Dylan Dog Color Fest n.12, attualmente in edicola, conterrà quattro storie nelle quali l'Indagatore dell'Incubo incontrerà altri famosi eroi bonelliani come Mister No, Martin Mystère, Napoleone e Nathan Never.

Le radici del male (Michele Masiero, Fabio Civitelli, Luca Bertelé):Ananga, lo spirito immortale del giaguaro, la rabbia della natura violentata. Il Dio del Male ha dato filo da torcere sia a Mister No, il pilota amazzonico, negli anni Cinquanta, che all’Indagatore dell’Incubo, qualche decennio dopo. E ora, tornato a seminare la morte, dovrà vedersela con entrambi i personaggi, che uniscono le loro forze per sconfiggere ancora una volta l’oscura furia della Belva primordiale.

Incubo impossibile (Luigi Mignacco, Luigi Piccatto, Overdrive studio): Perché l’Indagatore dell’Incubo si risveglia nell’ufficio di Martin Mystère e al posto di Groucho vede comparire Java? Perché il Detective dell’Impossibile si sveglia a casa dell’inquilino di Craven Road ed è costretto a sorbirsi le freddure a raffica dell’assistente di Dylan? E che cos’hanno a che fare con tutto ciò le due enigmatiche mezze sfere che si trovano in entrambi gli studi?

Buggy (Carlo Ambrosini, Paolo Bacilieri, Erika Bendazzoli): “Il tempo è senza principio e senza fine, è eterno, non c’è prima e non c’è dopo: c’è sempre stato e sempre ci sarà. Il tempo semplicemente È”, sostiene un certo Perkins, alloggiato all’hotel Astrid di Napoleone. Dylan e il Detective entomologo si trovano catapultati in una vicenda che si snoda con modalità spazio-temporali in continuo mutamento. E a fare la spola tra Londra e Ginevra, tra gli anni Novanta e i giorni nostri, fungendo da collante al tutto, troviamo Allegra l’intraprendente pupilla di Napoleone.

Demoni e silicio (Davide Rigamonti, Ivan Calcaterra, Fabio D'Auria): Il tecnomante Kevin Vlakar ce l’ha fatta: è riuscito a raggiungere un antico sito archeologico nel quale era rimasto sepolto per secoli lo studio di Dylan Dog. E dal suo diario, rinvenuto sul luogo, fugge un demone che vi era rimasto intrappolato, trasferendosi attraverso un computer nella rete. A Nathan Never non resta che raggiungere il cyberspazio per mettergli il sale sulla coda, ma al suo fianco, a dargli man forte, il fido Sigmund Baginov ha posto un avatar virtuale: Dylan Dog.