Esistono simboli di inaudita potenza, talmente radicati nel nostro inconscio che nessun illuminismo, mai, sarà in grado di esorcizzarli. Simboli come fondamenta, elementi costitutivi della psiche stessa di ogni essere umano. Ecco perché un brivido davanti alla Tempesta, al Bosco Notturno, a certe rappresentazioni primitive degli Dei o della Sessualità Femminile. Ecco perché il Deforme, ovverosia il completamente diverso, e l'Identico, sia esso un gemello, uno specchio, un simulacro o un clone, esercitano su di noi - in egual misura - attrazione e repulsione.

Il simbolo, proprio perché tanto potente, è anche troppo ingombrante per la rappresentazione "realistica". Neppure le puntigliose cronache dei casi di Sigmund Freud, Oliver Sacks o Ronald Laing riescono a contenerlo, nemmeno quando parlano di delirio e follia. La scienza, davanti al Simbolo e al potere dell'incoscio, si ritrova inevitabilmente a compliare cartelle cliniche, a dare un nome ai sintomi, e a osservare. Mettere un Simbolo come il Doppio in un contesto realistico è come far esplodere un bomba atomica in una scatola da scarpe e pretendere di salvarsi. Ma una narrazione quanto più simile al sogno, slegata dal contingente "qui & ora", dall'autismo dell'attualità, può invece raccontarlo e, raccontando, provare a catturarlo sulla carta.

Non è un caso se il sottotitolo dell'antologia curata da Guido Davoco Bonino sia: "racconti fantastici sul Doppio". Perché la dimensione fantastica è l'unica a poter assolvere un compito tanto arduo: raccontare il Doppio, che di tutti i Simboli è forse - oggi - quello più potente.

L'antologia, edita dall'Einaudi e composta da 24 racconti, ci offre la possibilità di confrontarci con le immagini riflesse, gli alter ego gemellari, gli "Io diviso" sortiti dalla fantasia di molti maestri assoluti: troviamo racconti di E.T.A. Hoffmann, Franz Kafka, Gogol, Robert Louis Stevenson, Joseph Conrad, Herbert George Wells, Virginia Woolf, Nathaniel Hawthorne Edgar Allan Poe Henry James, Théophile Gautier Guy de Maupassant, Jorge Luis Borges dove il Doppio, sia esso fantasma o estraneo o parte di noi, ci mostra tutto il suo orrore. L'orrendo potere che si sviluppa dalla perdita di un'identità propria, stabile, e che si manifesta in quello che la psichiatria di Laing cataloga col nome di "risucchio": quando l'Altro diventa Noi, ci imita al punto di sottrarci ogni nostra caratteristica distintiva, ci cannibalizza. E quando proviamo a ucciderlo, uccidiamo noi stessi. Non c'è scampo, come ci dicono Gogol, Poe, Stevenson. O come ci insegnano Luigi Pirandello e Ugo Tarchetti: al pari degli altri italiani presenti nell'antologia (Papini, Bontempelli, Savinio), conoscendo la via che dal "qui & ora" porta al fantastico e all'onirico, infatti, le loro pagine riescono a descrivere processi che erano attuali quando scrivevano, sono attuali oggi, mentre leggiamo, e saranno attuali sinché l'Uomo sarà Umano. E finché l'Uomo avrà il suo Doppio.

Io e l'altro, a cura di Guido Davoco Bonino

Einaudi, Collana: ETls - Tascabili (Letteratura Straniera) n. 1254

Pagine XIII-360 , Anno 2004, ISBN 8806170996