Il tastierista Dries Gaerdelen fonda i Saille nel maggio del 2008 e comincia quasi subito a collaborare con il cantante e chitarrista dei Mortifer Jonathan Vanderwal. Dopo aver contattato il batterista degli In-Quest Gert Monden e l'autore Filip Dupont, inizia lo sviluppo dei brani. Con l’aiuto di ReinieR dei Fleshmould/Shumcot Studio e diversi altri musicisti, le registrazioni del primo album Irreversible Decay iniziano alla fine del 2009 e il disco esce per Code666 nel marzo del 2011. Ma, se all’inizio i Saille si sono configurati prevalentemente come un progetto in studio, con l’aggiunta del bassista Didier Vancampo cominciano a costruirsi anche una solida reputazione live, fino all’esibizione del Graspop 2012.

Nel luglio del 2012 la black symphonic metal belga è entrata di nuovo negli Shumcot Studio per registrare questo secondo Ritu, un concept ispirato ad alcuni rituali delle culture antiche (Saille è il salice, uno degli alberi sacri che scandiscono il calendario della cultura celtica), nonché ai miti lovecraftiani, e impostato su atmosfere ancora più sinistre e oscure.

L’album è stato masterizzato agli Strype Audio da Tom Kvålsvoll (Mayhem, Emperor, Arcturus, Limbonic Art, Ulver, Vreid), vedrà la luce sempre per code666/Aural nel gennaio del 2013 e conta sull'appoggio di numerosi ospiti e un organico che si allarga, fra gli altri, a flicorno, violocello, violino, théremin, tuba e trombone.

L’intro quasi epica di Blood Libel è dominata da uno scream che si riversa in un feroce speed; cupa e orrorifica nelle parti ‘recitate’ e quasi progressiva nel frequente cambio di sonorità (grazie anche all’organico variegato, violino in primis) e valori ritmici vari, che comunque si mantengono perlopiù elevati. Subcutaneous Terror è improntata su temi più melodici e talvolta addirittura distesi, soprattutto per opera della chitarra solista; sinistri inserti in lingua evocano boschi e macabri rituali, ribaditi da Fhtagn, tramite un’introduzione sinuosa in growl, dal retrogusto tribale, che si sviluppa in maniera orizzontale allargando sempre più l’organico e il caos di territori sonori, una marcia ossessiva e misurata come una formula rituale, condita con cori minacciosi.

Upon the Idol of Crona presenta una struttura ampia e complessa dominata da growl e chitarra solista che spezza più volte il suo andamento per inserirsi in ambienti sempre diversi ma sempre rabbiosi e tetri; Sati parte sommessa e si sviluppa fra grida e lamenti in maniera non troppo diversa dai brani precedenti.

A Titan’s Sacrifice è un lieve brano strumentale affidato all’orchestra che introduce la sempre ampiamente orchestrata Haunter of the Dark. Tuttavia, nonostante la ricchezza dell’organico e le tematiche sviluppate in maniera consapevole, l’andamento dell’intero lavoro, rapido e rabbioso in alternanza a sezioni più distese e tenebrose, comincia a risultare un po’ ripetitivo, e le cose non cambiano con la velocità e lo scream di Runaljod intrecciata a momenti più piani, acustici e bui, nonostante l’affacciarsi di un soprano, che a questo punto risulta addirittura prevedibile. E in maniera ancora più canonica arrivano l’intro strumentale del brano finale e lo scream di Ritual Descent. Il clavincebalo è evocativo, ma il lavoro, seppur discreto, non si mostra affascinante quanto avrebbe potuto.

Se sia nei testi verbali (mitologia, stregoneria, magia naturale più che le consuete tematiche sataniste) che in alcuni passaggi musicali (l’alternativo organico dell’orchestra usato in maniera suggestiva) l’elemento pagano si mostra attraverso caratteristiche ben determinate, il resto dell’impalcatura si mantiene su livelli prevedibili, senza infamia e senza lode. Niente di così nuovo, in definitiva. A tratti interessante, a tratti noioso.

Formazione:

Dennie Grondelaers - voce

Reinier Schenk - chitarra

Jonathan Vanderwal - chitarra

Dries Gaerdelen - tastiere

Didier Vancampo - basso

Gert Monden – batteria

Uscita prevista: 18 gennaio 2013

Per maggioro info:

www.saille.be

www.facebook.com/saillemetal

Ecco qui il trailer: