Benvenuti al terzo appuntamento con il nostro percorso di avvicinamento a The Ring Two: questa volta parliamo della recente, enorme esposizione mondiale che hanno avuto alcuni titoli e registi orientali. Il fattore scatenante, a parte il successo di pubblico di alcuni film come Ringu, è indubbiamente da rintracciarsi nella progressiva diffusione del dvd come nuovo supporto per i film e del computer come mezzo da affiancare ai lettori da tv.

La possibilità di reperire sempre più facilmente materiale da un mercato un tempo assai distante quale quello orientale, ha creato un drastico cambio di tendenza e una diffusione senza precedenti: ecco quindi che, in mezzo al diluvio di nomi, serie e progetti, diventa quasi impossibile segnalare una lista con qualche pretesa di completezza, e l’opzione migliore, visto lo spazio a disposizione, rimane quella di citare alcuni titoli sperando che possano invogliarvi a iniziare una personale esplorazione di questo campo, lasciando anche al forum il suo giusto ruolo di spazio adatto a ogni tipo di precisazione e approfondimento.

Evil Dead Trap – Toshiharu Ikeda – Giappone, 1988

Una reporter televisiva, sulle tracce di un presunto snuff movie, ne rintraccia il luogo dove è stato girato. Ad attenderla c’è una strana creatura/mostro/feto che sterminerà la troupe. Ferocissimo esordio di questa fortunata trilogia, fra Buñuel e il sadismo più freddo e allucinato, quello che riduce l’altro a puro oggetto. Due sequel, il primo impedibile, il secondo forse troppo laccato e modaiolo.

Marebito – Takashi Shimizu – Giappone, 2004

Dal regista dei vari Ju-On ecco questa rilettura digitale del classico L’occhio che uccide, con Shinya Tsukamoto nei panni di un cameraman interessato a riprendere la “paura” sui volti delle persone e che si troverà presto a dover fare i conti con i misteriosi spiriti (leggenda o realtà?) che infestano la metropolitana di Tokyo. Nulla di nuovo sotto il sole, sia per la tematica che per lo stile del regista, rimane comunque un esempio eccezionale delle possibilità del lavoro in camera dv.

Battle Royale - Kinji Fukasaku – Giappone, 2000

Nel Giappone del futuro, sull’orlo di una crisi apocalittica, alcune classi vengono sorteggiate e portate su un’isola deserta: gli studenti, equipaggiati con armi, cibo e dotati di un radiocollare esplosivo, dovranno sterminarsi in una feroce lotta per la sopravvivenza, fino a che non ne rimarrà uno solo. La breve sinossi è sufficiente a descrivere questo incubo di violenza e la sua feroce riflessione sull'esigenza di competitività a ogni costo. “Beat” Takeshi Kitano nella parte dello spietato istruttore/sorvegliante.

Wild Zero – Tetsuro Takeuchi – Giappone, 2000

Ufo che invadono il nostro pianeta trasformandoci in zombi. Una band punk/metal che li combatte. Teste che esplodono, cuori che si infrangono, sogni di gloria musicale e lotta per la sopravivenza in un divertito omaggio ai primi lavori di Peter Jackson e Sam Raimi.

Cure – Kyoshi Kurosawa – Giappone, 1997

Una serie di feroci omicidi, tutti commessi da killer diversi fra loro. Su ogni scena del crimine due soli elementi comuni: la presenza dell’assassino che non ricorda assolutamente nulla, e una misteriosa x intagliata nel collo della donna morta di turno. Un poliziotto e una psichiatra investigheranno sul caso… Kurosawa irradia un orrore lento, freddo, “marginale” e nascosto, in una delle opere in assoluto più rilevanti e importanti degli ultimi anni, da recuperare a ogni costo.

Cosa abbiamo lasciato fuori da questa breve panoramica? Tanto, tantissimo. Di alcuni titoli importanti (Ju-On, i vari Ringu, The Eye) ne abbiamo già parlato su HorrorMagazine in svariate occasioni (e vi basterà una semplice ricerca tramite l’apposita funzione per reperire i nostri passati interventi) mentre di alcuni mostri sacri quali Takashi Miike (fin troppo prolifico, menzioniamo almeno Audition e Ichi the killer) e Shinya Tsukamoto (imprescindibili i suoi Tetsuo e A snake of June) ci riserviamo di scriverne più approfonditamente nel futuro.