Hai creato con Michele Bertilorenzi la casa editrice indipendente Crazy Camper, che ha recentemente festeggiato il decennale di attività, e, nel corso di tutto questo tempo, ha pubblicato serie come Madadh, Bren Gattonero, Teenage Mummy ed Evo ed è stata fucina di molti talenti artistici, alcuni dei quali approdati poi a major fumettistiche nazionali e internazionali. Com’è nato questo progetto editoriale? Cosa ci puoi dire in merito?

Naturalmente tutta l’esperienza del Camper è nata, beh, da un fumetto! Una storia di sole 5 tavole in titolata La Disputa con cui e Michele abbiamo vinto il concorso Lanciano nel Fumetto nel 2005. E’ vero che io e Mik avevamo cominciato a collaborare 3 anni prima, quando, insieme ad Andrea Vignali, ci siamo cimentati nella prima stesura di Evo (la serie che poi sarebbe uscita in collaborazione con Double Shot), ma La Disputa racchiudeva il seme di quelle che sarebbero state le linee guida del Camper. Era un distillato delle nostre passioni fumettistiche e non: c’era l’horror di Hellblazer, il fantasy a sfondo mitologico di Sandman, il noir di 100 Bullets e Sin City, c’erano Kill Bill, l’immaginario di Joe R. Lansdale e molto altro ancora... sembra impossibile, ma in sole 5 tavole eravamo riusciti a condensare così tanti elementi e a farlo mantenendo un equilibrio incredibile. Così ci siamo detti: perché non ci riproviamo in grande stile? Perché non proviamo a realizzare una serie? Un mese dopo avevamo la prima tavola di Madadh. Certo, non era nostra intenzione, sulle prime, produrlo da soli; volevamo presentare un “pilota” di 22 tavole ai vari editori e vedere cosa ne sarebbe venuto fuori. Quando, ahimè, non ne è venuto fuori un granché e quando Michele ha cominciato a ricevere proposte da editori di un certo calibro (Vertigo per il graphic novel Un Brivido Gelido) e a essere un po’ troppo indaffarato abbiamo deciso di portare avanti Madadh in modo diverso, dividendolo in capitoli da 22 tavole all’americana e coinvolgendo altri disegnatori emergenti: è stato così che sono arrivati i primi tre moschettieri: Francesco Trifogli, Alberto Massaggia e Matteo Scalera ed è stato così che il Crazy Camper ha visto la luce.

Dieci anni fa prendeva ufficialmente corpo quella che sarebbe diventata la più grande saga fantasy del fumetto Italiano, Madadh ideata da te in collaborazione con Michele Bertilorenzi. Una saga durata cinque anni, sei volumi, settecentosessantanove pagine, un’opera immensa, una lunga serie a fumetti autogestita una cavalcata nel fantasy epico contaminato dal punk rock tra “dei,eroi, stregoni, mostri, dimensioni mistiche e tutte le altre stronzate da fumetto” come afferma a un certo punto la protagonista della serie. Com’è nata questa serie, della quale, per i lettori e i curiosi, che purtroppo se la sono persa, ci sarà una novità alla prossima Lucca Comics & Games?

Come dicevo, Madadh è stata la serie che ha dato inizio a tutta la nostra attività editoriale ed è stato un vero e proprio urlo liberatorio. Avevamo così tante cose dentro, cose che volevamo raccontare, e tutto è finito dentro quei cinque volumi, con foga, quasi di getto. Madadh è stata anche una serie collettiva: sopratutto i primi anni, le storie venivano fuori da vere e proprie riunioni, anche piuttosto scalmanate, in cui io, Mik e i nostri amici buttavamo giù idee su idee, non tutte decisamente pertinenti con la trama generale ma che, proprio per questo, aprivano di colpo nuovi orizzonti narrativi: un esempio è il personaggio di Ant Man. Non avevano minimamente intenzione di costruire un personaggio simile, ma una sera il nostro amico Host lo ha scarabocchiato, per scherzo e allora tutto è cambiato... nel gruppo di disperati che circondavano la protagonista, Buia, scoprimmo che un pazzoide in costume da super-eroe che si comportava come un personaggio di Jack Kirby ci stava benissimo... sopratutto perché, nonostante, l’aspetto grottesco, il pazzoide aveva alle spalle una storia personale straziante. Una volta il nostro amico Antonio Solinas ha dato la definizione perfetta di Madadh e cioè che riesce a fondere l’animo del fumetto americano con la capacità tutta italiana di passare dalla tragedia ai bagordi e viceversa, con naturalezza. Rileggendolo dopo tanti anni trovo ancora che abbia un’energia pazzesca: certo, ora magari noto qualche intoppo qua e là, qualcosa che avremmo potuto sviluppare meglio, ma ritengo che la sua spontaneità sia ancora la sua vera forza. Per questo sono particolarmente orgoglioso dell’edizione assoluta che presenteremo quest’anno a Lucca: due tomi da 500 pagine l’uno che racchiuderanno tutto quello che è uscito finora con l’aggiunta di oltre settanta tavole inedite! Spero che venga accolto bene perché ho una voglia matta di portare avanti la saga con storie nuove!

