Al Romics 2005 (negli spazi della fiera di Roma), sabato 10 dicembre alle ore 15.00,

presso la Sala Palatina, Zoe Lacchei presenterà il volume Marilyn Manson Metamorphosis - The Art of Zoe Lacchei.

L'incontro sarà un'occasione per fare conoscenza con questa giovane artista che trae ispirazione dall'horror e dalla musica. Con un tratto elegante e pulito, Zoe ritrae personaggi fantastici dalle mostruose mutazioni corporee: demoni, angeli, pin-up che sembrano provenire dalle regioni più oscure dell'inconscio.

Zoe ha pubblicato numerosi lavori e partecipato a diverse mostre, ma ha raggiunto una certa notorietà nel 2004, realizzando 13 illustrazioni per il disco d'oro di Marilyn Manson (raccolte nel volume da lei presentato a Roma). Il suo ricco portfolio può essere visionato sul sito ufficilale: www.zoelacchei.com. Horror Magazine ha intervistato per voi questa artista che sa trasformare l'orrore in eleganza e bellezza.

Horror Magazine incontra Zoe Lacchei

Zoe Lacchei e la sua carlina Marilyn
Zoe Lacchei e la sua carlina Marilyn

I tuoi disegni spesso rendono omaggio al cinema e alla letteratura. Quali autori preferisci e quali hanno ispirato maggiormente il tuo modo di disegnare? E soprattutto, quanto sei stata influenzata dall'horror?

Per indole personale sono sempre stata attratta da tematiche piuttosto cupe e inquietanti. Il cinema ha giocato un ruolo chiave assieme a quello del fumetto e dell’illustrazione. Sono cresciuta vivendo all’interno di un mondo immaginifico tutto mio fomentato dalla continua visione di immagini e film basati su temi horror. La mia cultura personale spazia dai film grotteschi di Ed Wood a quelli più cervellotici e angoscianti di David Cronenberg, da L’esperimento del Dr. K alle produzioni horror giapponesi da alcuni anni approdate nel nostro paese.

Molta della della mia ispirazione è poi legata a quel panorama di registi di videoclip che, in alcuni casi, stanno dando un nuovo vigore al cinema internazionale: Floria Sigismondi, Mark Romanek, Chris Cunningham.

Nel mondo della letteratura prediligo autori come Oscar Wilde, Banana Yoshimoto e Yukio Mishima. A volte scelgo racconti brevi di illustri sconosciuti per poi dar vita a illustrazioni o a storie brevi a fumetti.

Hai un tratto molto pulito e personalmente, se dovessi fare un paragone, accosterei il tuo modo di disegnare a Enki Bilal o Manara. In generale, quali artisti e autori di fumetti ti hanno ispirata maggiormente nella ricerca di uno stile personale?

Devo dire che vedere il mia produzione accostata a nomi come Bilal e Manara suscita in me un moto di commozione. I loro nomi, assieme a quelli di Mignola e Brom, costituiscono una parte degli autori che hanno maggiormente influenzato il mio lavoro.

La fetta più grande spetta però ad autori giapponesi come: Yasushi Nirasawa (scultore e character designer tra i più famosi del Giappone), Range Murata (character e mecha designer di opere come Last Exile e Blue Submarine n°6, due serie animate andate in onda anche su MTV), Katsuya Terada (a cui dobbiamo il character designer del corto di animazione all’interno di Kill Bill vol 1) e Tsutomu Nihei (autore di Blame, fumetto edito dalla Marvel Manga).

Il mio stile è una fusione di due mondi tanto diversi eppure così incredibili, come sono le produzioni occidentali e quelle orientali, con un tocco di passione per i temi della storia dell’arte classica e un viscerale amore per Caravaggio, Michelangelo e Frida Kahlo.

Nelle tue tavole dedichi una grande attenzione al corpo e alle sue mutazioni. Da dove nasce questo interesse?

Fondamentalmente sono una persona che tende ad essere preda delle sue stesse fobie : il terrore e raccapriccio che permea i miei personaggi deformi è proprio dovuto alla fusione tra la mia conoscenza dell’anatomia e la variabile X dovuta ciò che non esiste in natura se non come “errore di calcolo”.

Ho sempre sostenuto che il termine “Mutazione” può essere applicato più nella sfera dell’anima che non a quella della materia, poiché quest’ultima evolve indipendentemente dal volere dell’uomo mentre l’anima subisce dei mutamenti in base a come la vita e le esperienze “la deformano”.

Rappresentare il corpo è però più semplice che raffigurare l’animo umano ed è per questo che pongo tutta la mia attenzione su di esso. Ma ci sono stati artisti, come il Caravaggio, che sono riusciti in una sola opera a fondere questi due mondi.

Body art , tatuaggi, innesti biomeccanici e un pizzico di sadismo: quanto appartiene alla vera Zoe e quanto ai suoi personaggi?

I miei personaggi sono Zoe. Per quanto ad occhio nudo non sia così evidente in profondità ci sono sempre io... Questo fa parte della natura di ogni autore che modella, come l’attore, gran parte del suo personaggio su se stesso. Se avessi la possibilità, ma soprattutto il coraggio, di tramutarmi in quello che desidero darei fondo ad ogni mezzo a disposizione dell’uomo per trasmutarmi in qualcosa di mai visto prima... Nella vita reale però la componente “paura” batte la componente “trasformazione” e così mi adatto a distorcere solo i miei personaggi.

