Dylan Dog, il personaggio creato dalla fertile e (allora) fantasiosa penna di Tiziano Sclavi, ha avuto una “vita” cinematografica quantomeno strana.

Nato nel 1986 (l’albo La notte dei morti viventi risale all’ottobre di quell’anno, ai disegni uno strepitoso Angelo Stano) il personaggio, modellato sulle fattezze di Rupert Everett, conosce un successo senza precedenti nel mercato del fumetto italiano.

Albi fuori serie, festival cinematografici a lui ispirati, e articoli a non finire su ogni tipo di media.

Quando, nel 1994, una co-produzione italo francese decise di girarne una versione cinematografica, si preferì sfruttare la versione “alternativa” del buon Dylan, e ne uscì fuori il più che discreto Dellamorte Dellamore per la regia di Michele Soavi. In una sorta di chiusura ideale del circolo fu proprio Rupert Everett a dare carne e vita di celluloide al personaggio, sancendo una celebrazione dei fasti di casa Bonelli e al contempo segnando, molto probabilmente, la fine di un’era.

Ora, a più di dieci anni di distanza da quel lungometraggio, giunge voce che Hollywood si sia finalmente decisa a filmare le gesta del “vero” indagatore dell’incubo, ispirandosi direttamente agli albi della casa di via Buonarroti.

Joshua Oppenheimer e Thomas Dean Donnelly (che hanno sceneggiato il titolo Universal A sound of thunder) sono al lavoro su uno script ispirato a due diversi episodi della carriera cartacea di Dylan Dog, e il film, precedentemente targato Dimension, verrà ora prodotto dalla Platinum (nessuna relazione con la società di Michael Bay).

Quel che ci provoca entusiasmo, al di là di ogni altra considerazione, è il fatto che per il progetto sono stati stanziati ben 35 milioni di dollari, un budget più che buono per un progetto del genere.

Nulla è ancora trapelato su cast e regista, appena emergeranno novità non esiteremo a farvele sapere. Rimane un forte senso di rammarico nel constatare la florida, floridissima scena horror estera sia per quanto riguarda la produzione di film che per quel che concerne riviste e romanzi, mentre qui da noi si continua a boccheggiare fra poliziotteschi sbiaditi, stitiche lacrime da trentenni in crisi (di astinenza da prozac) e commedie che di comico non hanno più nulla da ormai vent’anni.