Se cercate l’horror truculento, i salti sulla sedia, il sangue a profusione con annessi e connessi girate alla larga da libri come questo. Stesso discorso valgasi per tutti coloro che, pur apprezzando le mille sfaccettature dei generi, preferiscono storie in cui alla fine tutto o quasi viene spiegato e la conclusione, se non chiara, è facilmente intuibile.

Se invece siete terribilmente annoiati dalle migliaia di maldestri imitatori di Lovecraft e cercate qualcosa di diverso, di sottilmente angosciante e – soprattutto – un autore con la A maiuscola (inteso proprio come bravura e capacità tecnica) allora i racconti di Robert Aickman, definito “meteorologo dell’inconscio” in tempi non sospetti da un certo Fritz Leiber, possono fare al caso vostro.

Sì, perché cimentarsi con scrittori simili è un’esperienza alla quale bisogna essere preparati e non si può fare nei ritagli di tempo o nei canonici cinque minuti prima di spegnere la luce e godersi il meritato riposo.

Su questo punto è bene essere chiari fin dall’inizio perché chi scrive ha molto a cuore i vostri sudati risparmi e, pertanto se appartenete alle categorie sopracitate, vi sconsiglia acquisti impegnativi (anche in termini economici) come questo.

Dopo questa doverosa precisazione, se avete deciso di proseguire nella lettura di questo breve articolo significa che forse siete davvero interessati, o almeno un poco incuriositi.

Ma ora veniamo a noi.

Il termine Sub Rosa, abbastanza comune nel lessico anglosassone, indica un’abbreviazione dall’espressione latina Sub rosa dicta velata est, che indica la

rosa come simbolo di segretezza.

Così, per semplificare, possiamo dunque interpretare il termine Sub Rosa come qualcosa di riservato che sarebbe preferibile non svelare.

Del resto la scrittura enigmatica di Aickman ci viene incontro e in più di un passaggio si ha veramente la sensazione di far quasi parte di una specie di ristretta e selezionata minoranza (addirittura una setta) a cui viene dato il privilegio di assistere ad alcune sconcertanti rivelazioni.

Eccoci allora trasportati in un polveroso e buio negozio che vende stranissimi giocattoli, come ad esempio una vecchia e maltenuta casa di bambole di dimensioni a dir poco preoccupanti. Racconto, questo La stanza interna, che sono abbastanza sicuro abbia fornito parecchia ispirazione a un autore come Ligotti.

Oppure, come avviene nel conclusivo Nel bosco, verremo ospitati in una struttura sperduta tra le foreste svedesi che è a metà tra l’albergo di lusso e una clinica assai singolare che cura persone sofferenti di gravi forme di insonnia.

E dormire fuori casa diventa davvero poco consigliabile se la meta del vostro soggiorno è la decadente Clamber Court descritta in La polvere sospesa, dove avrete il (dis)piacere di conoscere le glaciali e apatiche sorelle Brakespear, in un incubo che sembra partorito direttamente da un M.R. James in vena di scherzi macabri.

Particolarissimo e per certi aspetti molto attuale, è da intendere Non più forte di un fiore, piccolo dramma famigliare che genera malsane ossessioni.

Le case dei russi scava invece nel passato, nei ricordi di un eccentrico anziano incontrato in un bar che mostra una strana moneta e che narra di come sia legata a un viaggio che fece da giovane in Finlandia e, forse, a un agghiacciante fatto di sangue.

Una peculiarità che accomuna molti dei racconti contenuti in Sub Rosa è sicuramente, come sottolinea l’inappuntabile Andrea Vaccaro nella gustosa postfazione al volume, il fatto di essere ambientati – in parte o totalmente – al di fuori della natìa Inghilterra e tutto ciò, trattandosi di Aickman, rappresenta già di per sé un fatto estremamente insolito.

L’ennesimo esempio in tal senso è nel crepuscolare e goticheggiante Mai visitare Venezia, uno straordinario ghost tale capace contemporaneamente di far sognare e inquietare il lettore, così come la maestosa e tetra cattedrale fiamminga che fa da scenario al meraviglioso I ciceroni.

Oppure nel pazzesco (e non trovo altro aggettivo più consono) Ravissante. Già presente in passato su L’orrido pasto, raccolta uscita per Mondadori curata dal grande Ramsey Campbell, aveva una traduzione differente ed era intitolato Incantesimo.

Questo racconto, forse più di tutti, incarna alla perfezione lo spirito aickmaniano nel plasmare in modo del tutto personale le classiche tematiche care al weird.

Dirò solo che raramente mi è capitato di leggere qualcosa di tanto disturbante e tutto questo per merito di un Aickman in stato di grazia che, pur senza fare ricorso a immagini esplicite, riesce a infondere una profonda sensazione di disagio e di ribrezzo destinata a persistere anche dopo parecchie ore dal termine

della lettura.

Terza uscita che Hypnos dedica al maestro inglese del fantastico e del bizzarro, questo Sub Rosa presenta una sorta di evoluzione rispetto ai due precedenti volumi usciti per la casa editrice milanese, sempre più luce guida per gli appassionati nostrani del genere.

Infatti si può notare già dopo poche pagine come lo stile di Aickman sia più denso e "carnale", pur non perdendo un briciolo dell’eleganza e raffinatezza che lo hanno sempre contraddistinto.

Terribilmente carnali sono dunque anche i fantasmi messi in scena in questi otto affreschi, fantasmi che – come disse in un’occasione lo stesso autore – sarebbe forse ora di iniziare a considerare con il corrispettivo termine tedesco ("geist", spirito) ovvero più precisamente come "Lo spirito che si cela dietro alle apparizioni".

Mica male, eh?