Un nome che ti ha portato fortuna: Marilyn Manson. Cosa ne pensi della sua arte e quanto è importante la musica (non necessariamente la sua) nella tua creatività?

Marilyn Manson per me è come la “fatina dell’assenzio” per i decadentisti. Senza di lui sarebbe rimasta sopita in me quella vena di ribellione che mi ha portato a percorrere l’attuale cammino lavorativo.

Trovo che sia un grande artista poiché è riuscito ad applicare quella “trasmutazione”,di cui parlavo prima, nella sua quotidianità. Ammiro molto il suo desiderio di diventare un artista sempre più poliedrico ma, nonostante tutto, non riesco ad apprezzare tutto ciò che produce. Ha sicuramente contribuito a creare un personaggio pubblico così estremo e spregiudicato che il suo stesso modo di esistere è diventato arte. La sua musica è stato lo sprone per molti a liberare la mente e l’individualità. Il suo operato, che comprendo non possa piacere a tutti, rimane comunque ammirevole.

La musica per me è la colonna sonora delle mie emozioni così come lo è per tutti e varia a seconda dello stato d’animo e del lavoro a cui mi dedico al momento. Proprio per questo non seguo un genere musicale in particolare ma tendo a scegliere gruppi o brani che suggestionino la mia creatività.

So che non ami i compromessi, perché limitano la tua creatività. Riesci a conciliare questa scelta radicale con il lavoro di ogni giorno?

La mia scelta è quella di non provare nemmeno a conciliare lavoro e compromessi perché, tristemente, sarebbe come tentare di mescolare acqua e olio. Anni fa ho fatto una scelta radicale all’interno del mio stile di vita e non sempre è stato semplice mantenere i nervi saldi davanti a problemi di ordine più pratico. In passato ho tentato di venire incontro alle “necessità” imposte dal mondo a cui cercavo di appartenere ma gli esiti, per quanto mi sforzassi, volgevano verso rovinosi fallimenti.

La "posizione in merito” che decisi di prendere, da quel momento in poi, risultò essere una lama a doppio taglio. Ma preferii, allora come oggi, rischiare farmi del male da sola piuttosto che farmene fare da altri.

Al Romics incontrerai miti del fumetto come Tanino Liberatore e Angelo Stano: due nomi che ben rappresentano il fumetto in Italia, diviso tra produzioni di nicchia e grandi tirature popolari. Cosa ne pensi del panorama fumettistico italiano? Quanto è stato difficile per te entrarne a far parte?

Sarebbe bello pensare di far parte del panorama italiano ma la verità è ben diversa. Da questo e altri punto di vista non sono particolarmente patriottica né credo alle promesse del mercato editoriale.

Essere un autore che pubblica in Italia vuol dire rientrare nella vendibilità di una casa editrice ed essere sempre in linea con il gusto del “lettore medio”. Se però il proprio stile non rientra nei suddetti schemi o se non ci sono dei “parametri ” per stabilirne la vendibilità, un disegnatore in Italia muore di stenti. Quello che mi sono prefissata non è più entrare nelle grazie di un editore ma bensì creare una “struttura societaria” in grado di dare l’opportunità di emergere e produrre a chi questa possibilità viene preclusa.

In altre nazioni come Giappone, Francia e America essere un artista ha un sapore diverso e rappresenta anche il grado cultura e apertura mentale della società stessa: se tale pensiero dovesse essere applicato nel nostro paese i risultati sarebbero sconfortanti.

È per questo che spero non di far parte di una realtà ma di crearne una nuova dando finalmente l’opportunità di vedere la luce a opere di giovani autori di autentico talento. O almeno questo è il sogno che tenterò di realizzare.

Adesso sei impegnata nella promozione del volume Metamorphosis: The Art of Zoe Lacchei. Come è stato accolto il volume e quali progetti hai per il futuro?

Metamorphosis rappresenta per me un grande traguardo ed è stata la conferma definitiva di tutti i miei sforzi: avere l’opportunità di confrontare le mie opere e di vederle riflesse negli occhi spaiati di Marilyn Manson è stata un esperienza irripetibile. Grazie ad alcune illustrazioni sono stata raggiunta contemporaneamente dalla fama e dall’infamia. Soprattutto l’illustrazione del "Grande Dittatore”, liberamente tratta dall’omonimo film di Charlie Chaplin, mi ha dato l’opportunità di raccogliere l’attenzione dell’Universal Music Italia ma al tempo stesso è stata censurata per il disco d’oro: è stata accolta con divertimento da Marilyn Manson e dal suo Staff ma ha scatenato serie ripercussioni negative sui forum dei fans.

I progetti futuri sono molti e il più importante di tutti è quello di fondare, a partire dal prossimo anno, un marchio in grado di produrre sia supporto cartaceo (libri, fumetti, ecc) che materiale di altra natura (moda, gadget ,accessori), il tutto attingendo dal mio bagaglio personale e dalla mia creatività, avvalendosi della fusione di diverse società e investitori nel settore.

Quindi tenetemi d’occhio!!!

Grazie per la disponibilità. Un saluto dai lettori di Horror Magazine e un grosso in bocca al lupo (mannaro) da parte nostra!

Grazie a voi. Un bacio.