 

L’altra tua serie di grande successo che stai portando avanti con Crazy Camper è Bren Gattonero, “Un ammazzastreghe folle, fanatico e brutale con un passato terribile alle spalle e un futuro funesto davanti”. Serie che è partita proponendo singoli episodi raccolti in volumi (se pur legati da una continuity) per cambiare format nel quarto, intitolato Marianna (che contiene una svolta cruciale della vita di Bren) nel quale hai cominciato a proporre un unico episodio di lungo respiro. Come è nata e come si è sviluppata l’idea di  questa accattivante serie e dove ci porteranno le avventure del Gattonero?

Bren Gattonero è un personaggio che ho creato nella mia tarda adolescenza, è quasi un mio riflesso oscuro. E’ un personaggio a tutti gli effetti negativo, un cacciatore di streghe, il braccio armato di una Chiesa dittatoriale e allo stesso tempo un individuo disturbato, mentalmente fragile, in perenne equilibrio fra megalomania e depressione. Bren nasce inequivocabilmente dalla mia passione per certi antieroi a fumetti come Il Punitore, Judge Dredd o Marshall Law e dal mio amore per il fantasy più maturo e ruvido di autori come Moorcock, Zelazny e Leiber. E dal momento che tutti gli esempi sopra citati rischiavano di schiacciare la serie in un’eccessiva cupezza, ho pensato di bilanciare con l’inserimento del frate ateo Adso, della piccola Magrita e sopratutto della scrofa Mina: il risultato è che le avventure di Bren sembrano una versione fantahorror talvolta de L’Armata Brancaleone e talaltra di Scooby Doo e credo che alla fine sia questo che piaccia di più ai lettori! Ho sempre voluto che, oltre agli elementi citati, fosse ben chiaro e presente anche un certo contesto italiano, che il Rinascimento alternativo in cui le storie sono immerse fosse di immediata comprensione per un lettore del bel paese: e qualsiasi italiano ha una familiarità assoluta con la presenza della Chiesa, qualunque sia la sua opinione a riguardo! All’inizio pensavo di andare avanti all’infinito raccontando storie autoconclusive, poi, con Marianna, mi sono convinto ad ampliare la narrazione e a dare una prospettiva alla serie. Con il volume “Sotto la Montagna” mi sono concentrato sul passato di Bren e continuerò a farlo anche nel prossimo, in cui racconterò la storia della sua famiglia e, allo stesso tempo, getterò le basi per il futuro; il ciclo finale in due volumi con cui si concluderà la serie.

Evo è un’altra tua lunga saga fantasy molto tormentata nella gestazione, una storia “pseudo horror a base di liceali, sfighe amorose e proclami politici da okkupazione” che aspetta da lungo tempo una degna conclusione. Cosa ci puoi dire a riguardo?

Evo è una creatura mia e di Andrea Vignali ed è stata anche la prima storia a fumetti che abbia mai provato a proporre. Era un soggetto a cui tenevo tantissimo ed è forse il fumetto più “politico” che abbia mai scritto: non perché voglia fare propaganda di sorta, ci mancherebbe, ma perché (essendo ambientato nella mia città, Massa) racconta più esplicitamente rispetto a Madadh o a Bren il mio punto di vista sulla società, sulla rabbia e l’angoscia che provo nel vedere la facilità con cui noi italiani ci lasciamo puntualmente manipolare. Quasi tutti i protagonisti delle storie del Camper sono degli emarginati, per un verso o per l’altro... quelli di Evo lo sono di più. Sono più disperati e miseri, forse anche troppo. I primi due volumi di Evo sono usciti per Double Shot, anche se in realtà la produzione era interamente nostra: onestamente, confidavamo in un riscontro più corposo in termini di vendite e questo ci ha un po’ scoraggiati. Se i primi due volumi erano usciti nel giro di pochi mesi, il terzo è arrivato dopo ben tre anni e il quarto e ultimo è attualmente nel limbo. Onestamente, non so se vedrà mai la luce ed è una cosa che mi fa imbestialire: trovo insopportabile lasciare le cose a metà e sento un’enorme responsabilità nei confronti di chi ha acquistato i primi 3 albi e adesso si trova lì, in attesa di una degna conclusione.

Dallo scorso anno MadForComix, l’innovativa realtà del fumetto digitale italiano ospita in esclusiva le avventure di Bren. Come è nata questa collaborazione e vedremo altri titoli del Camper su questa piattaforma?

