Benvenuti alla quarta tappa del nostro speciale su Cursed, nella quale ci occuperemo di alcune pellicole recenti dedicate a licantropi di vario tipo. Compilare un elenco completo di tutti i lungometraggi "licantropeschi" della storia del cinema sarebbe insieme esercizio sterile e compito immane, visto che si parla di centinaia di titoli, ci siamo quindi limitati agli ultimi anni e anche all’interno di questo lasso di tempo abbiamo dato spazio a un ristretto pugno di film. Diamo il via alle danze con...

Dog Soldiers (2002, GB, scritto e diretto da Neil Marshall).

Six men, full moon, no chance. Una squadra dell’esercito inglese, in una uscita di addestramento in un bosco scozzese, incappa in quel (poco) che rimane di un gruppo di Forze Speciali, massacrato da qualche strana bestia. Incontreranno anche una zoologa che cercherà di convincerli dell’esistenza nella zona di un branco di licantropi. Quando i nostri rimarranno intrappolati dentro una casa e assediati dai mostri, sarà una lotta all’ultimo sangue fra uomini e lupi.

Spaziando da Hobbes a Cameron, Neil Marshall confeziona una pellicola gradevolissima, capace di mischiare testosterone e paura anche grazie al recupero di certa claustrofobia e tecnica alla Sam Raimi. La Gran Bretagna si conferma ottima scelta alternativa al circo americano e al sonno orientale, efficace (proprio perché “povero” e artigianale) il make up delle bestiole. Visione obbligatoria per capire dove può andare l’horror del nuovo millennio.

Ginger Snaps
Ginger Snaps
Ginger Snaps
(2000, USA, diretto da John Fawcett, scritto da Fawcett e Karen Walton).

Due sorelle vivono totalmente avulse da quella bolgia che è la vita al college, scattandosi foto di finti incidenti mortali e coltivando una morbosa estetica dark il cui cinismo nasconde un profondo disagio giovanile. Quando una delle due verrà morsa da un lupo mannaro, il delicato equilibrio della coppia si scioglierà nel volgere di un plenilunio, e la sorella rimasta sana dovrà cercare velocemente una cura…

Niente di nuovo sotto il sole? Forse, ma un niente raccontato in maniera splendida. Fawcett rimane vicino ai teenager senza trattarli con supposizione o condiscendenza, mischia il sangue del menarca a quello delle ferite, fa spuntare una provocante coda alla bella Katharine Isabelle, al resto ci pensa una geniale Emily Perkins, capace di rubare la scena alla sorella più carina piano piano, sorriso dopo sorriso, broncio dopo broncio, fino a scavarsi una solida e duratura capanna nel nostro cuore. Appetiti sessuali e ragazzine castranti che nemmeno ne Il bacio della pantera, la droga/erba lupina come unica possibile cura al male di vivere, i campus come vili e inutili lager… Questo e altro in una delle più piacevoli sorprese degli ultimi anni, corredata da due sequel di poco inferiori all’originale.

Underworld
Underworld
Underworld
(2003, USA, diretto da Len Wiseman, scritto da Danny McBride).

Licantropi e Vampiri sono sempre esistiti. Nascosti all’umanità tramano nell’ombra.

Selene/Giulietta, una vampira, si innamora di Michael/Romeo, un umano che ha nel sangue la chiave per creare una nuova razza di predatori invincibili. Ma i Capuletropi e i Montempiri non sono d’accordo e scatenano una guerra per reclamare possesso dell’umano.

Botte alla matrix, lupacchiotti in CGI, vampiri fetish, gotico mischiato ad azione sfrenata… Len Wiseman mischia e frulla gli ultimi dieci anni del cinema fantastico generando uno spettacolo vuoto e sopra le righe, che ha però alcuni momenti di notevole fascino e risulta, tutto sommato, meno spiacevole delle altre pellicole simili a questa. Notevole (ormai abituale?) cura della produzione nei reparti di fotografia, costumi e scenografia, brutte le animazioni di Patrick Tatopoulos.

Chiaramente ci sono state altre pellicole che hanno trattato in un modo o nell’altro il tema, dal leone travestito de Il patto dei lupi a la presenza dell’Uomo Lupo come antagonista in Van Helsing, fino agli echi di luna piena nel recente Romasanta, sceneggiato da un nostro “compaesano”, l’italianissimo Alberto Marini.