Che Juliette Lewis fosse destinata a una carriera da punk/rock star era chiaro fin dalla sua tenerissima età: a 14 anni questa splendida mora si fa dichiarare legalmente indipendente dalla sua famiglia (il padre è il noto attore Geoffrey Lewis) e inscena una feroce battaglia sindacale per poter lavorare sul set più delle 5 ore quotidiane previste per i suoi coetanei. Non contenta, abbandona l’high school poche settimane dopo essersi iscritta e si fa beccare dalla polizia in un locale vietato ai minori (e la sua foto segnaletica, ora trasformata in poster, fa bella mostra nel suo salotto).

Non vi basta? Ok, allora aggiungiamo anche il fatto che Juliette guida la macchina senza patente per ben 5 anni finché, non rispettando uno stop, viene finalmente “beccata” dalla polizia.

La Nostra, nata nel 1973, è attrice precoce: a dodici anni recita già in un serial televisivo e a sedici interpreta un ruolo in Too Young to die?, un film televisivo su Amanda Sue Bradley, una minorenne vittima di abusi sessuali e in seguito condannata alla pena di morte. Da quel momento Juliette vive una carriera in continua ascesa che la porta nell’olimpo di Hollywood e che annovera parecchi titoli che le fanno meritare contemporaneamente il titolo di Dark Lady e di Riot Grrrl.

L’abbiamo vista, fresca teenager, fumare erba e farsi sedurre da un malvagio Robert De Niro in Cape Fear (1991), di seguito ha mutato pelle e da vittima si è trasformata in splendida e folle carnefice nel controverso ma basilare Assassini nati (1994).

Juliette deve essere affezionata ai panni della ragazza del serial killer in quanto li aveva già vestiti in Kalifornia (1993), e in quel caso si accompagnava a Brad Pitt, per un certo periodo suo ragazzo anche nella vita reale.

Questa simpaticissima Piedona (Juliette vanta un poderoso 40 di scarpe per 1,68 di altezza) nasconde dietro un broncio scontroso una grande versatilità, che l’ha portata ad affrontare qualsiasi tipo di ruolo anche se, chiaramente, noi di HorrorMagazine preferiamo ricordarla in alcuni di essi: nel film Strange Days coverizza (con ottima tenuta) una canzone di Pj Harvey, ha il tempo di comparire in Dal tramonto all’alba e, più recentemente, riattraversa i territori della paura nel mediocre Oscure presenze a Cold Creek.

Passata attraverso i consueti pedaggi dello star system (pesanti flirt con la cocaina e l’alcool, dubbie “guarigioni” attraverso Narconon/Scientology, un breve matrimonio con un campione di snowboard…) Juliette da parecchio tempo sembra più interessata alla musica che al cinema, e i segnali li aveva già inviati sia nel film di Kathryn Bigelow che, precedentemente, urlando come una pazza per qualche minuto nella pellicola di Oliver Stone.

Ora la nostra, oltre a una partecipazione nell’ultimo disco dei Prodigy, ha una sua rock band di tutto rispetto: i Juliette and the Licks sono fautori di un rock sufficientemente scabro e ruffiano al punto gusto, in bilico fra tentazioni da classifica e scelte più alternative. Un EP (…Like a bolt of lightning) e un album (You’re speaking my language) all’attivo e una serie di live shows che definire infuocati è poco.

Juliette parla sicuramente il nostro linguaggio e, a proposito di parole, come non ricordare l’immortale linea di dialogo in Assassini nati? Jack Scagnetti a proposito di Mallory: “Now, that is a perfect ass!