I Kupid’s Kurse vengono da Bellinzona, Svizzera, esistono dal 2007 e Decahedron è il loro album di debutto uscito a fine settembre per Revalve Records. La press release della label li presenta come una band “che fonde in maniera molto personale le bordate death metal di ultima generazione a partiture più narrative e atmosferiche, il tutto condito con tematiche di natura horror e sci-fi che conferiscono un ulteriore tocco di classe e malvagità ad un platter che si preannuncia imperdibile per fan e cultori di band come Black Dahlia Murder, Amon Amarth, Dimmu Borgir”.

Con una presentazione così non mi sono voluto lasciare sfuggire l’occasione di ascoltarli, e il teaser messo online dalla Revalve prometteva in verità molto bene: Foreboding Visions è un pezzo roccioso, atmosferico, cupo, con un bel riff chitarristico sulla strofa sulla quale le due voci black e death si amalgamano bene, con in più un ritornello minaccioso d'impatto, spunti di produzione interessanti tra cui l’effetto alla fine del primo ritornello di rallentare la canzone fino a fermarsi, come se si fosse staccata d’improvviso la spina a un giradischi, e soprattutto l’outro affidato alle sinistre note di un pianoforte sul quale si inseriscono piano piano i suoni radio in frequenza media come a voler cercare il contatto con mondi distanti, effetto molto riuscito (le ricerche di radio AM, specie in notturna quando si captano voci e suoni in lingue improbabili hanno sempre avuto una grande suggestione su di me. Mi tolgo il cappello davanti a questa finezza a opera dei Kupid's Kurse).

Purtroppo il resto di Decahedron non è agli stessi livelli di Foreboding Vision: dopo la terza canzone le due voci stuccano, i riff saturano atmosfere, e il “molto personale” promesso prima dell’ascolto del disco lascia spazio al “già sentito”. Va detto che tecnicamente il quintetto è molto valido: la preparazione e l'affiatamento che hanno portato al disco sono evidenti, ma è forse proprio la personalità che manca tranne forse nell’uso delle tastiere in alcuni momenti (azzeccatissime per esempio nel ritornello del terzo brano The Blight e altri inserimenti in srile “sci-fi” ad esempio all’inizio di The Modern Prometeus, e nella conclusiva Lunar Mutation, gli altri due brani  oltre Foreboding Visions che hanno qualche altro spunto interessante). A chi si aspetta partiture narrative e atmosferiche dico subito che di queste c’è ben poco, a parte una breve intro in Engulfed by Darkness e la già citata Lunar Mutation, il brano di grande drammaticità e anche il più stutturalmente complesso, mentre invece a farla da padronesono pezzi veloci, tirati e come già detto molto ben tecnicamente suonati.

Forse mi sono creato troppe aspettative leggendo il comunicato. Anche se la band ha più che buone premesse per far parlare di sé in futuro, Decahedron è un disco da non avere a tutti i costi.