Settimo album in studio per la brutal death metal band Suffocation: Pinnacle Of Bedlam (Nuclear Blast) è stato rilasciato lo scorso 15 febbraio ed è il secondo album, dopo Pierced From Within, dove non compare il batterista Mike Smith (tralasciando la collaborazione nell'ultima traccia Beginning Of Sorrow). Il nuovo full lenght sancisce infatti il ritorno del batterista Dave Culross (Malevolent Creation), che sostituì Mike Smith nel 1994 e registrò insieme alla band l'EP Despise The Sun.

Pinnacle Of Bedlam è stato registrato presso i Full Force Studios di New York, dallo storico collaboratore della band Joe Cincotta; il mixing e il mastering è stato affidato al produttore Zeuss (Hatebreed, Arsis, Suicide Silence), mentre l'artwork è stato realizzato dall'artista Raymond Swanland (Deeds Of Flesh, Psycroptic). Le aspettative in merito a Pinnacle Of Bedlam sono state molte, soprattutto a seguito di Blood Oath, disco considerato flop a causa della sperimentazione in ambito deathcore. Saranno riusciti, questa volta, i Suffocation a soddisfare i propri fan?

Niente indulgenza con Cycles Of Suffering, entra a gamba tesa spezzando ossa e lasciando sgorgare la violenza più nera: si fa valere dietro le pelli la new entry Dave Culross, che picchia duro e insiste sul tasto della prepotenza, assieme alle chitarre frementi e alla voce animalesca. Un fiume di note ben studiate, e ottime dal punto di vista compositivo, travolge l'ascoltatore già sfinito dalla martellante forza brutal; la misericordia dei Suffocation si fa sentire sul finale, quando il brano lascia il pedale dell'acceleratore, preferendo quello della lenta ma inesorabile furia. Un torrente rosso sangue che travolge l'ormai cadaverico ascoltatore, che sbatte su scogli dissonanti e mostruose creature inferocite e urlanti.

Sulla stessa linea per niente amichevole prosegue Purgatorial Punishment, la quale prende il via con un riff di chitarra eccellente ed elettrizzante. La batteria martella instancabile, la voce, grave e roca, è impietosa: l'effetto reso dal ritmo incalzante rende una sensazione paragonabile a quella che si potrebbe immaginare di un elettro shock. Al contrario di Cycles Of Suffering, Purgatorial Punishment ha un inizio più pacato a livello di tempo, ma esplode in una pioggia di colpi di mitragliatrice sul finale: se questa è la punizione del purgatorio, è meglio non immaginare come potrebbe essere l'inferno.

Le note di chitarra che aprono Eminent Wrath danno l'impressione di trovarsi al centro di un tornado: al comparire della voce, si inspessiscono le dinamiche di batteria e di chitarra, infondendo una sensazione di compiacimento sanguinolento. In questo pezzo si nota in particolare l'abilità ormai constatata dei Suffocation nella qualità di composizione: il ritornello è distruttivo e crudele in modo ponderato, gli stacchi e le successive sfuriate si alternano al momento giusto. È un pezzo che fa venire le convulsioni, digrignare i denti e lascia un piacevole senso adrenalinico.

As Grace Descends ha inizio con un riff di chitarra acido sul quale vanno a piazzarsi, possenti, gli altri strumenti e la voce; le dinamiche sono spietate e spedite, le sei corde si incendiano, la voce è più prepotente che mai. Una corsa all'impazzata verso un vuoto delizioso e diabolico, che appare circa a metà brano, quando tutti gli strumenti si danno una calmata: prendono in pugno la situazione le chitarre e ha modo di manifestarsi uno spinoso assolo eccellente e voluttuoso. La tregua ha vita breve, il pit si riempie di nuovo, ancora una volta tutti contro tutti, per un moshing finale infiammato, impazzito e insano: a fermare il caos, è un colpo di growl animale, che riecheggia negli ultimi secondi di brano.

Di fronte a Sullen Days, e all'arpeggio di chitarra pulita iniziale, viene da chiedersi se inavvertitamente sia cambiato disco o se i Suffocation abbiano deciso di muoversi in sordina. La situazione è quasi angelica, soave, gentile ma le note dissonanti pizzicate delle corde del basso, lasciano intendere che la situazione si stava solo caricando e gonfiando: ecco di nuovo comparire un'esplosione di brutalità, una macchia di pus che sporca un abito da sposa appena indossato. Il pezzo sembra ancora più cattivo, dato l'inizio melodico, e i picchi dissonanti rendono una sensazione pungente: le chitarre corpose e piene lasciano modo alla voce di esprimere tutta la propria bestialità, per poi tornare, sul finale, a carezzare le corde gentilmente, riallacciandosi all'arpeggio iniziale.