Quando ho incontrato i ragazzi di MadForComix avevo già ricevuto diverse proposte per pubblicare le storie del Camper su supporti di digitali. Quello che mi ha convinto a collaborare con loro è stato il fatto che si fossero presi la briga di presentarsi a Lucca con il loro stand, investendo pesantemente sulla loro iniziativa; mi ha fato capire quanto fossero determinati, quanto credessero realmente nel loro progetto. Detto questo, non è stato facile convincermi. Come molti fumettisti ho un po’ l’animo del collezionista e sono soggetto al fascino irresistibile della carta. Ma a un certo punto mi sono domandato: se su un tablet si possono vedere film e leggere libri, perché non dovrebbe esserci spazio anche per il fumetto? Così è nata la collaborazione che andrà avanti per tutti i volumi usciti finora di Bren Gattonero. Sarà possibile scaricarli gratuitamente istallando l’apposita app MadforComix, disponibile sia per dispositivi Apple che Android. Non so se decideremo di presentare anche il resto della nostra produzione... piuttosto, mi piacerebbe sviluppare un fumetto in formato unicamente digitale, con una sceneggiatura studiata appositamente, più adatta ad essere fruita da un possessore di tablet o smartphone. E’ senz’altro un’idea che vorrò elaborare in futuro.

Dove è possibile acquistare i vostri volumi? Vi affidate a un distributore?

E’ possibile acquistare i nostri albi dal negozio del nostro sito, con un robusto sconto sul prezzo di copertina. Durante l’anno, tra l’altro, offriamo diversi pacchetti in cui è possibile portarsi a casa quasi tutta la nostra produzione a prezzi stracciati. Invece per le fumetterie abbiamo un’esclusiva con Pan Distribuzione, in grado di coprire tutto il territorio nazionale.

Molti dei vostri titoli sono disponibili in lettura gratuita su issuu.com. Come mai questa scelta?

E’ la filosofia di base del Camper. I nostri fumetti sono realizzati principalmente da disegnatori esordienti e noi vogliamo che abbiano il massimo dell’esposizione possibile. Per questo ci siamo affidati a MadforComix, per questo cerchiamo di tenere i prezzi degli albi così bassi e per questo abbiamo deciso di mettere a disposizione gratuitamente molti nostri fumetti su Issuu. Il Camper è stato il punto di partenza per disegnatori che adesso stanno facendo parlare di sé in tutto il mondo. Che non vuol dire che siano diventati dei professionisti o addirittura delle star grazie a noi, ma solo che noi siamo stati i primi ad accorgerci delle loro doti, mentre magari altri editori li avevano snobbati. Faremo sempre tutto il possibile perché chi collabora con noi possa avere la visibilità che merita.

Tavola tratta da "M" il progetto in collaborazione con Michel Mammi.
Tavola tratta da "M" il progetto in collaborazione con Michel Mammi.

Raccontaci qualcosa della tua metodologia di lavoro, dall’idea al soggetto, dalla sceneggiatura al coordinamento con i disegnatori, che in ogni volume sono sempre molti. Come riesci a districarti in questa mole lavorativa così imponente?

Parte sempre tutto da un’immagine. Spesso un’illustrazione o un quadro, a volte una fotografia. Trovo che non ci sia niente di più potente di una storia rinchiusa in una singola immagine statica. Anche cinema, letteratura e fumetto hanno sempre la loro buona dose d’influenza, ma una sola immagine è in grado di lasciarti senza fiato e aprire la tua mente a una miriade di scenari possibili. Di solito la storia si scrive da sola, in testa, e da lì in poi è tutto un compromesso per riuscire a trasformarla in un soggetto nel modo più coerente possibile, cercando di trattenere un po’ della magia che ti è rimasta dentro. A volte ci riesco, a volte no. Di solito, una volta che ho il soggetto comincio a scrivere i dialoghi ed è quasi nello stesso istante che comincio a sceneggiare: può capitare che mi aiuti con degli storyboard ma il più delle volte non ne ho bisogno: la sequenza di vignette è chiara, come lo è la collocazione delle splash page e delle doppie splash, due soluzioni grafiche che mi fanno impazzire. Normalmente il lavoro di scrittura fisica mi porta via pochissimo tempo rispetto a quello di preparazione mentale e infatti le sceneggiature di cui vado meno fiero sono proprio quelle che ho dovuto scrivere di pura tecnica, senza un’adeguata “meditazione”.

