Si può dire ancora qualcosa di nuovo a proposito di vampiri? Dopo aver letto Avorio parrebbe proprio di sì.

Il volumetto in questione è un tascabile di dimensioni particolarmente ridotte (appena 70 pagine), che contiene tre racconti del veneziano Matteo Gambaro. I racconti sono slegati fra loro ma condividono un'ambientazione contemporanea e un personaggio secondario, un cacciatore di vampiri che fa da filo conduttore alle tre vicende.

L'autore ha cercato di reinterpretare il mito del vampiro ed è riuscito nel suo intento in modo decisamente originale.

Il primo racconto, quello più lungo, è in gran parte costituito dal diario delirante di uomo, giunto in uno sperduto villaggio con una missione da portare a termine. Si avvertono distinti echi lovecraftiani e l'atmosfera, giocata più sul suggerito che sullo splatter fine a se stesso, funziona in modo efficace, specie sul finale che getta nuova luce al testo.

Il secondo racconto lega il vampirismo all'adolescenza ed esplora le difficoltà di una madre che si ritrova un figlio sempre più notturno e solitario, violento e scostante. Un pezzo interessante per il punto di vista adottato: viene da pensare che un genitore viva talvolta l'adolescenza dei propri figli con la sensazione di avere di fronte un mostro incomprensibile, anche quando non si tratti di un vampiro...

Il terzo racconto infine dà il titolo alla piccola raccolta ed è anche, probabilmente, quello più riuscito. Ancora una volta si parla di vampiri, che però in questo caso si trovano di fronte un nemico ancora peggiore di loro. La finezza è nel non concepire una creatura che si ciba di vampiri, bensì nel porre di fronte ai succhiasangue un mostro assai più sottile e devastante: l'avidità dell'uomo.

Al termine della lettura si va delineando un mondo coerente, appena accennato eppure credibile; le idee portanti — vero fulcro del racconto breve — ci sono tutte. La cura del volumetto avrebbe meritato certamente un'attenzione maggiore: in particolare un editing più accurato avrebbe consentito di rimuovere qualche tratto un po' acerbo nello stile dell'autore e un paio di refusi. Si tratta comunque di peccati veniali in questa piccola antologia. Un plauso invece all'autore per la scelta dell'ambientazione tutta italiana: i borghi e le metropoli del nostro paese hanno decisamente ancora molte storie di vampiri da raccontare!