Giungiamo alla title track, una delle tracce migliori dell'intero lavoro. Dopo un'iniziale sfuriata delirante e senza pietà, compare un bellissimo assolo emozionale, il quale scema lentamente per lasciare di nuovo spazio al martellante ritmo iniziale: il cambio di tempo che precede il finale ha e dà una carica pazzesca, evocando violenza e sudore marcio. Volano denti e sangue, in quella che si presenta come una rissa musicale tra Suffocation e un ascoltatore ben caricato e cucinato lentamente nel livore. 

Una marcia di demoni si muove con My Demise di sottofondo. Il riff corposo di chitarra è un piacere estatico, un'iniezione gratuita di impetuosità: il pezzo è più pacato nel ritmo rispetto ai suoi predecessori, e anche in questo caso troviamo un assolo di chitarra che fa venire i brividi. Fanno seguito una scarica di blast beat e un inframezzo di basso molto groovy, quando ecco che una cascata di mazze chiodate colpisce l'ascoltatore: i pungenti tocchi di chitarra e la voce corposa trafiggono i timpani, mentre la batteria colpisce senza misericordia.

Un terremoto scuote il suolo con Inversion, che si presenta subito con un blast beat e un riff di chitarra acido e corrosivo. Il brano non dà spazio al prender fiato, è una corsa contro un doloroso destino livido: l'ascolto si schianta nuovamente sull'assolo, tecnico e godereccio al punto giusto. Non è una tregua, è un modo per poter pulire gli strumenti insanguinati che tornano a decapitare e mozzare subito dopo. Sul finire il brano prende una piega ancor più violenta e sudata, i nervi si tendono da soli e come un boia recide una testa, un colpo secco e la fine è netta.

Senza troppe smancerie, Rapture Of Revocation inizia subito corposa e densa di aggressività. Una sassaiola continua a timpani e nervi da parte della batteria incessante, delle chitarre dai riff intriganti e dalla voce instancabile: blast beat nel ritornello e un inesorabile giro di chitarra convulsivo. Il pezzo presenta dinamiche di composizione eccellenti, non accenna a demordere in quanto a resistenza, è una corsa in salita stancante e violenta: sul finire il cambio tempo proposto è veramente azzeccato, con toni piuttosto thrash, e la conclusione propone uno sfumato ben riuscito.

Se non poniamo fine alla guerra, la guerra porrà fine a noi diceva lo scrittore H. G. Wells, e giunti a Beginning Of Sorrow (ri-registrazione dell'omonima traccia presente in Breeding the Spawn), l'ultima traccia di Pinnacle Of Bedlam, ci rendiamo conto che la guerra ha tutte le intenzioni migliori di porre fine a noi, a chi ascolta, a chi è stremato dall'esplosione animale dei Suffocation. Il pezzo inizia immediatamente con un violento blast beat, sul quale si incorniciano le chitarre agitate e la voce indiavolata: un ottimo stacco di basso, e di nuovo riprende vita il manicomio violento e strumentale. Beginning Of Sorrow è un brano che fa venire il fiatone e nel quale i musicisti riescono a dimostrare le proprie capacità compositive ed esecutive, oltre alla propria instancabilità. 

Pinnacle Of Bedlam è il disco che farà gioire i fan dei Suffocation che avevano storto il naso con Blood Oath: con questo lavoro le budella busseranno dall'interno per poter uscire fuori e macchiare il mondo di sangue e interiora. Con Pinnacle Of Bedlam i Suffocation hanno piantato saldamente i piedi nel suolo creato da loro stessi, dimostrando la loro naturale inclinazione rissosa, nel fare brutal death metal. Il disco è un foro di proiettile tra gli occhi, riesce a dare carica e a saziare il gusto estetico al contempo in modo ottimale: la registrazione è di qualità eccellente, la composizione è quella che ci si aspetta da un gruppo con 23 anni di esperienza sulle spalle e l'aggressività è quella di un branco di demoni inferociti. La violenza che scaturisce da Pinnacle Of Bedlam è melmosa e densa, si attacca all'epidermide e non accenna ad andarsene; il disco non sarà apprezzato solo dai fan dei Suffocation, ma anche da chi di brutal death non ha mai sentito parlare o da chi non ha mai avuto intenzione di sperimentare l'ascolto di questo genere. Perché? Perché è la soluzione migliore per staccarsi di dosso le rabbie quotidiane, senza finire in gattabuia.