Un nuovo fenomeno si sta diffondendo nelle sepolture di questo secolo. Secondo alcune società di onoranze funebri irlandesi sarebbe in aumento la richiesta di essere accompagnati per la propria dipartita da dei compagni di viaggio tecnologici, ovvero i tanto amati e odiati telefonini.

Seamas Griffin, direttore della società di onoranze funebri Kirwan di Dublino, ha recentemente dichiarato che il cellulare starebbe diventando il compagno preferito per l'aldilà.

"Una decina di anni fa era comune seppellire le bare con al loro interno bottiglie di whisky, anelli di matrimonio, oggetti personali. Il successo dei telefonini e altri gadget ha reso questi oggetti una sorta di estensione delle persone. Tutti vi convivono, e quindi alcuni non vogliono liberarsene nell'ultimo momento", ha dichiarato Griffin.

Ancora più inquietanti sono le parole di un collaboratore di Griffin: "Alcuni hanno il terrore di risvegliarsi all'interno della cassa, quindi chiedono di avere un cellulare. Non si sa mai...".

Con i progressi odierni della medicina il confine nebbioso tra vita e morte si delinea sempre più chiaramente, ma le storie di morte apparente e di risvegli post mortem hanno radici profonde nell’incoscio collettivo. La tecnologia nel XXI secolo entra così anche nel costume mortuario e si riconferma come antagonista e arma principale contro le ataviche paure dell’uomo.

Forse sarà una brutta notizia per il maestro cinematografico Roger Corman, che con il suo film del 1962 Sepolto vivo (liberamente tratto da The Premature Burial, omonimo racconto di Edgar Allan Poe) affrontava questo tema in chiave fobica. Il film infatti raccontava di Guy Carrel (protagonista del film interpretato da Ray Milland) ossessionato dalla paura di aver sepolto vivo il padre e quindi dalla ricerca di un sistema per non correre lui stesso quel pericolo. Nel finale questa fobia risultava fondata e inutili le sue ricerche.

Un dubbio però ancora rimane e forse Corman la brutta notizia non l’avrà: a due metri sotto terra c’è campo?