Sei uno degli sceneggiatori del nuovo film di Dario Argento, Dracula 3D, recentemente presentato al festival di Cannes. Come hai lavorato con Argento e gli altri sceneggiatori sulla sceneggiatura della pellicola? Cosa ci puoi dire di questa esperienza?

Una grandissima, stupenda esperienza! Conosco Dario da molti anni, ma questa è la prima volta che lavoro con lui. Scrivendo la sceneggiatura abbiamo tenuto presente il romanzo di Bram Stoker, pur con l’inserimento di diverse modifiche essenziali sia nei personaggi che nella vicenda stessa. Con Stefano Piani, l’altro sceneggiatore del film, ci siamo trovati subito in sintonia, aspetto questo fondamentale. E’ stato un lavoro che è durato circa un anno, attraverso differenti stesure, fino a trovare quella che Dario Argento ha sentito veramente sua.

Hai partecipato alle riprese del film? Hai qualche episodio da raccontarci?

Sono stato sul set un paio di giorni e ho avuto la fortuna di conoscere e parlare con Rutger Hauer. Non è solo un grande attore, ma una persona carismatica e unica. È stato un onore parlare con lui e discutere alcune sfaccettature del personaggio di Van Helsing, che ha compreso e interpretato perfettamente.

Cosa ne pensi della moda dei Vampiri che ha invaso le librerie e le sale cinematografiche? Dracula 3D offre allo spettatore un punto di vista nuovo, nei confronti del capolavoro di Stoker, o è abbastanza fedele all’originale?

Ritengo che quella dei vampiri sia una moda fino a un certo punto, perché in realtà il cinema dei vampiri c’è sempre stato. È il mostro più popolare e più sfruttato dal cinema. Non mi piacciono i vampiri alla Twilight, anche se ho visto tutti i film della serie. Dracula 3D è il personaggio di Stoker rivisitato da Argento secondo il suo stile e la sua poetica personale.

Come sceneggiatore hai lavorato con Lucio Fulci, Aristide Massaccesi, Sergio Stivaletti, Bruno Mattei, Edo Tavaglini e molti atri. Cosa ti hanno lasciato queste esperienze? Ci sono dei maestri dell’horror italiano e internazionale (o del cinema in generale) ai quali t’ispiri nel tuo lavoro?

Ogni regista con cui ho lavorato mi ha lasciato qualcosa di importante. Primo fra tutti Lucio Fulci, che è stato il mio maestro e per primo ha creduto in me. Penso che quello che scrivi ti rimane comunque dentro e quando ti trovi a scrivere un horror anche senza volerlo non puoi fare a meno di inserire certe idee e certe influenze che ti appartengono. Argento e Fulci sono sicuramente gli autori che continuano a ispirarmi. Amo molto Lovecraft e a volte sono riuscito a inserire nei miei lavori qualcosa del suo mondo terribile.

Otre all’attività di sceneggiatore, porti avanti anche un percorso parallelo di scrittore di narrativa (e di saggista).  Ricordiamo il libro Nero Profondo (Cut Up, 2008), in cui spazi dal thriller al gotico dal giallo alla fantascienza. Com’è nato questo libro?

Nero Profondo è nato mettendo insieme una serie di racconti di diverso genere scritti a partire dagli anni novanta, diversi dei quali erano apparsi in antologie collettive o in giornali e riviste. È un libro cui tengo, diverso dagli altri che ho scritto, che sono in prevalenza saggi sul cinema di genere, soprattutto italiano.

Celebre è la figura che hai creato, in uno di questi racconti, di un fantasma – paperino – assassino, protettore dei bambini più deboli. Un angelo custode o un demone da evocare nel momento del bisogno. Com’è nata questa fascinazione? Da dove nascono gli orrori che metti su carta?

Paperino è tuttora una mia ossessione! Nel senso che fin da bambino è stato il mio personaggio preferito. Crescendo sono stato molto colpito da due film di Fulci, Non si sevizia un paperino e Lo squartatore di New York, dove Paperino era presente in maniera inquietante. Nello scrivere quel racconto ho pensato alla figura di Paperino nella fervida immaginazione di un bambino maltrattato. Un essere che diventa sovrannaturale e prende vita tramite la madre del piccolo protagonista. Quello che scrivo nasce da una miscela di suggestioni: esperienze personali rivisitate, sogni, letture, ma anche musiche e opere d’arte.

Nella prefazione a “Nero Profondo”, Alda Teodorani, riconosceva nei tuoi racconti  alcuni temi comuni come il senso esasperato di vuoto e solitudine, la ricerca di amori e affetti illusori, di una tana in cui rifugiarsi come animali braccati. C’è un "mondo narrativo" che accumuna le tematiche che tratti, i personaggi e sentimenti che ruotano attorno alle tue opere?

Quello che scrive Alda è vero. Ma non so se esiste un elemento comune che lega i miei racconti. Forse soltanto in certi casi. C’è per esempio, soprattutto negli ultimi che ho scritto, l’idea di un individuo che si trova coinvolto in una spirale di orrori, senza riuscire o volere liberarsene. Anche qui ritorna l’influenza di Lovecraft. 

Hai partecipato con un tuo racconto (L’Avvento) all’antologia collettiva Apocalissi 2012 pubblicata da Bietti e curata da Gianfranco De Turris, dove riecheggia il tuo amore per Lovecraft e giochi con altre divertenti citazioni letterarie e cinematografiche. In questo scritto dai un significato sinistro ai terremoti (di drammatica attualità). Cosa ci puoi dire al riguardo?

La tematica era quella dell’apocalisse profetizzata dai Maya. Allora ho pensato di unirla ai mostri ideati da Lovecraft, ambientando la storia in una Torino allucinata e spettrale. È uno dei racconti a cui sono più legato.

Sei da sempre un appassionato di fumetti (oltre al già citato Paperino, anche Dylan Dog). Ci sono delle opere che hai apprezzato particolarmente e ti vedremo mai all’opera su questo media come sceneggiatore?

Mi piace Tex (ho tutta la collezione!) e Zagor. Adoro il fumetto da sempre, soprattutto autori come Crepax, Battaglia, Eleuteri Serpieri, Frollo, Magnus. Ma anche i supereroi (L’Uomo Ragno e Batman), Satanik e le sexy eroine del fumetto erotico italiano degli anni settanta, i Peanuts… e l’elenco potrebbe anche continuare. Non credo che scriverò fumetti, anche se non mi dispiacerebbe.

A cosa stai lavorando attualmente? Ci puoi dare qualche anticipazione sui tuoi progetti futuri?

Sto lavorando ad alcune sceneggiature, un horror e un thriller, ma è presto per parlarne. Ho quasi terminato due libri, dedicati a Lovecraft e a Tex. Poi ci sono altri progetti, che per fortuna non mancano mai!

Antonio Tentori, scrittore e sceneggiatore, ha iniziato la sua carriera grazie all'incontro con uno degli autori più importanti del cinema horror, Lucio Fulci, per il quale ha scritto il soggetto di Demonia (non accreditato) e la sceneggiatura di Un gatto nel cervello.In seguito ha collaborato, tra gli altri, con un maestro dello splatter come Aristide Massaccesi/Joe D'Amato (Ritorno dalla morte — Frankenstein 2000), con il mago degli effetti speciali Sergio Stivaletti (I tre volti del terrore) e con un maestro del cinema popolare come Bruno Mattei (L'isola dei morti viventi, The Jail, Zombi: La creazione). Ha sceneggiato l’ultimo film di Dario Argento Dracula 3D.