Mentre sulla campagna avanza la notte, e l'aria si fa fredda, la gente del paese si raccoglie intorno al fuoco per parlare di spettri e di streghe. Si esorcizza ciò che fuori si confonde con le ombre e sogghigna. I racconti, sussurrati nel silenzio vigile, si fanno esorcismo. La paura evocata dalle parole scaccia quella vera, che urlando nella notte, s'allontana dalla comunità, solcando valli, boschi e cieli stellati con grandi passi fatti di vento ed echi sinistri.

La veglia vince la paura, e al tempo stesso le evoca. Ciò che è lontano e soprannaturale, e fa accapponare la pelle, tornerà di notte in notte, a bussare alle nostre porte: e forse è meglio aprire la porta, e guardare il terrore da vicino. Forse bisogna raccontarlo, e ascoltare chi dalla paura trae storie che fanno di ogni brivido un esorcismo e di ogni sospiro uno scongiuro.

E' un evento senza tempo, la veglia. E in un paese ugualmente senza tempo, Triora (IM), un pubblico fortunato ha potuto godere di una veglia notturna di fortissima suggestione. Danilo Arona, scrittore talentuoso di gotici orrori, ha giocato col terrore come un prestigiatore avrebbe fatto con cilindri e colombe. Con lui Fabio Larcher, editore da sempre sensibile al richiamo del soprannaturale, Gianfranco Nerozzi, Gian Maria Panizza e Riccardo Fassone, ovvero gli autori di quel piccolo grande evento editoriale che è Le tre bocche del drago (Larcher, 2004).

Fabio Larcher, Ivo Torello, Danilo Arona
Fabio Larcher, Ivo Torello, Danilo Arona

E' raro assistere a una presentazione del genere: organizzata nello stesso luogo in cui è ambientato il romanzo, Triora, s'è svolta sulla traccia di quel che il romanzo racconta: appunto un incontro con cui evocare ed esorcizzare gl'incubi.

Le tre bocche del drago non è un'antologia di racconti, ma un vero e proprio "romanzo ibrido", scaturito dalla mente di otto scrittori che hanno lavorato l'uno indipendentemente dall'altro. Ovvio, allora, che anche la presentazione di un libro tanto bizzarro fosse a sua volta bizzarra: gli autori hanno parlato di bambini terrorizzati dal buio (Nerozzi, dopo un bicchierino di grappa), di spettri disperati (Panizza) e di crudeli maledizioni (Fassone). Arona e Larcher hanno raccontato la genesi del volume, forse guidata da un'autorità superiore, mentre il sottoscritto, in veste di narratore aggiunto, non ha perso l'occasione per dimostrarsi assai felice di terrorizzare il prossimo.

Gianfranco Nerozzi, Gian Maria Panizza, Riccardo Fassone
Gianfranco Nerozzi, Gian Maria Panizza, Riccardo Fassone

Le copie del libro sono andate letterarmente a ruba. L'augurio è quello che la stessa cosa possa succedere nelle librerie. Perché Le tre bocche del drago, oltre a essere un ottimo libro, è forse il più chiaro segnale che l'editoria offra in questo momento circa la via "soprannaturale" dell'horror (che si potrebbe chiamare "gotica", come ha ricordato Danilo Arona). Una via che, dopo anni di incertezze, travestimenti, mimetismi vari, appare feconda di straordinari incubi a venire. Incubi in puro stile Lovecraft, naturalmente.