I Mercyful Fate sono stati uno dei gruppi più prestigiosi della scena metallica, autori negli anni '80 di capolavori di nero metallo pesante e protagonisti, in seguito, di una vicenda di separazioni, scioglimento e rinascita. Nel 2002, infatti, alcuni fra i componenti della band danese, i chitarristi Hank Sherman e Michael Denner con il batterista Bjarne Holm, davano vita alla formazione dei Force of Evil, avvalendosi della collaborazione del bassista Hal Patino e del talentuoso cantante Martin Steene.

Dopo un album di debutto (Force of Evil, 2004) accolto tiepidamente dalla critica, il recente Black Empire (Escapi Music, 2005) riporta ogni cosa al giusto posto, inserendosi con successo nel filone di quel metal oscuro e maligno che ha fatto la fortuna dei Mercyful Fate.

Assai intrigante il concept lirico, in gran parte dedicato a celebri horror movies. Una sorta di festival dell'orrore, come dimostra la lista dei brani e delle pellicole di riferimento: Black Empire da Amtiyville Horror; Back to Hell basato sul film Maniac Cop; Cabrini Green da Candyman; Days of Damien (Il Presagio); Disciples of the King (sulle opere ispirate a Stephen King); Hobbs End (Il Seme della Follia) e Dead in Texas (Non aprite quella porta), fino a Vorhees Revenge (Venerdì 13). E non mancano canzoni luciferine come Beyond the Gates, ovvero S.O.S. (Sons of Satan).

Ben sostenuti da una sezione ritmica che picchia duro e da un cantante che sa essere aggressivo e drammatico, i chitarristi Denner e Sherman, forti di un affiatamento ultraventennale, furoreggiano per tutto il disco, costruendo riff possenti e minacciosi, evocando con sinistri arpeggi atmosfere plumbee, lanciandosi in assolo travolgenti e di sulfurea bellezza.

Le “terremotanti” Black Empire e Dead in Texas, la lunga e teatrale Days of Damien e la cupa Hobbs End sembrano i brani migliori di un disco senza cedimenti, in grado di regalare, e non solo ai tanti fans del “Fato Misericordioso”, nere emozioni e più di un brivido.