Barbara Baraldi, modenese, ha all'attivo diverse pubblicazioni con Mondadori, Castelvecchi, Newton & Compton, Einaudi, ora con Giunti, nonché sceneggiatrice del famoso fumetto Dylan Dog della Bonelli. Ma al di là della tua produzione letteraria, che persona è Barbara Baraldi nella vita di tutti i giorni?

Lettrice compulsiva, mi piacciono i vecchi film in bianco e nero e le passeggiate all’aria aperta.

Quando e perché hai iniziato a scrivere?

Ho cominciato a raccontare storie quando da ragazzina facevo da babysitter ai miei fratelli più piccoli, e per tenerli buoni li intrattenevo con racconti avventurosi (a volte) e spaventosi (più spesso). Poi un giorno qualcuno mi ha detto: «Sei brava a raccontare storie, perché non le scrivi?», ed eccomi qui.

Come sei entrata nel mondo della scrittura?

Tramite i concorsi letterari, in particolare il Gran Giallo Città di Cattolica. Credo siano ancora un ottimo modo per gli esordienti per essere letti e valutati dagli “addetti ai lavori”.

Aurora nel buio (Giunti Editore) è il tuo ultimo romanzo. Puoi raccontarci la genesi di questo lavoro?

La figura di Aurora è emersa dalla nebbia nei giorni successivi al terremoto dell’Emilia. Abitando nelle vicinanze dell’epicentro, mi sono ritrovata a perdere nel giro di pochi istanti molto di quello che avevo faticosamente costruito in anni di sacrifici, proprio come capita ad Aurora all’inizio del romanzo.

Quanto c'è in questo romanzo, e magari in generale nelle tue opere, di scritto di getto e quanto di rivisto più volte? Insomma, qual è la tua “tecnica” di scrittura, se ce n'è una?

Da una suggestione (la scena di un film, il brano di un romanzo, il testo di una canzone) può scaturire una scena. Tendo a lasciarmi condurre dalla voce dei personaggi nelle prime fasi di lavorazione, ma è il lavoro di revisione e riscrittura quello a cui dedico più tempo.

Puoi descriverci una giornata tipo di scrittura?

Mi sveglio presto, un’occhiata ai social durante la colazione, poi cerco di dedicare alla scrittura tutta la mattina. Il pomeriggio, in genere, mi dedico a una prima revisione di quanto scritto e alla pianificazione di massima di ciò che segue.

Credi che sia davvero possibile in Italia vivere di sola scrittura?

È possibile, sebbene non sia per niente facile, come ovunque, credo. Sono necessari sacrifici, una forte dose di autocritica e un’incrollabile motivazione perché le porte in faccia non mancano, a tutti i livelli. Non si scala una torre con un balzo; lo si fa un gradino per volta. Come dico spesso, per realizzare il proprio sogno bisogna essere disposti a sanguinare.

Che importanza ha un agente letterario per un autore? Come sei venuta in contatto con lui? Consiglieresti un agente letterario a un autore alle prime armi?

L’agente letterario è un preziosissimo sostegno nella valutazione dei contratti. Può aiutare a trovare l’editore più adatto a cui indirizzare le proprie opere, ma non fa miracoli: anche le proposte degli agenti sono soggette alle regole del mercato librario.

Puoi anticipare ai nostri lettori a che cosa stai lavorando in questo momento?

Al momento posso solo confermarti il mio impegno incondizionato sul thriller.

Alle tante ragazzi e ai tanti ragazzi che vogliono intraprendere il mestiere della scrittura, che consigli ti senti di dare?

Di perfezionare il proprio stile, di ascoltare le critiche più dei complimenti, ma senza perdere mai di vista le proprie motivazioni e i propri obiettivi. Di scrivere di ciò che si conosce, non importa quali siano le fonti di ispirazione. Di completare sempre ciò che si comincia piuttosto che disperdere energie in troppi progetti. E, naturalmente, di mettersi alla prova ai concorsi letterari.