Una volta ultimata la sceneggiatura comincia il lavoro con i disegnatori: prima per gli studi dei personaggi, per i quali collaboro con una ristretta schiera di autori. Oltre a Mik Bertilorenzi, quelli che hanno contribuito e contribuiscono tuttora a creare l’immaginario del Camper sono Michel Mammi, Francesca Ciregia, Simona Di Gianfelice e Davide Castelluccio. A loro sono dovuti i personaggi di Madadh e Bren in particolare. A quel punto si passa ai singoli disegnatori e lì viene il bello! In media un episodio di 22 tavole richiede dagli otto ai cinque mesi di realizzazione e la difficoltà maggiore in quei momenti è sempre cercare di tenere un equilibrio unico per l’albo: trattandosi spesso di disegnatori con stili diversi, la difficoltà maggiore consiste nel cercare di rendere sempre riconoscibili i vari personaggi. Soprattutto in Madadh, che di “attori” ne ha tantissimi, è stato un lavoro da perderci la testa!

So che stai lavorando a una nuova serie fantasy in collaborazione con il talentuoso Michel Mammi (Mytico). Ci puoi dare qualche anticipazione?

Sì, anche se più che Fantasy stavolta si tratta di Science Fantasy, con un spirito avventuroso alla John Carter di Marte e con la solita maniacale attenzione camperosa per i personaggi e le loro psicologie. E’ un lavoro che è partito da un’idea di Michel e al quale stiamo lavorando con calma e in gran segreto da un paio d’anni, affiancati da Manuel Puppo, un colorista incredibile. Con Michel mi trovo alla perfezione e non solo perché è un disegnatore assolutamente formidabile, un mostro, ma anche e sopratutto perché è un amico: un ragazzo d’oro, una persona tranquilla, positiva. Oltre a questo, ci piacciono praticamente le stesse identiche cose, abbiamo lo stesso gusto per la sana tamarraggine e so che tutto questo trasparirà nel prossimo lavoro! S’intitolerà M, avrà una protagonista femminile di uno splendore umano e fisico inarrivabile e, incrociando le dita, sarà pronto a debuttare alla prossima Lucca. M segnerà anche un cambio di rotta nella nostra produzione, in quanto sarà realizzato interamente da Michel: in futuro, credo che cercheremo di percorrere un po’ di più questa strada, forse anche con il prossimo Bren. Cercheremo sempre di creare albi in cui disegnatori esordienti potranno mettersi in mostra, ma, allo stesso tempo, vorremmo portare avanti progetti graficamente più omogenei.

Tavola tratta da "M" il progetto in collaborazione con Michel Mammi.
Tavola tratta da "M" il progetto in collaborazione con Michel Mammi.

Nonostante il fantasy sia il genere prediletto, le tue storie hanno anche delle forti connotazioni horror. Quali sono le tue fonti d’ispirazioni (cinema, fumetti, libri, giochi) in merito?

In realtà nella mia testa faccio molta fatica a separare i generi. Voglio dire, sono cresciuto negli ani ottanta, quando nei cinema all’aperto della mia Marina di Massa sparavano a nastro esime visioni di film di Lucio Fulci e Dario Argento, affiancati da Nightmare, Venerdì 13, Halloween e da tutto l’orrore di serie A, B e Z di quegli anni e degli anni precedenti... e insieme a loro c’erano Labyrinth, La Storia Infinita, Star Wars, Excalibur: era una vera età dell’oro! Poi magari tornavi a casa dal cinema e ti leggevi Dylan Dog o un bel librogame di Lupo Solitario... che sarà stato anche fantasy, ma cazzo se era spaventoso, a volte! Quando ho letto Cabal di Clive Barker non stavo più nella pelle: e in quel caso, prova a separare l’horror dal fantasy! E la stessa cosa puoi dirla di Sandman, del Drive In di Lansdale, della Torre Nera di Stephen King. Insomma, credo di essere tanto uno scrittore fantasy, quanto horror perché è proprio su questi due generi che si è formato il mio immaginario... ci sarebbe anche la fantascienza,che adoro alla follia, ma con la quale non oso trafficare per rispetto: non puoi inventarti il funzionamento di un reattore nucleare e io sono troppo pigro per riprendere in mano il manuale di fisica del liceo!

Ultimamente sono due le cose che mi stanno affascinando in modo particolare: la serie tv Hannibal, macabra, poetica e delirante come poche e quel meraviglioso incubo che è il videogioco Bloodborne.

Vuoi aggiungere qualcosa e ci puoi dare qualche anticipazione per i tuoi progetti futuri?

Innanzitutto, voglio ringraziarti perché è un onore incredibile essere intervistati per Horror Magazine: sono eoni che fa parte della mia personalissima rassegna stampa mattutina e non hai idea di cosa significhi per me! Nel futuro ci sarà senz’altro Bren, con un volume che secondo me sarà il più bello e intenso dell’intera serie. Spero anche di poter realizzare un nuovo ciclo per Madadh: il titolo c’è già (Le Cronache della Gae Bolga) e sarà incentrato sul personaggio di Clarent. Infine ci sarebbe questo romanzo che mi trascino dietro da un po’ di anni e che prima o poi dovrò decidermi a finire... sempre che non arrivi qualche idea per un nuovo fumetto!