PFM non ha certo bisogno di presentazioni perché fin dagli anni ’70 rappresenta, assieme a Le Orme e Il Banco, una delle tre punte di diamante del rock progressive nostrano.

Era naturale,  allora, che un progetto così ambizioso come un concept album e uno show teatrale imperniato sulla figura di Dracula, il vampiro più famoso di tutti i tempi, venisse  partorito solo da un gruppo con tutte le credenziali in regola. Non solo per l’indiscussa bravura e la più che trentennale esperienza, ma anche perché quella del concept album è una soluzione che è sempre stata molto cara proprio al genere progressive, sia in Italia che all’estero.

 

Così, dopo tre anni di intenso lavoro, è uscito un fiume di materiale, parte del quale è rimasto escluso dall’album da studio ma confluirà in un doppio cd previsto successivamente alla trasposizione teatrale. La trama musicale generale, in realtà, è nata abbastanza velocemente: meno di sei mesi. È stata la scelta dei suoni e degli arrangiamenti a impegnare tutte le forze, la passione e il mestiere della band, che da gran perfezionista qual’è, non si sarebbe mai accontentata di consegnare un lavoro mediocre. Ma questa maniacale attenzione non è andata comunque a scapito della freschezza, perché nella musica di Dracula è stata profusa anche una massiccia dose di improvvisazione che PFM, con quattromila concerti all’attivo, padroneggia ormai con consumata maestria.

 

Il disco, anticipato dai singoli Male d’amore e Un destino di rondine (con Dolcenera come special guest), si avvale dell’orchestrazione di Natale Massara, dell’apporto di sessanta musicisti della Bulgarian Symphony Orchestra e di quaranta elementi per il coro. I testi sono firmati da Vincenzo Incenzo, autore già conosciuto per collaborazioni con artisti come Renato Zero, Michele Zarrillo, Antonello Venditti, Lucio Dalla e Patty Pravo. Il primo spunto lirico è senz’altro offerto dal Dracula di Bram Stoker e dalla trasposizione cinematografica che Francis Ford Coppola ne fece nel 1992, ma poi se ne allontana preferendo al grandguignolesco i toni romantici e umani della grande storia d’amore.

 

Nel frattempo, la tournèe di PFM è appena partita il 22 ottobre scorso e offrirà al pubblico due format diversi: il primo è un percorso musicale denso di filmati, evergreen e materiale tratto da questo Dracula; il secondo, intitolato PFM canta De Andrè, proporrà gli estratti più amati dell’album live nato dalla collaborazione del 1979 con lo scomparso cantautore genovese.

Per un breve periodo è stata in discussione anche un’ apparizione al prossimo Festival di Sanremo: il gruppo avrebbe proposto il brano intitolato Ouverture, ma la direzione della manifestazione insisteva per soli tre minuti di esibizione, e i musicisti non hanno voluto scendere a compromessi, visto che troncare il brano a metà non avrebbe avuto senso. Del resto, PFM ha fatto un pezzo della moderna storia musicale italiana e non ha certo bisogno di andare in classifica per riempire le sale dove si esibisce dal vivo.

 

A febbraio 2006 debutterà poi, al Gran Teatro di Tor di Quinto (Roma),  la trasposizione teatrale del lavoro, voluta dal promoter David Zard, per la regia di Alfredo Arias. Anche se finora era rimasto estraneo alla musica di PFM, il regista conosce molto bene il soggetto trattato. Non solo perché ha in punta di dita tutta la filmografia di Dracula ma anche perché, curiosamente, iniziò la propria carriera, negli anni 70, proprio con uno spettacolo dedicato al celebre vampiro. Perciò egli chiude oggi, in un certo senso, il cerchio inaugurato con quella prima esperienza nella lontana Argentina.

 

Il Dracula teatrale, che si dipana in trenta brani, fra musica rock, elettronica, classica e operistica per un totale di due ore di spettacolo, si avvale delle scenografie di Ana Maria Stekelman, mentre il ruolo protagonista è affidato a Vittorio Matteucci, che ha già impersonato Frollo nel Notre Dame de Paris di Riccardo Cocciante e Scarpia nella Tosca di Lucio Dalla.

 

Grande attenzione è stata prestata alla definizione del restante cast: ai ballerini è stata richiesto di spaziare fra danza classica e moderna, mentre gli acrobati, guidati dalla supervisione di Pablo Tellechea, hanno dovuto dare prova di una solida preparazione ginnica e di una naturale fluidità di movimenti.

Stretto riserbo, invece, sulla scenografia, della quale si sa solamente che comprenderà una barca attraverso la quale il vampiro si sposterà dalla Transilvania a Londra, un castello ruotante, e un Tower Bridge con relativo Tamigi.

I costumi si ispireranno allo stile di John Galliano, disegnatore del marchio Christian Dior, e della britannica Vivienne Westwood.

 

PFM tiene a precisare che questo Dracula non è un musical, bensì una vera e propria opera rock, dove la musica che ha un’autonoma ragione d’essere e non svolge un semplice ruolo di accompagnamento alla storia.“Ci siamo accorti che nel nostro repertorio mancava un’opera di largo respiro come fu per Tommy degli Who” – ha dichiarato il gruppo in proposito.

La band non accompagnerà la piece dal vivo, che si appoggerà dunque a nastri preregistrati, ma resterà dietro le quinte curando la direzione artistica e la formazione dei cantanti.

 

Il Dracula rock è un investimento di ben sette milioni di euro, vale a dire un budget superiore a qualunque film di produzione italiana che solo quattro anni fa sarebbe stato impensabile spendere. Invece, grazie al successo di Notre Dame de Paris, gli scenari sono cambiati, e il lavoro teatrale di Riccardo Cocciante è servito come apripista ‘commerciale’ per proposte innovative come questa e per altre che certamente seguiranno. Infatti, PFM pensa già al prossimo progetto: nel 2006, ricorrendo l’anniversario della ma nascita di Mozart, la band ne reinterpreterà il repertorio utilizzando un’orchestra di quaranta elementi, strumenti d’epoca e un famoso direttore d’orchestra. L’iniziativa non resterà circoscritta all’Italia, perché il gruppo intende esportarla anche in Giappone (dove PFM è da sempre amatissima, come del resto tutto il rock progressivo italiano), in USA e in Sud America.