Kraken Edizioni presenta Il misterioso caso della dama in nero di Andrea Sartori.

Sinossi: Nella Milano di fine Ottocento, mentre il positivismo e il materialismo trionfano in ogni ambito e si sposano alla narrazione ufficiale del mondo, oscure apparizioni e irrazionali fatti di sangue turbano l’acqua tranquilla delle coscienze e l’ingranaggio ben oliato della politica. Tra spiritisti, scapigliati, borghesi con il vezzo dello spiritismo, arie d’opera, cimiteri e fantasmi mortalmente seducenti, Cesare Melzi, il «dottore delle ombre», scienziato sui generis, che riassume in sé sia l’arte del medico sia la fede nell’esistenza di un “oltre”, sarà chiamato a indagare per risolvere il mistero, tuffando il lettore in un’avventura appassionante, sinistra, eppure ricca di speranza e di luce.

L’incipit

Passavamo il sabato pomeriggio in Porta Romana. Non vi era nulla di meglio, dopo la frenesia infernale della settimana, che ritrovarsi tutti a casa del Melzi.

In realtà il carattere del nostro anfitrione, uomo eccentrico e fuori dalla norma, non disturbava più di tanto, in quanto non lo si trovava mai in casa. Il dottor cavalier Cesare Melzi si perdeva per i vari caffé di Milano, dal Cova al caffé del Teatro Manzoni a discutere di letteratura, e poi al ridotto della Scala fino alle quattro del mattino, a giocare (e spesso perdere) grosse somme al gioco, che poi era costretto a ripianare scrivendo, dalle cinque alle otto del mattino, racconti per “Il Pungolo” di Leone Fortis.

Nostra ospite era invece la signora Melzi, Armida Volta, la soprano che si era da poco ritirata dalle scene per poter seguire meglio la famiglia. La signora Melzi aveva deciso di aprire un salotto letterario all’indomani della scomparsa della contessa Maffei, la nostra Clarina, che per tutto il secolo aveva radunato intorno a sé le menti migliori della sua epoca. I tempi erano mutati, e molti dei grandi personaggi ospiti della Clarina riposavano oramai al Cimitero Monumentale. Inoltre si era perso oramai quel sapore fascinoso di rivolta che il salotto aveva prima del 1861, quando casa Maffei era il ritrovo non solo dei più grandi artisti del secolo, ma anche di mazziniani e cospiratori. Milano era oramai diventata più borghese e tranquilla, le arie di Verdi non erano più messaggere di ribellione contro il dominatore straniero e i poeti e i pittori scapigliati erano anch’essi quasi tutti al Monumentale.

Una tazza di cioccolata calda ci aveva accolti in quel nebbioso pomeriggio di novembre 1891, mentre la nostra gentile ospite, seduta al pianoforte, ci stava deliziando con arie d’opera.