Film del 1961, in cui ancora una volta Mario Bava cura regia e fotografia, considerato tra i più bei esempi di peplum italiani.

Trama: Ercole discende nell’Averno accompagnato da Teseo e Telemaco alla ricerca di una pietra dai miracolosi effetti capace di salvare la vita dell’amata Deianira. Dopo aver affrontato la discesa tra innumerevoli pericoli, Ercole dovrà portare a termine un’ultima missione: combattere contro un’oscura maledizione e proteggere il trono di Ecalia.

Perché vederlo: A due anni dal successo di Ben Hur di William Wyler e a uno dall’esordio alla regia con La maschera del demonio, Bava arriva al peplum – sottogenere dei film in costume molto popolare durante gli anni ’60 che mescola azione e storia, le cui storie sono inserite in contesti biblici o trovano svolgimento durante gli anni della Grecia antica e della civiltà romana – e crea un manifesto del genere.

La pellicola però degli spada e sandalo ha solo l’impostazione classica, molti ed evidenti sono infatti i richiami all’horror che l’anno seguente ispireranno Freda per il suo Maciste all’inferno.

Persino la mitologia trova una nuova rilettura, a fare da contraltare alle eroiche gesta di Ercole arrivano il donnaiolo Teseo (Giorgio Ardisson) e il maldestro Telemaco (Franco Giacobini) spesso impegnati in esilaranti siparietti comici.

A vestire i panni del terribile Lico è lo statuario Christopher Lee, da qualche anno consacrato all’immortalità con il ruolo di Dracula, magnifico principe delle tenebre che necessita del sangue di Deianira per oscurare il mondo con il suo dominio, tra i migliori villain mai interpretati da Lee nonché il più minaccioso tra i possibili nemici del nerboruto figlio di Giove.

L’eroe questa volta non è in grado di competere con il suo antagonista, Ercole è interpretato dal tre volte Mister Universo Reg Park che meglio avrebbe fatto se avesse continuato a dedicare la sua vita al culturismo.

Il film è stato girato quasi interamente in studio, qui tra cartapesta e vasche d’acqua si realizza un’opera visivamente suggestiva e quasi straniante.

Le splendide scenografie illuminate da cromie molto accese e poi avvolte dagli spettrali banchi di nebbia rendono onirici e inesplorabili gli insidiosi luoghi all’interno dei quali Ercole e i suoi compagni si muovono. 

Bava prende il peplum e ne fa un gotico dalle magiche atmosfere orrifiche rese ancor più minacciose dall’imperscrutabile agire degli dei.

La grandezza del film non è solamente legata alle straordinarie trovate visive, ma trova compimento nell’introduzione di una figura fino a questo momento considerata estranea al mondo dei sandaloni, quella dello zombie, e ben prima che venissero portati al successo dalla cinematografia d’oltre oceano. Ancora una volta Bava compensa la pochezza di mezzi con magistrali scelte registiche, in quest’occasione si serve anche di una trama sbalorditiva che quasi sconfina nella follia e che non lascia certo spazio alla noia.

Curiosità: Il prologo che mostrava Lee tra le tombe, quasi ad avvisare che non si stava per assistere alla messa in scena di un banale peplum, è stato poi stato inspiegabilmente tagliato.