verso il cuore buio di tutti gli orrori che albergano dentro e fuori ciascuno di noi.

Ed è un vero e proprio cammino interiore quello che il protagonista, Giovanni Corte, compie, e il lettore con lui, in una cupa storia ambientata in un futuro prossimo dominato dal Nuovo Ordine Morale, una sorta di regime verso i cui dettami Giovanni si attiene scrupolosamente. Anzi, lui è fiero del ruolo che ricopre, Custode della Cisterna 9 – un civile in mezzo ai militari –, perché ha faticato per raggiungere quella posizione, dagli esami psicoattitudinali al colloquio con il generale Aurelio Stevanich, l'uomo a capo di quel sistema carcerario. La Cisterna, quindi, non è altro che l'ultimo grande contenitore dei peccati umani, dove malviventi, stupratori, “rivoluzionari”, non troveranno qui la loro redenzione, ma solo agonia. E Giovanni ne sarà l'esecutore, il boia. Presto le sue giornate saranno scandite dalle esecuzioni, letture, televisione, un po' di ginnastica e poi ancora esecuzioni. E se all'inizio potrà rimanere sconvolto per la spietatezza e la crudeltà di quel luogo, ben presto tutto quanto diventerà routine. Tuttavia, dietro l'angolo si nascondono gli incubi, i sensi di colpa, forse qualcuno o qualcosa che cerca di far vacillare il suo equilibrio mentale, le sue sicurezze, forse il sistema stesso su cui si basa quella nuova e intransigente realtà.

La Cisterna è un romanzo cupo, ma forse la parola che lo descrive meglio è “denso”. È densa la scrittura, con un linguaggio comunque fluido, talvolta contornato da qualche parola ricercata, di uso meno comune; è denso “visivamente” lo stesso formato del libro, perché il carattere editoriale utilizzato è più piccolo della media che oggigiorno si riscontra nei romanzi.

Il punto di vista è quello del protagonista, ma raccontato in terza persona, quasi che Lombardi abbia volutamente tenuto il lettore leggermente scostato dall'impatto che avrebbe potuto avere l'uso della prima persona; come se ci venisse data la possibilità di ponderare quello che sta succedendo al protagonista, pur mantenendo un minimo di distacco emotivo che l'uso della terza persona consente. Ma è difficile, perché il coinvolgimento è comunque totale.

I personaggi secondari della storia sono le guardie che scortano i condannati alla Cisterna. Giovanni non ne conosce i nomi, così affibbia loro dei nomignoli a seconda delle varie caratteristiche fisiche. E poi un dottore, il quale viene a controllare la salute fisica di Giovanni, ma soprattutto se il suo equilibrio mentale stia reggendo. Certo, perché Giovanni non è solo il custode di una Cisterna, ma di centinaia di condannati che stanno “scontando” la loro pena. Non li vede, non li sente, ma rimangono una muta e inquietante presenza attorno a lui, e soprattutto dentro la sua mente. 

La considerazione, e quindi l'orrore più grande, forse, è quello di poterci ridurre un giorno, senza rendercene conto, alla stregua di tanti Giovanni Corte: uomini che vivono la propria realtà senza chiedersi se ciò che li circonda sia giusto o sbagliato, divenendo così degli inconsapevoli esecutori di un volere più grande.

La Cisterna è un romanzo equilibrato, perfettamente riuscito. In appendice troviamo un racconto scritto sempre da Lombardi, che fa da corollario alla storia principale, in quanto affronta il punto di vista di un condannato prima di essere portato alla Cisterna.

Una lettura assolutamente consigliata, quindi, e non solo per le notti insonni che ci farà trascorrere rivivendo i cupi orrori che da essa trasudano, quanto per le domande che questo romanzo ci costringe a porci. Una fra tutte: siamo sicuri di non vivere già rinchiusi in una gigantesca Cisterna, metafora di una società che giorno dopo giorno ci ha “addomesticato” a una vita routinaria, tesa soltanto alla propria sopravvivenza?