Quanti hanno seguito le vicende del Mostro di Rostok, al secolo Andrej Romanovic Cikatilo, si sono ritrovati davanti il profilo di un Hannibal Lecter allucinato, un outsider pericoloso, un divoratore di esseri umani. La sua storia è stata incasellata nel pregevole EvilEnko di David Grieco all’interno di un paese allo sbando, di una Russia post-comunista in cui i punti di riferimenti principali del pensiero unico erano crollati, e con essi le barriere che contenevano una dilagante schizofrenia di massa.

Sulla scia degli orribili delitti del Mostro di Rostok, una sequenza di vicende agghiaccianti sembra dipanarsi lungo la penisola del Kamchatka, tracimando oltre i media narrativi e trasformandosi in fatti di cronaca. Il procuratore di Petropavlosk-Kamchatski sintetizza rapidamente l’evento più recente: "Due barboni hanno fatto il corpo a pezzi, l'hanno affumicato in un bosco e lo hanno consumato". E’ l’asettica descrizione di un omicidio che ha in sé qualcosa di selvaggio e nefando. Due uomini uccidono un proprio simile per necessità, lo denudano, ne “preparano” il corpo, lo affumicano, ne consumano le carni in un banchetto cannibale, infine ne fanno sparire gli indumenti vendendoli ad un mercatino dell’usato.

Tante azioni compiute con ordine, troppo metodiche per essere considerate parti di un raptus omicida, ma d’altronde le cronache russe dell’ultimo mezzo secolo sono piene clochard cannibali, che spesso dividono il proprio pasto con compagni inconsapevoli o vendono la carne delle prede ai macellai della città.

E quello che era il “regno su cui non tramontava mai il sole” non sembra nuovo a queste vicende.

Come un novello ghoul, un giovane antropofago di Irkutsk vagava per i cimiteri dissotterrano cadaveri recenti, adducendo di essere guidato da volontà superiori.

Ancora di più, colpevoli di aver trasmesso ad un ragazzo una malattia venerea, due donne sono state uccise dalla propria “vittima” con l’aiuto di un amico. Non paghi di aver consumato la loro brutale vendetta, i due uomini hanno macellato i corpi delle presunte untrici, nutrendosene.

La storia dell’ultimo secolo ci riporta altre vicende, ancora più cupe ed inquietanti. La prima che affiora alla memoria è quella delle giovani studentesse Vitalii Bezrodnov e Valentina Dolbilina, che dopo aver macellato un proprio amico lo servirono al proprio compagno di stanza, ossia il fratello della vittima. Di certo le due donne avevano saputo delle vicende del raffinato Nikolai Dzhurmongaliev, che si dilettava a invitare gli amici in ricchi festini a base di carni femminili.

Esiste un falso storico, rozzo ma estremamente radicato, sfruttato durante la gioventù dei nostri nonni: "In Russia i comunisti mangiano i bambini". Il riferimento è meno fantasioso di quanto si crede, dato che cita casi di furti di cadavere a scopi cannibalistici nella Russia staliniana, solo il contesto è stravolto in maniera paradossale. I responsabili di quegli atti disumani erano i membri di kolchoz marginalizzati, spesso invisi o addirittura ribelli rispetto alle direttive del potere imperante, che per questo motivo erano privati di risorse alimentari. Una situazione di precarietà e disperazione che li spingeva agli atti insensati come quelli del cannibale di Irkutsk, proditoriamente sfruttati a scopi propagandistici.